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Gli attimi, le emozioni e i sogni diventano foto grazie a Elliot Erwitt

L’aspirazione di ogni fotografo è quella di immortalare l’attimo perfetto. Su cosa voglia dire perfetto, però, potrebbero nascere opinioni discordanti. Cosa è la perfezione? Quale foto si può definire la migliore? Dipende dalla luce, dal soggetto o dall’angolazione?

Fotografare l’intimità di tutti i giorni, trovare la bellezza nelle azioni quotidiane, leggere i momenti privati con autoironia e meraviglia. Torna in libreria, questa volta per Electa, Scatti personali, il libro più intimo e personale di Elliott Erwitt, stampato nell’edizione americana per la prima volta nel 1988.

MILANO – L’aspirazione di ogni fotografo è quella di immortalare l’attimo perfetto. Su cosa voglia dire perfetto, però, potrebbero nascere opinioni discordanti. Cosa è la perfezione? Quale foto si può definire la migliore? Dipende dalla luce, dal soggetto o dall’angolazione? Dagli scatti di Elliot Erwitt si può capire che non c’è una regola specifica, come non può esserci dovunque ci sia espressività artistica. L’artista non ha mai fatto della fotografia solo una professione e agli incarichi commerciali, fra cui molte note campagne pubblicitarie, ha sempre affiancato i suoi “scatti personali”, le istantanee argute e commoventi che lo hanno reso celebre. Le sue foto più intime sono state raccolte in un libro che, dopo la prima edizione stampata nel 1988, torna in libreria, edito da Electa, con il titolo Scatti personali.

 

GLI “SCATTI PERSONALI” – “Per i miei “scatti personali” non uso il colore – ha dichiarato l’artista -. Quello lo riservo al lavoro. Ho già una vita abbastanza complicata, quindi mi limito al bianco e nero e mi va bene così. Il bianco e nero è il compendio che permette di arrivare all’essenziale, ma è molto più difficile azzeccarlo”. La fotografia di Elliott Erwitt non è mai semplice. Il suo occhio sa cogliere l’aspetto umoristico e al contempo la sottile vena tragica di ogni situazione, i suoi personaggi celebri rivelano le emozioni che accomunano tutti noi. Ma soprattutto, la sua tecnica, solo apparentemente casuale, cattura senza sforzo le ironie della vita: si tratta di un dono che ha fatto guadagnare a Erwitt non solo il rispetto di altri fotografi e della critica, ma anche la devozione degli ammiratori.

 

LO SGUARDO DELL’OSSERVATORE – Erwitt si dice convinto che il vero giudice del “significato” di una foto sia l’osservatore. Secondo la sua filosofia, le foto migliori sono quelle che “accadono”, ma solo a patto che si sappia come guardarle. Vedere quello che pochi vedono e catturarlo per mostrarlo a tutti noi è l’essenza del libro: che sia la comica solennità dei nudisti o l’incontenibile giocosità dei bambini, l’arroganza innata di de Gaulle durante una serata al Cremlino o la spiritualità tangibile di papa Giovanni Paolo II, queste foto coinvolgono l’osservatore facendo leva sul divertimento e, insieme, sulla meraviglia, suscitando talvolta un’inaspettata malinconia.

 

RICERCA DI COMPLICITA’ – Elliot Erwitt ha dichiarato: “Nelle mie intenzioni, le foto riunite in questo volume sono da guardare singolarmente. Vi invito quindi a essere miei complici. Prendete un foglio di carta bianca o un cartoncino e di tanto in tanto coprite l’una o l’altra pagina. Meglio ancora, strappate le pagine per comporre le combinazioni che più vi piacciono, e poi andate a comperarvi un libro intonso per sostituire quello che avete fatto a pezzi”.

 

6 giugno 2015

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