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Librerie italiane, il disastroso bilancio dei primi mesi del 2013

È un vero bollettino di guerra quello che registra l'andamento delle librerie italiane in questi primi mesi del 2013. Numerosissime sono le vittime sacrificate alla crisi, realtà storiche che minacciano di chiudere i battenti o che hanno già cessato l'attività, scomparendo in silenzio dopo aver animato per tanti anni la vita culturale delle nostre città...

Dalla Hoepli a Milano alla Flaccovio di Palermo, numerosissime sono le librerie delle nostre maggiori città che hanno dovuto riorganizzarsi, trasferirsi, o chiudere l’attività

MILANO – È un vero bollettino di guerra quello che registra l’andamento delle librerie italiane in questi primi mesi del 2013. Numerosissime sono le vittime sacrificate alla crisi, realtà storiche che minacciano di chiudere i battenti o che hanno già cessato l’attività, scomparendo in silenzio dopo aver animato per tanti anni la vita culturale delle nostre città. Ripercorriamo dunque, in occasione di questo 1 maggio consacrato alla Festa del Lavoro, le tristi vicende di un’attività che sempre più stenta a sopravvivere.

IL CASO DI HOEPLI E UTOPIA A MILANO – A inizio anno, aveva decisamente lasciato l’amaro in bocca la notizia che una libreria come la Hoepli, presente e viva al centro di Milano dal 1870, avesse avviato la cassa integrazione a rotazione per 60 dipendenti, per la durata di 3 mesi. Al termine di quel periodo, l’8 aprile, la cassa integrazione è stata prorogata per altre 13 settimane e la libreria è stata costretta a riorganizzarsi. Sviluppata su sei piani, la Hoepli ha dovuto pensare a come ristrutturare i suoi spazi e reparti, portando per esempio quello per bambini al piano terra, così da favorire gli acquisti da parte delle mamme. A questa riorganizzazione della libreria fisica, si affianca l’investimento operato nel settore digitale. La Hoepli ha infatti dalla fine dell’anno scorso un suo portale per la vendita on line e ha stretto un accordo con Amazon per poter vendere Kindle. Ma non è finita qui. Anche un’altra storica libreria del capoluogo lombardo, Utopia, ha subito un duro colpo. Per riuscire a portare avanti la sua attività, il titolare Lucio Morawetz è stato costretto a traslocare dal centro di Milano verso la periferia. Ora la libreria ha riaperto presso la sua nuova sede in via Vallazze, e speriamo che questo possa darle nuovo respiro.

LE LIBRERIE VENEZIANE – E se a Milano, capitale italiana dell’editoria, la situazione è questa, le cose non vanno certo meglio altrove. Tragico è il quadro che si disegna a Venezia. A fine febbraio ha chiuso la Old World Books, libreria antiquaria al Ghetto. A fine marzo annunciavano la loro chiusura, altre quattro librerie storiche: la libreria Laboratorio Blu per bambini, che ha chiuso il 19 aprile, la Capitello, la Marco Polo a San Giovanni Grisostomo e la Goldoni. Le spese che i librai sono costretti a sostenere, a costi di guadagni sempre più bassi, sono davvero insostenibili. Il proprietario della Goldoni spera di riuscire a cadere l’attività a un acquirente entro la fine dell’anno, evitando così di la scomparsa definitiva della storica libreria, ma se si pensa alla cifra mensile che è costretto a sborsare per l’affitto – 9 mila euro! – ci si rende conto che la sua speranza ha un che di utopico. Il 12 aprile numerosi scrittori sono scesi in piazza a lanciare la protesta “Venezia Città di Lettori”, per chiedere interventi e iniziative a sostegno delle librerie indipendenti. Tra gli altri hanno partecipato, guidati da Alessandro Marzo Magno, Tiziano Scarpa e Andrea Molesini. Si attende ora di vedere se le loro proposte troveranno ascolto.

AL SUD – A inizio aprile un’altra grave perdita ha segnato la vita culturale di Palermo. Era del 9 aprile l’annuncio della chiusura della libreria Flaccovio, crocevia di intellettuali e scrittori che ha animato per decenni il capoluogo siciliano. Una parte della colpa, scriveva su La Stampa la giornalista Laura Anello nel dare il triste annuncio, è da imputarsi a “una politica commerciale miope che a Palermo si è ostinatamente opposta a progetti di pedonalizzazione del centro e che ha perso pezzi importanti di memoria”. Ma la novità di quest’anno è che la crisi non risparmia neppure le grandi catene, visto che la Feltrinelli, a Bari, ha chiesto l’introduzione dei contratti di solidarietà per i suoi dipendenti. Insomma, oltre che tutto un settore del commercio e del lavoro, la crisi in questo caso colpisce e rischia di far venire meno un servizio che tutti noi cittadini dovremmo ritenere indispensabile, il servizio offerto da quei luoghi di memoria, cultura e coesione sociale che sono le librerie.

1 maggio 2013

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