Un lato inedito di Milano testimoniato dal reportage del fotografo sugli orti urbani, esposto nella mostra allestita alla Libreria Feltrinelli di piazza Piemonte
MILANO โ Piccole aree verdi che si aprono uno spazio tra il cemento, dove riprender fiato dalla soffocante e frenetica vita della metropoli milanese, dove coltivare antichi valori e forme dimenticate di interazione sociale: questo sono gli orti urbani di Milano, cui il giovane fotografo Alessandro Vinci ha dedicato un attento studio fotografico che รจ diventato una piccola mostra, โUrbi et ortiโ. Allestita presso laย Libreria Feltrinelli di piazza Piemonteย a Milano fino al 31 agosto per la cura della fotografa e criticaย Sara Munari, lโesposizione documenta una realtร che sta diventando una vera e propria tendenza sociale. Gli orti urbani rappresentano un lato inedito di Milano, metropoli della moda e degli affari, della grandi costruzioni, dello smog e del grigio, e offrono unโoccasione di fuga a chiunque voglia recuperare un modo di vivere piรน attento al contatto con gli altri e con la terra.
LโACCOSTAMENTO TRA TERRA E CEMENTO โ โLโidea di fare un reportage sulla realtร degli orti urbani a Milano nasce per casoโ, spiega il fotografo. โTutti i giorni, andando al lavoro a piedi, incrociavo alcune di queste aree verdi immerse nella cittร e mi sono incuriosito, anche perchรฉ sono molto sensibile alla tematica ambientale, che trovo molto dโattualitร . Ho cosรฌ deciso di trattare fotograficamente questo soggetto, e ho iniziato la mia ricerca estendendola a tutti gli orti di Milano, concentrandomi su quelli che fossero piรน connotati in senso urbano, che avessero degli edifici nelle immediate vicinanze, proprio per sottolineare che si trattava di orti dentro alla cittร . Il mio messaggio รจ che cemento e terra possono convivere, un accostamento che riecheggia anche nel titolo della mostra, storpiatura del celebre modo di dire latino.โ
UN MICROCOSMO DELLA SOCIETร โ โLโaltro aspetto che mi interessava era quello socialeโ, prosegue Vinci. โNon ci sono solo pensionati che trovano negli orti uno spazio per proseguire le loro tradizioni, ma persone di diversa etร ed estrazione sociale che spesso prendono in affitto un pezzo di terra e lo coltivano per hobby. Gli orti di via Chiodi in particolare, molto presenti in questa mostra, sono gestiti da un privato, lโarchitetto Claudio Cristofani, che li dร in affitto anno per anno a giovani studenti, impiegati, professionisti di Milano che impiegano qui il loro tempo libero: le liste di attesa per avere il proprio orto sono rappresentative un poโ di tutte le categorie cittadine e la fascia dโetร piรน presente รจ quella che va dai 30 ai 55 anni. Parlando con queste persone ho potuto capire le motivazioni che spingono a una scelta di questo tipo: stare in mezzo al verde senza allontanarsi troppo dalla cittร , poter mangiare cibo sano a poche ore dalla raccolta, prendere una pausa dalla frenetica vita della metropoli.โ
NUOVE FORME DI INTERAZIONE โ Si ha la sensazione di entrare in un mondo diverso quando si accede a questi spazi, un mondo distante da Milano, anche se calato allโinterno della cittร . โCโรจ un respiro piรน disteso, un ritmo piรน lento, che ho voluto immortalare nelle mie fotografie. Anche lโinterazione tra le persone qui cambia: si instaurano forme di aggregazione dimenticate dalla cittร , in cui i piรน esperti insegnano pazientemente ai piรน giovani i segreti della terra. Cโรจ come un ritorno ai rapporti della comunitร tradizionale.โ
29 luglio 2012ย
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