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Mauro Felicori (Reggia di Caserta), “Le polemiche contro i direttori stranieri sono anticulturali”

Il nuovo direttore della Reggia di Caserta, "prima vera speranza di creare ricchezza e lavoro di qualità" sottolinea l'importanza di sviluppare un dialogo con il territorio

MILANO – “La cultura era universale anche prima di Gutemberg, figuriamoci oggi. Con la riforma finalmente i musei sono riconosciuti come aziende e hanno un direttore, un bilancio, entrate proprie che premieranno l’intraprendenza”. E’ quanto affermato da Mauro Felicori, da ottobre di quest’anno direttore della Reggia di Caserta. Già dirigente del Comune di Bologna e Docente di Gestione e Organizzazione delle imprese culturali presso l’Alma Mater di Bologna, Mauro Felicori è autore di numerose pubblicazioni in materia di promozione e comunicazione dei beni culturali. Nel 2009-2010 è stato Direttore del Museo Civico Archeologico di Bologna. In questa intervista, il nuovo direttore sottolinea l’importanza di sviluppare un dialogo con il territorio, definendo la Reggia “la prima vera speranza di creare ricchezza e lavoro di qualità in questa terra”.

 

Pochi giorni fa si è completata la riforma Franceschini sulla nomina dei direttori dei musei. Quest’estate sono nate numerose polemiche per la scelta di molti nomi stranieri. Lei cosa ne pensa e, in generale, quanto ritiene importante che l’arte italiana abbia un confronto con quella internazionale?

Le polemiche contro i direttori stranieri sono un gesto anticulturale, la cultura era universale anche prima di Gutemberg, figuriamoci oggi. Con la riforma finalmente i musei sono riconosciuti come aziende e hanno un direttore, un bilancio, entrate proprie che premieranno l’intraprendenza.

 

Quanto è importante, sviluppare un dialogo con il territorio?

In generale molto: il “fatturato” dell’azienda/museo non si misura né solo né tanto in danaro ma nella capacità di promuovere e diffondere cultura, di aumentare il livello culturale e la coscienza civile di un territorio, di essere luogo di scambio cross-culturale e di produzione artistica, di favorire un turismo colto e carezzevole. A Caserta tutto questo va moltiplicato, perchè la Reggia è la prima vera speranza di creare ricchezza e lavoro di qualità in questa terra.

 

Quanto è difficile in una realtà come quella napoletana, già ricca di storia e di arte, far conoscere l’arte contemporanea? Quali sono le scelte  che ha fatto per promuoverla e favorirne la fruizione?

Mi sto ancora ambientando ma mi pare che Napoli e la sua regione siano da sempre capitale dell’arte contemporanea, non è una città che viva di ricordi o che sia fuori dalla comunicazione di oggi. Proprio Terrae Motus, che la Reggia ospita e a cui daremo presto una sistemazione più brillante, ne è una prova, e nemmeno l’ultima.

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