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Il mondo di Steve McCurry nella mostra fotografica di Torino

Un lungo viaggio dall’Afganistan all’India, dall'Asia all’Africa, da Cuba agli Usa, dal Brasile all’Italia

MILANO – E’ stata prorogata fino al 16 ottobre, alla Reggia di Venaria, la mostra ‘Il mondo di Steve McCurry’. Dato il grande successo che l’esposizione, con oltre 120 mila visitatori a fine agosto, ha avuto nei mesi estivi. Steve McCurry è uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea, un vero e proprio punto di riferimento per un larghissimo pubblico, soprattutto di giovani, che nelle sue fotografie riconoscono un modo di guardare il nostro tempo e, in un certo senso, “si riconoscono”.

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A TORINO – La nuova rassegna allestita nella grandiosa Citroniera delle Scuderie Juvarriane nella Reggia di Venaria, è la più ampia e completa tra le mostre che Civita e SudEst57 hanno dedicato fin dal 2009 al grande fotografo americano, registrando nelle varie città oltre 700.000 visitatori. In ogni scatto di Steve McCurry è racchiuso un complesso universo di esperienze e di emozioni e molte delle sue immagini, a partire dal ritratto di Sharbat Gula, sono diventate delle vere e proprie icone, conosciute in tutto il mondo.

IL PERCORSO ESPOSITIVO – La mostra comprende oltre 250 tra le fotografie più famose, scattate nel corso della sua trentennale carriera, ma anche alcuni dei suoi lavori più recenti e altre foto non ancora pubblicate nei suoi numerosi libri. Il percorso di visita si apre con una sezione inedita di foto in bianco e nero scattate da Steve McCurry tra il 1979 e il 1980 nel suo primo reportage in Afghanistan, dove era entrato insieme ai mujaheddin che combattevano contro l’invasione sovietica e si conclude con alcune foto recentissime, ovviamente a colori, scattate proprio in Afghanistan, incorniciando così il racconto di una lunga avventura dedicata alla fotografia. Oltre a presentare una ampia e aggiornata selezione della produzione fotografica di Steve McCurry, la rassegna intende raccontare l’avventura della sua vita e della sua professione. Per seguire il filo rosso delle sue passioni, per conoscere la sua tecnica ma anche la sua voglia di condividere la prossimità con la sofferenza e talvolta con la guerra, con la gioia e con la sorpresa. Per capire il suo modo di conquistare la fiducia delle persone che fotografa: «Ho imparato a essere paziente. Se aspetti abbastanza, le persone dimenticano la macchina fotografica e la loro anima comincia a librarsi verso di te».

 

 

 

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