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”Storie clandestine”, i piccoli personaggi della quotidianità dei libri di Sepulveda in scena a Dedica

L’ultimo giorno di vita del Che apre Storie clandestine, mise en espace da testi di Luis Sepulveda andata in scena in esclusiva per Dedica sabato 7 marzo al Teatro Verdi di Pordenone...

PORDENONE – L’ultimo giorno di vita del Che apre Storie clandestine, mise en espace da testi di Luis Sepulveda andata in scena in esclusiva per Dedica sabato 7 marzo al Teatro Verdi di Pordenone.

9 OTTOBRE 1967 – Ormai pare certo che le pallottole che lo avevano raggiunto nel pomeriggio di domenica sulla Quebrada de Churo non erano mortali, e che se fosse stato trasportato in serata a Vallegrande si sarebbe quasi sicuramente salvato. Tuttavia, il Che non è morto soltanto perché gli sono state negate le cure necessarie. Il Che è morto all’alba di lunedì con una pistolettata tiratagli da vicino in direzione del cuore. Come nel celebre dipinto di Rembrandt Lezioni di anatomia del dottor Tulp, attorno al suo corpo si affaccendano diverse persone, che però non sono medici. E’ il corpo di un eroe e la sua postura nella celebre foto che viene proiettata in sala ricorda un altro celebre dipinto:  il Cristo Morto di Mantegna.

 

LE STORIE CLANDESTINE DEI POVERI D’AMERICA – Da questo confronto  e dalla citazione del Che “ Ora la storia dovrà fare conti con i poveri del Sudamerica” prende avvio lo spettacolo nel quale Giuseppe Cederna e Bruno  Arpaia indossano e non solo metaforicamente i panni dei personaggi della letteratura di Sepulveda.  Sono figure di perdenti o di piccoli personaggi della quotidianità. A partire da un pugile, un ‘campione’ che muore prima ancora di combattere, che utilizza la sua fama sportiva come lasciapassare per penetrare in Bolivia e qui svolgere attività rivoluzionaria ( Il campione, tratto da ‘Incontro d’amore in un paese di guerra‘, Guanda 2005)  Per passare poi alla storia vera del 4 settembre 1970 quando venne eletto presidente Salvador Allende: si vedono i filmati d’epoca dei suoi discorsi infiammati e pieni di speranza, ma anche il ghigno beffardo di Richard Nixon, pronto con ogni mezzo a fermare il vento della ribellione in Sudamerica.

 

L’AVVENTUROSA RAPINA IN BANCA PER UN ESPROPRIO PROLETARIO – E si finisce con Blue Velvet ( tratto dal suo ultimo lavoro presentato a Dedica , L’avventurosa storia dell’uzbeko muto, edizione Guanda), storia dell’organizzazione di una rapina in banca per un esproprio proletario, ma anche occasione di fornire a un cantante mancato ( l’accompagnamento alla chitarra è di Alberto Capelli) una grandiosa ed imperdibile esibizione. Sul filo dell’ironia e di leggerezza, la rappresentazione ripercorre quegli anni attraverso le storie di personaggi affascinanti, ragazzi idealisti e perfino ingenui, decisi a giocarsi il tutto per tutto. «Eravamo giovani» scrive Sepúlveda, «avevamo la certezza che avremmo vinto, che ciò che facevamo era importante. Pensavamo a quello che aveva provato il Che e tiravamo dritto. C’erano decine di fantasmi, dentro, che ci rendevano forti. Pensavamo che tutta la storia fosse dalla nostra parte.»

 

Alessandra Pavan

 

9 marzo 2015

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