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Giulio Limongelli, il fotografo che ha inventato il Digingranditore

"Una retro innovazione che unisce il mondo del passato e quello attuale". Parola del suo creatore

MILANO – Giulio Limongelli si definisce un artigiano digitale, di mestiere fa il fotografo e la sua passione per il retrò lo ha portato ad inventare il Digingranditore, un ingranditore digitale che ti permette di stampare come un negativo quindi con gli stessi procedimenti di mascherature e bruciature. In questa intervista ci spiega cosa significa fare fotografia per lui.

 

Giulio Limongelli 2

 

Cosa e/o chi ha influenzato la sua fotografia?

Ho cominciato in camera oscura per cui all’epoca, parliamo di 31 anni fa, non c’era ovviamente il web. Noi eravamo molto più isolati ma almeno la mia generazione è riuscita a sviluppare degli stili un po’ più indipendenti rispetto a quelli che si vedono oggi che sono fortemente influenzati da tutto ciò che si vede sul web, parliamo degli influencer e dei grandi maestri. All’epoca ero più influenzato dai miei pari,  dai confronti con fotoamatori e professionisti però a livello locale, non mi influenzavano molto i grandi nomi perché allora i grandi nomi li vedevi solo in libreria, le mostre erano rarissime e non c’erano grandi occasioni di scambi. Questo ha sicuramente costituito un vantaggio per la possibilità di sviluppare un proprio stile. I fotografi che mi piacciono maggiormente sono due autori molto diversi tra loro, direi in antitesi a livello fotografico, uno è Franco Fontana e l’altro è Luigi Ghirri.

 

Come è cambiato il suo approccio con l’arrivo della fotografia digitale? 

Il mio approccio non è cambiato affatto con l’arrivo della fotografia digitale, quello che mi interessa della macchina fotografica è il messaggio, quello che voglio trasmettere. Ovviamente le macchine digitali offrono moltissime  possibilità, ma io non le uso, io la uso come se fosse una macchina analogica, né più né meno.

 

Perché sostiene un ritorno alla camera oscura?

Un po’ perché questo è il mio mondo, ci sono nato e mi piacerebbe chiudere la mia carriera con quello che mi è sempre piaciuto fare. Sto cercando di preservare questa attività sia da un punto di vista personale che da un punto di vista culturale, secondo me sono valori che devono sopravvivere nel tempo. Non si può pensare che le fotografie realizzate in camera oscura possano essere dei prodotti di massa però è proprio in camera oscura che si produce la fotografia, quella vera, questo è l’unico modo per poter parlare di fotografia.

 

Come funziona il Digingranditore?

Il Digingranditore è un ingranditore digitale e io stampo come se stampassi un negativo quindi con gli stessi procedimenti di mascherature e bruciature. Possiamo dire che il Digingranditore sia una retro innovazione che unisce il mondo del passato e quello attuale prendendo ciò che c’è di buono in uno e nell’altro. È come stampare con un negativo, la procedura è la stessa, la carta viene sviluppata nel processo in bacinella così come si faceva anche con le stampe del negativo.

 

Attualmente, qual è la situazione della fotografia in Italia?

In Italia noi fotografi artigiani, infatti io mi reputo un artigiano digitale, lavorando in camera oscura siamo fiscalmente omologati alla grande industria, senza una differenziazione tra i piccoli e i grandi, diventa quindi veramente difficile riuscire a vivere di fotografia. All’estero ci sono grandi vantaggi perché si sono accorti che la fotografia ha più a che fare con la cultura che non con gli affari, oramai si può dire che la fotografia muove così pochi numeri che bisognerebbe salvaguardare questo patrimonio di conoscenze. In Svizzera i fotografi sono IVA esenti fino ai centomila euro di ricavi e certamente si tratta una grande agevolazione. Anche in Canada ci sono finanziamenti pubblici che aiutano il settore, in Italia invece veniamo considerati come operatori economici e basta.

 

 

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