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Roma rende omaggio a Mario Sironi, il futurista malinconico del Novecento Italiano

Inaugura domani al Complesso del Vittoriano a Roma la retrospettiva ''Mario Sironi. 1885-1961'', che attraverso le sue opere piรน significative intende ricostruire la complessa attivitร  del Maestro, ripercorrendo tutte le stagioni della sua pittura...

Mario Sironi è stato un pittore. Ma anche scultore, architetto, illustratore, scenografo e grafico. Nel dicembre del 1922, fonda insieme a un gruppo di artisti, il Novecento Italiano, movimento artistico che aspira a riprendere la semplicità delle forme tipiche dell’epoca classica

MILANO – Inaugura domani al Complesso del Vittoriano a Roma la retrospettiva ”Mario Sironi. 1885-1961”, che attraverso le sue opere più significative intende ricostruire la complessa attività del Maestro, ripercorrendo tutte le stagioni della sua pittura, dagli esordi simbolisti al momento divisionista, dal periodo futurista a quello metafisico, dal Novecento Italiano alla pittura murale fino alle opere del secondo Dopoguerra. Prestati da musei pubblici e collezioni private, in mostra ci sono circa novanta dipinti, bozzetti, riviste, e un importante carteggio con il mondo della cultura del Novecento Italiano, attraverso cui è possibile indagare la carriera artistica di Mario Sironi, del quale lo stesso Picasso diceva ”avete un grande Artista, forse il più grande del momento e non ve ne rendete conto”.

MARIO SIRONIMario Sironi nasce a Sassari nel 1885 e muore a Milano nel 1961. Amico di Umberto Boccioni e Giacomo Balla, intorno ai primi anni del ‘900 si avvicina al Futurismo, e successivamente, nel primo dopoguerra, aderisce alla pittura metafisica grazie all’incontro con Carlo Carrà e Giorgio de Chirico. Nel gennaio del 1920, con Funi, Dudreville e Russolo, Sironi firma il “Manifesto futurista. Contro tutti i ritorni in pittura”, che nonostante il titolo contiene già molte istanze del futuro Novecento Italiano. Ma questi sono anche gli anni in cui si avvicina al disegno illustrativo, riflessione drammatica e sarcastica sulle vicende politiche del momento (siamo in piena epoca fascista). Nel 1934 partecipa infatti con Terragni al concorso per il Palazzo del Littorio di Roma, progettando rilievi e pitture murali. Guardando al modello dell’opera totale di Wagner, che aveva studiato da bambino, Sironi mira a sintetizzare la pittura con l’architettura, nell’opera la Grande Decorazione. Per comprendere meglio la poetica di Sironi, caratterizzata da un senso di malinconia e malessere diffuso, il suo concetto di stile e la sua visione dell’arte, ma anche per capire il suo rapporto con altri artisti come Fontana o Manzù, consigliamo la lettura di “Scritti inediti – Mario Sironi”, a cura di Elena Pontiggia, curatrice non a caso anche della mostra romana.

3 ottobre 2014

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