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“Ventimila leghe sotto i mari”, una fantastica avventura

Il nostro lettore Giovanni Mosca ha recensito per noi "Ventimila leghe sotto i mari" di Jules Verne

Salve a tutti voi lettori accaniti! Questa è la mia prima recensione e come scritto qui sopra ho deciso di recensire “Ventimila leghe sotto i mari” di Jules Verne! Cominciamo col parlare dell”edizione. Ho scelto l”edizioni oscar junior della mondadori illustrata da Vitaly Shushko. Le illustrazioni sono fantastiche secondo me. Lo stile di Vitaliy è fresco e fumettoso quanto basta per rappresentare al meglio un buon romanzo d”avventura. I colori sono molto belli e luminosi, e i personaggi ben rappresentati. Una delle mie illustrazioni preferite è quella in cui ancora non si è scoperto il Nautilus e durante l”inseguimento sulla Abraham Lincoln vediamo questa luminescenza verdastra in mare. Davvero molto, molto bella. Tuttavia ogni tanto mi è sembrato che Vitaliy non avesse letto la storia. Avevo avuto questo presentimento quando, la prima volta che i protagonisti scendono in mare per cacciare, nell”illustrazione erano rappresentate più persone di quelle descritte, ma in quel caso avevo lasciato perdere.

Poi però ne ho quasi avuto la conferma quando i polpi attaccano il Nautilus e viene chiaramente descritto come il capitano Nemo salvasse ned Land brandendo un”ascia mentre nella rappresentazione lo si vede chiaramente con un arpione.Non è una critica questa, è solo una mia riflessione! Ora, passando alla storia, ho notato con piacere come anche in questo romanzo di Verne (è il suo secondo romanzo che leggo dopo “Il giro del mondo in ottanta giorni”) sia presente quel “senso della meraviglia” che ho trovato anche in Salgari col “Corsaro nero”. Nelle descrizioni , nel modo di pensare e parlare dei personaggi e nelle loro azioni e avventure si respira quel senso di stupore e sorpresa che dalle pagine riesce ad arrivare sino a noi e renderci veramente partecipi dell”avventura! E” questa secondo me la differenza tra molti romanzi d”avventura moderna e i “classici” come appunto “Ventimila leghe sotto i mari”, “Il corsaro nero” e molti altri. Verne non descrive la storia come se sapesse gia tutto quello che deve mostrare e basta. Di più lui, Come il suo professor Aronnax, descrive si,sapendo ciò di cui parla, ma come se lo vedesse per la prima volta insieme a noi e ne fosse pienamente sorpreso e estasiato.

Oggi invece la maggior parte degli scrittori descrive come se sapessero tutto, come se avessero già visto tutto ciò che devono mostrare infinite volte e quindi non potessero più farsi trasportare dalla magia della narrazione. Mentre gli scrittori moderni sono più come guide da museo,Verne è il nostro compagno di viaggio, e questa è una cosa di cui ho già gioito leggendo “Il giro del mondo in ottanta giorni”. Leggendo il romanzo si ha come la sensazione di vivere sul serio un viaggio immersi nel mare. Comunque questo,sfortunatamente, ci porta a un difetto che ho notato negli autori dell”800.Verne a volte impiega pagine su pagine per descrivere in modo fin troppo approfondito (A causa comunque di Aronnax) pesci, piante e calcoli riguardanti la pressione dell”acqua marina. Questo, in un romanzo d”avventura, secondo me non dovrebbe accadere. Si, descrizioni scientificamente accurate sono essenziali per sostenere le teorie del capitano nemo, che ai tempi di Verne erano pura fantascienza…Però calcoli, numeri e pesci descritti in maniera eccessiva rischiano (come a me è successo) di far annoiare, a meno che a leggere non sia un esperto in materia! Credo che con descrizioni magari più contenute si sarebbe potuto raggiungere lo stesso risultato, se non migliore. In ventimila leghe sotto i mari si vive un diverso tipo d”avventura, rispetto ai romanzi classici del genere. L”azione lascia il posto all”esplorazione.

I combattimenti lasciano il posto alle riflessioni. Ma credo ci sia qualcosa di più profondo nel romanzo, della semplice avventura e dell”esplorazione del mare. Secondo me Verne con questo romanzo voleva lanciare un messaggio a tutti gli scienziati, e a chiunque avesse un idea che il suo paese o qualcos”altro non permetteva di sviluppare. Parliamo del personaggio più caratteristico del romanzo. Il capitano Nemo. Di lui non sappiamo quasi niente. Se sia tedesco, francese, scozzese…Ci vengono forniti molti indizi a tal proposito. Parla come un francese, scrive come un tedesco, suona come uno scozzese, ma non sappiamo e nè sapremo mai la sua nazionalità e neanche il suo passato. Al massimo arriveremo a vedere il suo odio nei confronti della società che a suo dire gli ha portato via tutto, ma comunque non sapremo mai il come e il quando di tutto questo. Con certezza sapremo solo che a un certo punto della sua vita ha deciso di costruire il Nautilus e di immergersi per allontanarsi da tutto e da tutti. A poco a poco, insieme ai protagonisti proveremo a comprenderlo a erriveremo, o per lo meno io sono arrivato, alla conclusione che una gran parte del capitano nemo rappresenti, come scritto sopra, gli scienziati. Aronnax si meraviglia di come il capitano sia riuscito a portare avanti ogni invenzione tecnologica riguardante sottomarini, combustibii, e tanto altro, arrivando addirittura a superare gli scienziati del loro tempo. Da solo. La scelta del nome poi ha rafforzato la mia tesi, proseguendo nella lettura.”Nemo”, cioè “Nessuno” .

Verne forse indeva lanciare questo messaggio attraverso Nemo. “Non importa chi tu sia o da dove tu provenga. Se hai un”idea, una di quelle buone, la società e il governo non ti permetteranno mai di svilupparla appieno. Lavoraci tu, coiu tuoi mezzi e dando tutto te stesso per la tua causa!”, Inizialmente pensavo che secondo Verne società e scienza non potessero mai camminare insieme, ma una volta terminato il romanzo ho dovuto correggere la frase scritta qui sopra, trasformandola nella sua versione definitiva,che avete appena letto. Nemo rappresenta infatti, come si vedrà nele battute finali del romanzo, l”estremo. Si è isolato, è progredito tecnologicamente ma dentro di se la lotta interiore, l”odio, si è fatto sempre più grande. Un uomo austero, ma ancora di buon cuore, come dimostra la scena dei lingotti d”oro, o quella del salvataggio del pescatore di perle. Nemo dimostra come sia difficile vincere l”odio e il rancore. E” diventato signore del mare ma non ha potuto placare il maelstrom dentro al suo cuore. Il finale, per lui, è stato perfetta rappresentazione di quello che provava. Aronnax invece rappresenta l”amore per la scienza. Dapprima vede nella sua “prigionia” sul Nautilus una nuova opportunità per studiare e apprendere, ma si rende conto di come questa sua visione di fatti, a lungo andare, lo abbia fatto diventare egoista nei confronti dei suoi amici Conseil e Ned land, specialmente di quest”ultimo che bramava la libertà come pochi. Ho notato, ma non so se questa caratteristica sia comune a tutti i romanzi di Verne, come l”amicizia e la lealtà siano due elementi ricorrenti nelle sue storie, e anche di come vi siano altri elementi ricorrenti quali il rapporto padrone-domestico. Avendo letto anche il giro del mondo in 80 giorni, mi sono ho notato che come Verne affianchi al personaggio principale, sempre colto e ben educato, un domestico totalmente leale e puro di cuore. Il finale. Non mi sarei mai aspettato un finale del genere. Di solito preferisco finali più corposi e con più spiegazioni e rese dei conti, ma in questo caso, dato gli eventi della parte finale, una conclusione così ci stava proprio. Una battaglia finale drammatica, come del resto drammatico è il romanzo. Sapremo mai chi era (o chi è) il capitano nemo? Quali eventi hanno sconvolto la sua esistenza? Il nautilus è andato distrutto? Chi e perchè gli dava la caccia? Il capitano pareva saperlo. Un vero maelstrom questo finale. Un vortice intenso di emozioni che lascia sospese molte domande. Ma a me va bene cosi. So che esiste un seguito, ma preferisco non leggerlo. Che il capitano nemo resti un mistero, insieme al suo equipaggio e alla loro lingua misteriosa e incomprensibile.

Meglio che sia cosi. Meglio scolpire Nemo e il suo Nautilus nella leggenda! Verne abbandona quelle descrizioni scientifiche e si dedica a ciò che sa fare meglio: Farti entrare nella storia. Anche io in quei momenti fatidici avevo il batticuore, non solo Aronnax! Per concludere, per quelli di noi hanno letto il romanzo e lo hanno amato… “Chi ha mai potuto sondare le profondità dell”abisso?” Il capitano Nemo, il professor Aronnax, Il domestico Conseil, il fiociniere Ned Land e noi…Grazie a Jules Verne!

Giovanni Mosca

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