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Cosa leggere a Natale, ecco le strenne natalizie di Marcos y Marcos

Il binomio indissolubile tra cultura e cucina,l'omaggio a 'tre tenori' della letteratura mondiale e il legame tra intellettuali-scrittori ed i loro animali domestici...

MILANO – Il binomio indissolubile tra cultura e cucina,l’omaggio a ‘tre tenori’ della letteratura mondiale e il legame tra intellettuali-scrittori ed i loro animali domestici. Sono questi i tre temi dominanti all’interno delle pubblicazioni che la casa editrice Marcos y Marcos offre ai lettori questo Natale.

La pizza per autodidatti di Cristiano Cavina. Non se l’era mica scelto lui, quel mestiere. All’inizio, tra panetti che facevano gli spigoli e sabati sera davanti al forno invece che in discoteca con gli amici, era un calvario. Ma dopo vent’anni, con un impasto e un forno a legna può fare quello che vuole, anche bendato. Sforna pizze buone e leggere come uno sbuffo di farina. Con quattro o cinque foglie di tarassaco, e altrettante fette di pancetta. Con santoreggia e salame piccante, topinambur e salsiccia, squacquerone e rosmarino. Alla pizzeria Il Farro di Casola Valsenio, ormai Cristiano è ‘il pizzaiolo quando c’è’. I giorni che non porta la legna a braccia per le scale, magari va a Roma per lo Strega, o sul palco di un festival incontra Doris Lessing con uno scialle uguale a quello di sua nonna. Questo libro è come la sua vita, unisce mondi che sembrano lontani, tra segreti preziosi sulla pizza e racconti esilaranti. Ha il calore del suo sangue romagnolo, lo slancio delle sue avventure senza rete. Ha il gusto del lavoro ben fatto. E fa venire l’acquolina in bocca.

Tre matti di Paolo Nori. Tre matti mette insieme tre racconti: uno di Gogol’, che si intitola Le memorie di un pazzo, è del 1835 e comincia così: “In data odierna è successo un fatto straordinario”; uno di Dostoevskij, che si intitola Il sogno di un uomo ridicolo, è del 1877 e comincia così: “Sono un uomo ridicolo. Adesso dicono che sono matto. Sarebbe anche una promozione, magari, se non fosse che per loro son rimasto ridicolo come prima”; uno di Tolstoj, che è del 1903 e si intitola Memorie di un pazzo e comincia così:
“Oggi mi han portato a visitare alla direzione di governatorato, e ci son stati diversi pareri. Han litigato e alla fine han deciso che non sono pazzo”.
Una cosa bellissima, per me, di questi tre signori, poi ognuno nelle cose ci trova quel che gli pare, e per me, una cosa bellissima è il fatto che questi signori, il matto di Gogol’, quello di Dostoevskij e quello di Tolstoj non contano niente, non hanno nessuna influenza e ogni tanto è un sollievo, avere a che fare con della gente del genere.

Una misteriosa devozione di Carlo Zanda. Quando Jo-fi si raddrizza sulle zampe, Sigmund Freud capisce che la seduta è terminata; Konrad Lorenz insegna ai suoi cani il doveroso rispetto per le oche. Carlo, terranova di pelo scuro, è l’unico essere da cui Emily Dickinson si senta veramente capita; Dino Buzzati possiede e si sente posseduto da tre cani. Nei suoi lunghi anni al confino, Carlo Levi non è mai solo: il suo cane Barone lo accompagna anche dall’arciprete e dal podestà. Petote, il cane di Goffredo Parise,“se non ha l’anima poco ci manca”; Baldo, il canefilosofo di Franco Marcoaldi, è fonte inesauribile di buonumore. Tra i tanti cani di Franca Valeri, Roro è quello che più ama la vita d’albergo; Giuseppe Tomasi di Lampedusa si sveglia la notte per consolare il suo Crab dai brutti sogni. Françoise Sagan approfitta di un’intervista televisiva per lanciare un pubblico appello, quando il suo inseparabile Youki scompare… Incontri, passioni, avventure: quarantacinque scrittori e i cani della loro vita.

11 dicembre 2014

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