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”Pane al mondo” la mostra contro le ingiustizie alimentari e l’inquinamento

Una mostra nata dalla profonda sensibilitร  di Chiara Dynys. Tematiche scottanti e, mai come questโ€™anno al centro dellโ€™attenzione mondiale, vengono affrontate al MARCA di Catania nellโ€™esposizione che sembra essere piรน un progetto ideologico...

Una riflessione sulle emergenze alimentari, sulle disparità tra i Paesi più ricchi e gli altri: con il cibo, trattato come oggetto prezioso, a schiacciare il mondo. La mostra di Chiara Dynys allestita a Catanzaro nell’anno di Expo vuole celebrare il pane e la sostenibilità ambientale.

 

MILANO – Una mostra nata dalla profonda sensibilità di Chiara Dynys. Tematiche scottanti e, mai come quest’anno al centro dell’attenzione mondiale, vengono affrontate  al MARCA di Catania nell’esposizione che sembra essere più un progetto ideologico che una semplice rassegna artistica. Un omaggio al pane, eletto ad alimento per antonomasia e simbolo stesso del concetto di cibo. E un invito a difendere la biodiversità e quella sostenibilità ambientale da cui passa la corretta ed equilibrata alimentazione. Nell’anno di EXPO e in aderenza ai temi suggeriti dall’esposizione universale, Chiara Dynys espone al MARCA di Catanzaro, dal 10 luglio al 9 settembre, Pane Al Mondo: in mostra oltre cinquanta opere realizzate negli ultimi anni.

 
LE OPERE E I SIMBOLI – Partendo proprio da Pane Al Mondo, coppia di opere gemelle che dà nome all’intero progetto: uno dei due esemplari consta di 360 diverse forme di pane in alluminio e in dimensioni variabili, poggiate su un tappetto ellittico istoriato con l’immagine del planisfero; l’altra ripropone il modello del mondo in forma di arazzo, su cui poggia questa volta una spiga in metallo protetta da una boccia di vetro. Nasce così una riflessione sulle emergenze alimentari, sulle disparità tra i Paesi più ricchi e gli altri: con il cibo, trattato come oggetto prezioso, a schiacciare il mondo. Il pane pesa allo stesso modo su ogni Paese, figurando come l’indigenza dei più poveri sia prima o poi destinata a ricadere anche su chi oggi è più fortunato. Salvo tornare, appena evocato, nell’immagine fragilissima di una spiga indifesa: rimando al simbolo scelto dalla FAO, l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa di politiche alimentari su scala globale.
 
SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE – Strettamente connesso al cibo è il concetto di sostenibilità ambientale. Da qui la scelta di esporre Poisoned Flowers, serie di fiori fantastici sbocciati in un ideale giardino dell’Eden. Si tratta di immagini reali, fotografate dall’artista, che attraverso il ricorso alla stampa lenticolare appaiono e scompaiono davanti allo spettatore, accentuando l’effetto onirico dell’insieme. L’Accampamento dei fiori, sorta di traduzione tridimensionale di questo lavoro, è costituito invece da diverse “tende” realizzate in fusioni di metacrilato, all’interno delle quali sono appoggiate coppie di fiori che svaniscono nel loro stesso colore, quasi fossero fantasmi.
 
LA LUCE – Il rapporto con la luce gioca un ruolo chiave per Dynys; e proprio la luce, considerata come elemento plastico, è al centro di un’altra delle opere presentate al MARCA: Tenda di luce propone una riflessione sul tema della casa, al tempo stesso serra e nido, permeata da una benaugurale aura di sogno. Completano la mostra alcuni pezzi della serie Tutto, le sculture Love Hate e Solidi platonici.
 

CHIARA DYNYSè oggi una delle artiste italiane più conosciute e apprezzate nel mondo. Sin dall’inizio della sua attività, nei primi anni Novanta, ha agito su due filoni principali, entrambi riconducibili ad un unico atteggiamento nei confronti del reale: identificare nel mondo e nelle forme la presenza e il senso dell’anomalia, della variante, della ‘soglia’ che consente alla mente di passare dalla realtà umana ad uno scenario quasi metafisico. Per fare questo utilizza materiali apparentemente eclettici, che vanno dalla luce al vetro, agli specchi, alla ceramica, alle fusioni, al tessuto, al video e alla fotografia. 
Chiara Dynys ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in importanti musei e istituzioni culturali pubbliche e private, come il Centre d’Art Contemporain di Ginevra (1996), l’Expression Centre d’Exposition di Saint Hyacinthe (Canada, 1997), il Museo Cantonale, Ala Est, Lugano (2001); il Museum Bochum (2003), il Kunstmuseum di Bonn (2004), il Wolfsberg Executive Development Centre (2005), la Rotonda di via Besana a Milano (2007); il Museo Bilotti a Roma (2008), Palazzo Reale a Milano (2008); lo ZKM – Museum für Neue Kunst di Karlsruhe (2009), l’Archivio Centrale dello Stato di Roma (2010); il CIAC di Foligno (2010); il Gerish-Stiftung di Amburgo (2013); il Museo Poldi Pezzoli di Milano (2013); la Galerie Hollenbach di Stoccarda (2014); la Galleria Luca Tommasi di Milano (2015); M77 Gallery di St. Moritz (2015).

 

11 luglio 2015

 

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