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Pasolini torna nella sua Casarsa con le storiche fotografie di Carlo Riccardi

Grazie alle fotografie di Carlo Riccardi, Pasolini torna a far parlare di sè nella mostra esposta nella sua vecchia casa a Casarsa della Delizia

MILANO – La mostra “I tanti Pasolini”, a cura di Maurizio Riccardi e Giovanni Currado, raccoglie cinquanta scatti che svelano le infinite sfaccettature dell’anima del poeta. L’esposizione, inaugurata  sabato 9 settembre, sarà visibile al pubblico fino a domenica 12 novembre.

IL RITORNO A CASA DI PASOLINI – Pier Paolo Pasolini torna a casa sua a Casarsa della Delizia. Da un ambiente all’altro di Casa Colussi la sua presenza si materializza con l’esposizione delle storiche fotografie di Carlo Riccardi.  Casa Colussi, dove ha sede il Centro studi, è la dimora della famiglia materna del poeta in provincia di Pordenone ed è stata l’abitazione di Pasolini durante il periodo friulano della formazione giovanile, dal 1943 al 1949. Ecco perché allestire qui la mostra ha un significato molto particolare, come spiega Angela Felice: “Si tratta di un vero e proprio rientro a casa del poeta, nel luogo d’origine da dove tutto è partito. In chiusura del film “Edipo Re”, uscito esattamente cinquanta anni fa, il 7 settembre 1967, è lui ad affermare che tutto finisce dove tutto comincia”. In una delle cinquanta immagini visibili fino a domenica 12 novembre, Pasolini appare proprio con la madre Susanna Colussi, a cui era legatissimo, al Ninfeo di Villa Giulia a Roma, nella serata finale del Premio Strega 1964. Andando al di là dei diversi approcci dell’artista, che è stato poeta, scrittore, regista, attore, drammaturgo, saggista, il titolo “I tanti Pasolini” anticipa al visitatore che lo sguardo di Carlo Riccardi è riuscito a catturare la straordinaria varietà di espressioni, di posture, di modi di porsi e perfino di vestirsi. Con “I tanti Pasolini” emerge una grande varietà di sentimenti: l’anima di un intellettuale eccezionalmente complesso di cui parlano, nell’inaugurazione, Ippolito e La Porta.

LA MOSTRA – La mostra, centrata essenzialmente sugli anni sessanta del secolo scorso, sembra costituire una sorta di ponte tra due luoghi così diversi e così amati da Pasolini: il Friuli e Roma. Grazie al lungo e scrupoloso lavoro di recupero delle immagini conservate (ma anche nascoste) nell’Archivio Riccardi compiuto da Maurizio Riccardi e Giovanni Currado, “I tanti Pasolini” propone momenti della vita di Pasolini che sono momenti della storia culturale italiana: nelle fotografie esposte, Pasolini è in tribunale accusato di vilipendio alla Religione di Stato per il film “La Ricotta”, oppure all’esterno del Palazzo di Giustizia a Roma insieme a Dacia Maraini, Laura Betti e Alberto Moravia, o con Maria Callas all’aeroporto di Ciampino o al Premio Viareggio con Ungaretti e a Venezia durante la Mostra internazionale del cinema. Maurizio Riccardi non nasconde cosa ha rappresentato per lui realizzare la mostra: “Ritrovare le immagini della mostra è stato un po’ come ritrovare il nostro Archivio, ma nessuno dei personaggi a cui ci siamo dedicati con le nostre ricerche ci ha colpito come Pasolini. Lui raccontava con forza e trasparenza come stanno le cose, ci descriveva la realtà senza omettere nulla, nemmeno i problemi. Ci manca un Pasolini oggi”.I primi passi della mostra sono avvenuti con il ritrovamento quasi casuale delle immagini del set del film di Carlo Lizzani “Il gobbo”. Giovanni Currado fu stupito e si appassionò all’istante: “Eravamo increduli, poiché avevamo tra le mani due fotogrammi del momento esatto in cui veniva ucciso Leandro detto ‘er monco’ interpretato da Pasolini. Da lì è cominciata la nostra ossessione di riuscire a trovare altre foto di Pasolini sparpagliate nelle buste da lettera predisposte per vari eventi esistenti nell’Archivio messo in piedi originariamente in modo artigianale, come era normale un tempo. I negativi via via trovati sono stati selezionati. Quelli considerati più interessanti sono stati digitalizzati e restaurati. Ma è stato anche necessario avviare delle ricerche per individuare luoghi e anno degli scatti”.

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