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10 frasi tratte dai libri da dedicare alla propria famiglia

Ci sono quelle ristrette e quelle allargate, quelle divise e quelle unite. Alcune sono strane, altre sono folli. Ecco 10 frasi da dedicare alla vostra famiglia

MILANO – Ci sono quelle ristrette e quelle allargate, quelle divise e quelle unite. Alcune sono strane, altre sono folli. Certamente, ognuna ha la sua specificità. Non a caso, nell’incipit di Anna Karenina, Lev Tolstoj scrive che “tutte le famiglie felici si somigliano” mentre “ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo”. Ecco allora dieci belle frasi tratte da grandi libri da dedicare alle vostre famiglie, di qualsiasi tipo esse siano.

Ogni famiglia ha un segreto, e il segreto è che non è come le altre famiglie…”

(“Una vita come le altre”, Alan Bennett)

 

“La famiglia è il test della libertà, perché è l’unica cosa che l’uomo libero fa da sé e per sé…”

(“San Francesco”, Gilbert Keith Chesterton)

 

“Capitano incidenti anche nelle migliori famiglie…”

(“Tempi difficili”, Charles Dickens)

 

“Il legame che unisce la tua vera famiglia non è quello del sangue, ma quello del rispetto e della gioia per le reciproche vite…”

(“Illusioni”, Richard Bach)

 

“Ho sempre pensato che non v’è nessuna felicità maggiore di quella della famiglia…”

(Da una lettera al fratello Andreij, Fëdor Dostoevskij)

 

“Non è amore aspettare giorni la telefonata di un figlio, e sentirsi felice solo perché si sente la sua voce, e ricordare tutti i momenti passati insieme? Ti fa male pensare che sei ancora capace di questo detestabile amore, professore?”

(“Di tutte le ricchezze”, Stefano Benni)

 

“Tutto l’affetto dei genitori si risolve in piccole premure, nelle stesse preoccupazioni che i suoi elencavano al telefono ogni mercoledì: il mangiare, il caldo e il freddo, la stanchezza, a volte i soldi. Tutto il resto giaceva come sommerso a profondità irranggiungibili, in una massa cementificata di discorsi mai affrontati, di scuse da fare e da ricevere e di ricordi da correggere, che sarebbero rimasti tali.”

(“La solitudine dei numeri primi”, Paolo Giordano)

 

“Siete arrivati in un mondo che ha già esaurito ogni esperienza, digerito ogni cibo, cantato ogni canzone, letto e scritto ogni libro, combattuto ogni guerra, compiuto ogni viaggio, arredato ogni casa, inventato e poi smontato ogni idea… e pretendere, in questo mondo usato, di sentirvi esclamare “che bello!”, di vedervi proseguire entusiasti lungo strade già consumate da milioni di passi, questo no, non ce lo volete – potete, dovete – concedere. Il poco che riuscite a rubare a un mondo già saccheggiato, ve lo tenete stretto. Non ce lo dite, “questo mi piace”, per paura che sia già piaciuto anche a noi. Che vi venga rubato anche quello”.

(“Gli sdraiati”, Michele Serra)

 

 

“Si ama la propria madre quasi senza saperlo, senza comprenderlo, perché è naturale come vivere; e avvertiamo la profondità delle radici di tale amore solo al momento della separazione finale. Nessun altro affetto è paragonabile a questo, perché tutti gli altri sono incidentali, mentre questo è innato.”

(“Forte come la morte”, Guy de Maupassant)

 

“I genitori decisamente stanno al mondo per ricordarci le paure che noi non abbiamo. Sono loro ad avere paura. dal libro.”

(“Bianca come il latte, rossa come il sangue”, Alessandro D’Avenia)

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