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Luigi Ghirri ritorna a Reggio Emilia con il racconto della sua vita

Inaugurata lo scorso anno al MAXXI di Roma in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia e la Biblioteca Panizzi, la mostra ''Pensare per immagini. Icone, Paesaggi, Architetture'' approda...

Dopo il successo della mostra romana al MAXXI, ”Pensare per immagini. Icone, Paesaggi, Architetture” fa tappa a Reggio Emilia, città natale del grande fotografo Luigi Ghirri. Un racconto denso, ricco, che regala  particolari inattesi e svela dettagli poco noti

MILANO – Inaugurata lo scorso anno al MAXXI di Roma in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia e la Biblioteca Panizzi, la mostra ”Pensare per immagini. Icone, Paesaggi, Architetture” approda ai Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia in occasione di Fotografia Europea 2014, e grazie al successo riscosso in questo mese, la mostra è stata prorogata fino alla fine di luglio.

LA MOSTRA – La mostra espone un corpus molto sostanzioso di opere, tra 300 scatti, menabò, libri, cartoline, copertine di dischi, riviste: il tutto per dare forma e sostanza a una grande antologica, destinata a offrire il ritratto a 360° del grande fotografo emiliano, senza trascurare la sua collaborazione con gli artisti concettuali degli anni Settanta, i suoi riferimenti culturali e artistici, il suo interesse per la musica e i suoi rapporti con musicisti come i CCCP e Lucio Dalla. Un Ghirri non solo fotografo ma anche editore, curatore, teorico e animatore culturale, in costante dialogo con architetti, musicisti, scrittori e artisti. La mostra è suddivisa in 3 sezioni tematiche (Icone, Paesaggi, Architetture) che permettono di ripercorrere le fasi della ricerca artistica del fotografo, i luoghi e le storie da lui immortalate, spesso lungo l’amata via Emilia. I suoi paesaggio sublimi, le immagini straordinarie dell’ordinario, gli edifici, la presenza umana assente ma sottintesa, si ricompongono così in una visione misurata e partecipe dei luoghi attraverso una ricerca coloristica che si fa più sentita e raffinata.

Icone – Immagini che indagano i processi del vedere ma che allo stesso tempo coinvolgono per la loro capacità evocativa, icone di una memoria collettiva. Cartoline, quadri, stampe, raccolti armonicamente nella serie Still life, compongono un immaginario di segni che interagiscono con ombre, specchi, oggetti.

Paesaggi – Nei paesaggi compaiono ancora le icone, ma l’orizzonte si amplia. Ghirri si confronta con la tradizione iconografica italiana e la rigenera con immagini semplici, in cui i panorami si alternano alle chiese, ai teatri, agli interni, alle piazze, ai “traguardi” dei cancelli.

Architetture – Le architetture d’autore, come le icone, sono uno strumento costante della narrazione di Ghirri, così come lo sguardo sugli interni apre una dimensione intima sullo spazio del vissuto, dall’atelier di Giorgio Morandi allo studio di Aldo Rossi, per concludersi, in mostra, con Identikit, un autoritratto narrato attraverso gli oggetti, i libri e gli spazi della propria casa.

IL FOTOGRAFOLuigi Ghirri nasce a Scandiano (Reggio Emilia) nel 1943 e si spegne a Roncocesi (Reggio Emilia) nel 1992. Tra gli autori più importanti e influenti nel panorama della fotografia contemporanea, inizia il suo lavoro nel 1970 sulla base di un approccio maturato all’interno dell’arte concettuale e le sue ricerche lo portano ben presto a essere noto sulla scena internazionale. Parallelamente all’attività espositiva inizia ad affiancare ‘idea di un importante lavoro di promozione culturale, con la messa a punto di progetti editoriali ed espositivi. In questo periodo nasce l’amicizia con Gianni Celati, Lucio Dalla, Vittorio Savi e altri intellettuali italiani. Nel 1985 Aldo Rossi lo invita a lavorare per la sezione architettura della Biennale di Venezia e nel 1988 cura la sezione fotografia della Triennale di Milano.

19 giugno 2014

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