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Le cose che non sai sulla lingua italiana

La lingua italiana è considerata una delle più importanti al mondo. Sei sicuro di sapere tutto sulla nostra fantastica lingua?

MILANO – L’italiano è una lingua romanza basata sul fiorentino letterario usato nel Trecento. E’ lingua ufficiale dell’Unione europea, ed è classificata tra le prime 25 lingue per numero di parlanti nel mondo. I dati dicono che l’italiano modello è parlato da circa 63 milioni di italiani, in parallelo alle varianti regionali dell’italiano, alle lingue regionali e ai dialetti. Ma quante persone parlano italiano al mondo? Che cosa si intende per neoitaliano? Cerchiamo insieme di rispondere a queste e ad altre domande grazie a Focus.it.

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1) L’italiano deriva dal latino, ma non dal latino classico che si studia a scuola, da quello volgare, parlato da soldati, contadini e abitanti delle province romane. In latino classico per esempio testa si dice caput. Testam, da cui la parola deriva, era invece il vaso di terracotta: il termine potrebbe essere stato usato in tono scherzoso nel latino volgare per indicare la testa di coccio. Da qui la preferenza di testam rispetto a caput nell’italiano.

 

2) Qual è il documento più antico scritto in italiano? Un atto notarile: il Placito Capuano del 960, dove appaiono alcune formule in volgare in un testo quasi interamente in latino. Ma la più antica testimonianza d’italiano scritto è un’iscrizione sul muro nelle Catacombe di Commodilla (in via delle Sette Chiese a Roma), che risalirebbe al VI-IX secolo: un invito a non dire i segreti a voce alta.

 

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3) Oltre ai dialetti si parla anche di lingua territoriale. Dalle lingue territoriali discendono poi i vari dialetti. Secondo il sito Ethnologue, la più diffusa è il napoletano con 5,7 milioni di parlanti. Seguono il siciliano (4,7 milioni di parlanti), il veneto (3,8 milioni), il lombardo (3,6 milioni), il piemontese (1,6 milioni). La meno parlata è invece il croato, in Molise (1.000 persone).

 

4) Nel 1964, PierPaolo Pasolini paventò la nascita di un nuovo italiano (neoitaliano), basato sulla semplificazione sintattica, la perdita di molti riferimenti latini e l’uso di molti termini tecnologici. Era il frutto, secondo lui, dell’egemonia della cultura borghese e industriale del Nord Italia, dove avevano sede le grandi fabbriche: l’italiano infarcito di anglicismi (marketing, target, ecc) sarebbe secondo alcuni studiosi un’evoluzione del neoitaliano di Pasolini.

 

5) A preoccupare gli italianisti più del neoitaliano sono però le lacune di grammatica e sintassi che affliggono anche gli studenti delle superiori e dell’Università. In questi casi si parla di “italiano selvaggio”, definito in questi termini  da Francesco Bruni.

 

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