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Quando la realtà supera la fantasia, ecco i romanzi tratti da storie incredibili realmente accadute

A volte le più riuscite finzioni sono tratte direttamente dalla realtà, ne parlavamo proprio in un articolo ieri. Di scrittori che ''hanno copiato'' dalla vita ce ne sono davvero tanti...

Da ”Arthur e George” di Julian Barnes a ”L’angelo della musica” di Rose Tremain, prosegue il nostro viaggio alla scoperte dei libri tratti dalle più incredibili storie vere

MILANO – A volte le più riuscite finzioni sono tratte direttamente dalla realtà, ne parlavamo proprio in un articolo ieri. Di scrittori che ”hanno copiato” dalla vita ce ne sono davvero tanti. Proseguiamo dunque il nostro viaggio alla scoperta di quei libri tratti dalle più incredibili storie vere, a partire da caso giudiziario che ha visto coinvolto il padre di Sherlock Holmes…

6.    Arthur e George” di Julian Barnes: il decimo romanzo del celebre autore britannico si basa su una delle cause più note della fine del secolo scorso. Nel 1906 Arthur Conan Doyle, creatore del celebre personaggio di Sherlock Holmes, è intervenuto con appassionata indignazione in difesa del tranquillo – ed estremamente miope – avvocato di nome George Edalji, il quale è stato radiato dall’albo e poi imprigionato in seguito all’accusa di aver mutilato alcuni animali di una fattoria. Le prime ricerche di Doyle – che lo hanno aiutato a superare il lutto per la morte della sua prima moglie –confermano che la famiglia Edalji ha alla spalle una lunga storia di persecuzioni da parte della polizia. Doyle, saggiamente, comincia a raccogliere articoli di giornali e petizioni e a portarli al Ministro dell’interno, per provare l’innocenza di Edalji e la necessità della sua riammissione all’ordine. I fatti realmente accaduti sono resi ancor più affascinanti da Barnes, con una sequenza di piccoli e tenui elementi dal sapore nettamente vittoriano – la minaccia anonima che viene ripetuta senza sosta, gli uccelli morti che ricoprono il prato fuori da casa di Edalji, la vecchia abitudine del vicario di chiudere a chiave suo figlio in camera ogni sera fino al sopraggiungimento dell’età matura – il cui rilevamento diventa la corrente narrativa principale del romanzo. L’autore racconta anche le vite parallele di due gentiluomini del tempo: George Edalji, il cui errore maggiore è stato di credere troppo nella razionalità dei suoi concittadini, e Arthur Conan Doyle, l’unico ad spiccare il balzo che lo porta a diventare uno spiritualista. Come il suo scrittore preferito, Flaubert, Barnes è un gran conoscitore delle abitudini della borghesia, che racconta fedelmente prestando un’infinita attenzione alle peculiarità della vita di questa classe sociale, che ritrae come rinchiusa sotto il rifugio dato dal manto dell’ordine. I suoi romanzi precedenti sono stati elogiati per il loro stile asciutto ma brillante, arricchito da dettagli. Qui, narrando uno dei misteri più famosi nella storia della narrativa, ogni dettaglio è una possibile, decisiva prova. La precisione dello stile crea un perfetto connubio con il decoro di quel periodo storico ed è perfetta per sottolineare la calda impulsività che spinge Doyle a fornire il suo appoggio, che si rivela di vitale importanza per salvare un uomo innocente dalla rovina. Un trionfo.

7.    Sunnyside” di Glen David Gold: un clamoroso romanzo sulla sensazionale figura di Charlie Chaplin, il famoso attore cinematografico. Gold, già autore del romanzo “Carter beats the Devil” del 2001, non si limita a concentrarsi attorno alla figura dell’attore. Il periodo storico nel quale si svolge la trama è quello della Prima Guerra Mondiale, dove si assiste anche a dei momenti di puro controsenso, come quando l’imperatore tedesco partecipa a uno show sul selvaggio West e poi si preoccupa perché il giorno successivo dovrà combatterli, quegli stessi americani con i quali aveva tanto riso la sera stessa. Chaplin, da parte sua, si gode la pace derivatagli da qualche fuga occasionale, una delle quali lo porta quasi ad affogare sulla costa nord della California, ma poi risolve il tutto grazie alla conoscenza di alcuni gentili ma bizzarri personaggi del posto, le cui storie si intrecciano in un vagare sempre più lontano. Tra le altre destinazioni ci viene descritto il nord della Russia, dove un corpo di spedizione americano è atterrato dopo la salita al potere dei bolscevichi, apparentemente per proteggere materiale americano, ma in realtà per combattere i Reds sul loro territorio. («Dove sono?» si chiede un soldato, un appassionato di cinema «Dove sono? E perché abbiamo dei cappotti addosso? Sono depresso»). Gold crea uno scenario molto promettente introducendo il tema della sconfitta in battaglia, anche se in definitiva l’effetto finale non è buono come si potrebbe credere inizialmente, dato che la trama richiede dei salti spaziali continui mentre Chaplin prova a realizzare un film, condannato al fallimento, intitolato “Sunnyside” – condannato perché, come sempre anche in seguito, cominciano presto ad arrivare le querele. («Il fulcro dell’industria, avendo preso le misure necessarie a fronteggiare la situazione, finalmente riuscì a portare a compimento i propri piani, riuscendo a fermare Charlie Chaplin una volta per tutte»). La storia di Gale è tesa dallo sforzo di fronteggiare qualcosa di troppo grande, ma questo è il prezzo da pagare per aver avuto una tale ambizione – e questo è infatti un libro ambizioso, ma ben scritto e ricco di momenti memorabili, che tra l’altro ha tra i suoi personaggi anche il mitico Rin Tin Tin.  Storico ma non didattico, segna un ulteriore passo in avanti per lo scrittore Gold, che è cresciuto molto dal suo debutto.

8.    “Wintering” di Kate Moses: gli ultimi giorni della poetessa Sylvia Plath raccontati dalla coeditrice dell’antologia “Mothers who think” e di Salon.com. La tragica fine di Silvia Plath è stata così spesso romanzata da aver avuto più eco della vita della poetessa e del suo lavoro. Un talento poetico prodigioso, la Plath (1932-1963) vince una borsa di studio per lo Smith College e comincia a pubblicare mentre è ancora studente. Il suo primo esaurimento nervoso (descritto in maniera notevole nel suo primo romanzo, “The Bell Jar”) avviene durante il suo primo anno di college, ma questo non le impedisce di cominciare a farsi strada nel mondo della poesia e poi, nel 1955, di vincere una borsa di studio completa per Cambridge. Qui incontra il suo futuro marito, il poeta inglese Ted Hugles, con il quale ha due bambini. Kate Moses concentra tutto il suo romanzo sulle vicende avvenute nell’inverno del 1962, quando Sylvia deve affrontare la fine del suo matrimonio (Huges si innamora di un’altra donna) e la prima vera affermazione del suo successo come poetessa. Dopo la pubblicazione del suo primo volume di poesie, “Il colosso”, nel 1960, la Plath raggiunge uno stile più maturo e intenso, dando vita a lavori che traggono spunto dal fallimento del suo matrimonio. Mentre la poetessa continua a spostarsi tra la sua casa nel Devon e l’appartamento che possiede a Londra, la sua vita inizia a farsi sempre più fitta di incertezze e piccolezze disorientanti. L’esordiente Moses riesce a descrivere chiaramente lo stress che infine prevale sulla poetessa, mentre cerca di sopravvivere ai suoi impegni quotidiani – un’intervista per la BBC, prendersi cura dei bambini, ricevere la visita di alcuni amici letterati e di sua madre – mentre lo spettro del rifiuto subito dal marito finisce per schiacciarla sempre di più, aumentando il suo sconforto e la necessità di ricorrere alla poesia per cercare di mettere ordine tra i vari elementi che stanno concorrendo a rendere la sua una vita infelice. Il suicidio non è raffigurato nel romanzo, ma la conclusione lascia chiaramente intravedere come la Plath si sia ormai rinchiusa in un labirinto di emozioni negative dal quale non esiste via d’uscita. Intenso e straziante, privo di un qualunque eco di quello spirito di sensazionalismo troppo spesso usato per narrare questa triste storia.

9.    L’angelo della musica” di Rose Tremain: l’ultimo romanzo della versatile autrice inglese è fatto della stessa materia di cui sono composte le fiabe, a cui si aggiungono una densità morale e uno convincente spessore psicologico dei personaggi. La fiaba comincia nel 1629 quando Peter Claire, un giovane inglese suonatore di liuto convocato alla corte del re Christian IV, arriva in Danimarca per diventare membro dell’orchestra reale. In seguito, con una serie di avvenimenti narrativi descritti assai abilmente (ognuno dei quali introduce un diverso livello di conoscenza del personaggio), l’autrice esplora un considerevole numero di possibili reazioni umane, e di livelli di coinvolgimento, all’espressività della musica e del silenzio che pervadono i cuori e le menti e che portano all’introversione e al segreto. La fiaba dell’infanzia assediata di Christian e della sua subitanea ascesa al trono – che ricorda una fiaba di Hans Christian Andersen che racconta di una mente che si espande ansiosamente per poi contrarsi possessivamente – riesce a drammatizzare brillantemente lo spirito di risoluto perfezionismo che risiede nell’animo arrabbiato del giovane principe. La confessione dell’adultera consorte di Christian, Kirsten (petulantemente annotata nelle sue carte private) ritrae perfettamente un buffo super-ego che prospera nel sotterfugio e nell’autoindulgenza; anche la fiaba parallela che racconta dell’amore tra Peter Claire e la damigella favorita di Kristen, Emilia, la quale ha essa stessa subito un trauma da un complesso insieme di intrigo e lussuria – ironicamente non fa che accrescere il dramma della vicenda reale, al quale è sempre più strettamente collegato. Bisogna ammettere che non tutti gli intrecci interni al romanzo funzionano altrettanto bene (la storia della contessa O’ Fingal, ad esempio, il cui marito è stato distrutto dalla sua passione per un’angelica melodia che ode solamente nei suoi sogni, finisce infatti con l’essere ridondante e contraddittoria), ma la profonda caratterizzazione fornita dall’autrice a proposito della figura del re Chistian – visto sia come l’incarnazione del materialismo che crede nel proprio diritto divino, sia come sensitivo cercatore di valori più alti – è magistrale, e profondamente toccante. La Tremain ha studiato con Angus Wilson, e bisogna riconoscere che l’influenza della sua fertile immaginazione ha chiaramente avuto un forte effetto nella sua formazione. “Music & Silence” (questo il titolo originale del libro) è probabilmente il suo miglior romanzo, finora.

Gloria Somaini

17 marzo 2014

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