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5 capolavori dimenticati della letteratura italiana del ‘900

In Italia sono pubblicati oltre 60mila libri all'anno. Facile è dimenticare. Vi parliamo di 5 capolavori dimenticati della letteratura nostrana del '900

MILANO – È facile dimenticare quanto è difficile scordarci ciò che non vorremmo ricordare. Se poi aggiungiamo il fatto che in Italia vengono pubblicati oltre 60mila libri all’anno è facile capire perché molti capolavori della letteratura vengano dimenticati. Non se ne parla più e non li si trova più in libreria. Oggi vi parliamo di cinque capolavori della letteratura italiana del Novecento per certi versi dimenticati (ma che comunque sono in commercio).

 

Casa d’altri” di Silvio D’Arzo

Definito da Montale “un racconto perfetto”, “Casa d’altri” ha come protagonista l’ormai sessantenne “prete da sagre”, confinato in un paesino della provincia emiliana dove non succede mai niente di nuovo, finché un giorno Zelinda, una vecchia che passa le sue giornate a lavare i panni al fiume, cerca dar via a un dialogo con il prete.

 

 

Erica e i suoi fratelli” di Elio Vittorini

“Erica e i suoi fratelli” è stato iniziato da Vittorini tra il gennaio e il luglio 1936 e abbandonato allo scoppio della Guerra civile spagnola. Uscito in parte in rivista nel 1939 e perduto durante la Seconda Guerra Mondiale, è stato ritrovato nel 1953 dal figlio e finalmente pubblicato nel 1956 per Bompiani. Si tratta di un romanzo che, tra la denuncia sociale e la favola, racconta l’irriducibile tensione tra il mondo dei bambini e quello degli adulti.

 

L’Agnese va a morire” Renata Viganò

La storia è ambientata nelle Valli di Comacchio durante la seconda guerra mondiale, negli otto mesi precedenti alla liberazione dell’Italia. La protagonista è una lavandaia di mezz’età, di nome Agnese, che, dopo la morte del marito deportato, non essendosi mai interessata prima di politica, inizia a collaborare con i partigiani assumendo il ruolo di staffetta.

 

La malora” di Beppe Fenoglio

Secondo libro di Fenoglio, “La malora” apparve nel 1954, due anni dopo il successo dei “Ventitré giorni della città di Alba”. Fenoglio racconta la storia del giovane Agostino che, quando muore suo padre, va a lavorare in un’altra cascina. Nel libro prendono vita personaggi dalle vite elementari, vite segnate dalla fatica, dal silenzio, dalla dignità e sogni irrealizzabili.

 

Il vero Silvestri” di Mario Soldati

Ne “Il vero Silvestri” (apparso nel 1957) Soldati mette al centro della scena un personaggio assente, Gustavo Silvestri, la cui vita è ricostruita dall’avvocato Peyrani e da Aurora Almagià, che casualmente si incontrano nel borgo alpino di Montgenèvre e iniziano a rievocare il comune amico, morto alcuni anni prima. Il problema è che hanno due idee diametralmente opposte su Silvestri. Uno lo ricorda come un uomo che pareva incarnare i valori dell’umiltà, della mitezza, l’altra parla di un essere viscido, cinico e calcolatore.

 

 

 

 

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