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Nichi Vendola, ”La cultura deve essere fonte di sviluppo accessibile a tutti, non un privilegio di pochi”

Democratizzare l’accesso alle fonti culturali, attraverso una collaborazione più intensa tra le arti, le istituzioni accademiche e scientifiche e le sinergie pubblico-privato. E' questa la ricetta per promuovere la cultura nel nostro paese secondo l'Onorevole Nichi Vendola. Il Governatore della Regione Puglia, impegnato domenica prossima con le primarie del Centrosinistra, denuncia come il sistema Italia non riesca a leggere il sapere e la conoscenza come un bene comune...

 Il Governatore della Regione Puglia, impegnato domenica prossima con le primarie del centrosinistra, sottolinea come la cultura rappresenti un volano per la rinascita, culturale ed economica, del nostro Paese

 

MILANO – Democratizzare l’accesso alle fonti culturali, attraverso una collaborazione più intensa tra le arti, le istituzioni accademiche e scientifiche e le sinergie pubblico-privato. E’ questa la ricetta per promuovere la cultura nel nostro paese secondo l’Onorevole Nichi Vendola. Il Governatore della Regione Puglia, impegnato domenica prossima con le primarie del Centrosinistra, denuncia come il sistema Italia non riesca a leggere il sapere e la conoscenza come un bene comune, necessario al progresso e al benessere di tutti, e sottolinea come occorra fare in modo che gli italiani tornino a respirare la bellezza, a desiderare di essere amati nel mondo per il loro cinema, per una tv di qualità, per una letteratura capace di esportare sapere e valori universali. In tutto questo, secondo l’Onorevole Vendola gli intellettuali italiani devono essere i primi militanti culturali.

 

Nel suo programma a che posto colloca la cultura, di recente protagonista di tagli di spesa da parte del governo centrale?
La cultura non è solo al primo posto del mio programma, è al primo posto nelle mie scelte di vita. La cultura non può essere solo per pochi, la cultura ha a che fare con la vita, con un’idea di sviluppo, persino con l’approccio che si ha nei confronti del proprio territorio. Come Presidente della Regione Puglia ho investito tanto in questa parola trasformandola in bene comune nei settori del cinema, della musica, della formazione. Mettere in secondo piano la cultura significa chiudere una finestra importante sul futuro. Ho deciso di aprire la mia campagna elettorale a Ercolano perché credo che sia necessaria una “rivoluzione culturale” dei luoghi della cultura che passi attraverso le seguenti trasformazioni: re-immaginazione delle funzioni e degli spazi di ogni singolo “luogo del patrimonio culturale” in ragione del contributo che può dare sia ai processi di sviluppo di creatività ed innovazione sia ai percorsi di integrazione sociale. Le aree archeologiche, i musei, le biblioteche, gli archivi devo trasformarsi in luoghi dinamici di benessere orientati all’incontro e allo sviluppo di idee, progetti, socialità; valorizzazione in modo integrato dei beni della cultura, dello spettacolo e dell’ambiente, attraverso la gestione coordinata dei luoghi, delle funzioni e dei ruoli dei soggetti pubblici che li organizzano; bisogna inoltre ripensare il contributo del settore pubblico che deve poter assumere la consapevolezza necessaria a fissare regole e vincoli, attribuendo al Ministero e alle sovrintendenze funzioni più attive di indirizzo e controllo piuttosto che compiti sempre più rinunciatari legati alla mera e spesso cieca conservazione che si rivela comunque sempre più difficile per mancanza di risorse umane e finanziarie.

Crede si sia fatto abbastanza in passato per promuovere la cultura in Italia? Cosa occorrerebbe fare?
Oggi, Il sistema Italia non riesce a leggere il sapere e la conoscenza come un bene comune, necessario al progresso e al benessere di tutti. Al contrario dobbiamo fare in modo che gli italiani tornino a respirare la bellezza, a desiderare di essere amati nel mondo per il loro cinema, per una tv di qualità, per una letteratura capace di esportare sapere e valori universali. Credo che si possa partire dal modello pugliese così come dalle tante azioni di buone politiche culturali messe in campo in altri territori italiani e quindi esportabili fuori dai confini regionali ma c’è ancora molto da fare. In Italia non esiste un libero mercato dell’audiovisivo: da dieci anni vediamo solo film “made in Rai” o “made in Medusa”  Il sistema dello spettacolo dal vivo (teatro, danza, musica) attende una Legge quadro nazionale. Nel mondo del lavoro e nei consumi culturali manca una visione del futuro adeguata ai mutamenti che da anni attraversano la creazione artistica e l’offerta di servizio culturale. Il patrimonio musicale italiano andrebbe considerato come un vero e proprio sistema composto da artisti, case discografiche, produttori, distributori, organizzatori e istituzioni, come accade da molti anni in altri paesi europei. L’educazione alla lettura non può prescindere dal confronto con i nuovi strumenti e con la società dei consumi. È tuttavia necessario utilizzare i nuovi strumenti in maniera più  consapevole, evitandone le trappole implicite: banalizzazione o omologazione del  giudizio, mancanza di prospettiva storica e appiattimento dei valori.

Cosa intende fare a favore di centri di cultura come scuole, biblioteche, librerie, teatri?
Bisogna innanzitutto democratizzare l’accesso alle fonti culturali, rendendo diffuse le attività di formazione attraverso la promozione di una collaborazione più intensa, sistematica e ampia tra le arti, le istituzioni accademiche e scientifiche e le sinergie pubblico-privato.
La scuola deve recuperare la sua funzione sociale e deve tornare a garantire il precetto costituzionale della rimozione degli ostacoli culturali ed economici per un pieno sviluppo delle capacità di ogni cittadino. Nella scuola che vogliamo il tempo pieno è garantito a tutti, a prescindere dal luogo in cui si risiede. Lo Stato deve definire i Livelli Essenziali di Prestazione adeguati e omogenei in tutto il territorio italiano. Abbiamo l’urgenza di battere la dispersione scolastica, che in alcune aree del paese supera il 20%, per questo è necessario introdurre gradualmente l’obbligo fino ai 18 anni. Inoltre, abbiamo bisogno di scuole pubbliche di qualità in tutto il territorio nazionale, che abbiano davvero un autonomia, per la quale c’è bisogno di Organi Collegiali democratici, aperti che abbiano pieno riconoscimento e diritto di intervenire nella didattica e negli aspetti organizzativi.
Di conseguenza è necessario ripensare al ruolo delle biblioteche investendo in progetti di riqualificazione, ampliamento, riconversione o costruzione ex novo di edifici e biblioteche per rilanciarne il ruolo e la centralità culturale e sociale. Questo anche attraverso l’implementazione di nuovi servizi per il pubblico, la trasformazione e l’attrattività degli spazi dedicati, la costruzione di servizi e relazioni culturali con l’utenza anche tramite il web e i sistemi di catalogazione integrata in rete.
Per i teatri, e quindi nel settore dello spettacolo, è urgente una Legge quadro che, applicando il dettato costituzionale dell’art.117, stabilisca ad esempio che il Fondo Unico per lo Spettacolo assuma il carattere di fondo di investimento pluriennale. Sono necessari nuovi indicatori e parametri per rimuovere gli ostacoli normativi che da oltre un decennio impediscono il ricambio generazionale, artistico ed organizzativo e infine bisognerebbe attuare l’applicazione, anche a tutto il mondo dello spettacolo dal vivo, del tax credit per investitori interni ed esterni alla filiera.

 

Alla luce del momento di crisi che stiamo attraversando, quale contributo crede possa venire dagli scrittori e dagli intellettuali italiani?
Gli intellettuali italiani sono i primi militanti culturali. Sono insieme ossigeno, sentinelle, termometro. Spesso vedono prima e meglio di altri quello che avverrà poi. Credo che debbano essere testimoni e interpreti privilegiati di come l’investimento pubblico in cultura sia necessario, non solo per elevare il livello culturale e di sviluppo sociale ma anche per alimentare la creatività e l’innovazione che sono i fattori chiave per lo sviluppo economico dei sistemi produttivi moderni.

Quali sono i suoi autori e le sue letture preferite?
Marguerite Yourcenar con “Memorie di Adriano”, poi ho amato molto di Bret Easton Ellis “American psycho”. Nella storia della letteratura contemporanea come non poter aver letto Italo Calvino del quale preferisco “Il castello dei destini incrociati”. Pierpaolo Pasolini e Lettere luterane sono la mia Bibbia. Roland Barthes spiega esattamente cosa accade quando ci si innamora nel suo “Frammenti di un discorso amoroso”. E poi Ulisse di James Joyce, Ballo di famiglia di David Leavitt e tutte le poesie di Federico García Lorca. La mia poetessa preferita degli ultimi anni e che consiglierei a tutti è Alda Merini.

 

21 novembre 2012

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