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Giuseppe Laterza, ”Costituiamo un’alleanza trasversale per portare il tema della lettura all’attenzione dei politici”

Domani alle 11, nella sala di Fandango Incontro a Roma, l'Associazione Forum del Libro proporrà a tutti gli operatori attivi nel mondo del libro, editori, librai, bibliotecari, di costituire un movimento dei lettori, per raccogliere le migliori proposte di promozione della lettura e spingere il prossimo governo a occuparsi attivamente della questione. Saranno anche resi noti i nomi dei primi firmatari della lettera in cui è esposto il programma del movimento...

L’editore, uno dei promotori dell’iniziativa, ci parla del programma proposto dal movimento nella lettera ai candidati al Parlamento, che verranno discussi in un incontro domattina a Roma

MILANO – Domani alle 11, nella sala di Fandango Incontro a Roma, l’Associazione Forum del Libro proporrà a tutti gli operatori attivi nel mondo del libro, editori, librai, bibliotecari, di costituire un movimento dei lettori, per raccogliere le migliori proposte di promozione della lettura e spingere il prossimo governo a occuparsi attivamente di questa questione. Saranno anche resi noti i nomi dei primi firmatari della lettera in cui è esposto il programma del movimento, un documento in cinque punti: cinque cose da fare nell’ambito del libro e della lettura. La lettera è indirizzata a tutti i candidati al nuovo Parlamento, ma anche ai lettori, agli insegnanti, ai librai, ai bibliotecari e alle associazioni, persone singoli o gruppi che vorranno sottoscriverla. Chiunque voglia firmarla, può farlo on line dal sito dell’Associazione Forum del Libro o da quello costituito per l’iniziativa, legge-rete.net/e-leggiamo. L’editore Giuseppe Laterza, uno dei promotori, ci parla qui dell’iniziativa.

Com’è nata l’idea di un movimento dei lettori e qual è lo scopo che si prefigge?
Per quanto mi riguarda, l’idea del movimento dei lettori è nata tanti anni fa, quando mi sono reso conto che i problemi delle istituzioni italiane che operano nel campo della cultura – le biblioteche, le scuole – nella carenza dell’offerta formativa e le difficoltà di avere un numero sufficiente di biblioteche funzionanti in Italia non potevano essere delegati soltanto alla politica. Bisognava suscitare nel Paese un movimento che potesse spingere la politica a occuparsi di queste questioni, partendo dal presupposto che in una democrazia i rappresentanti parlamentari dei partiti debbano necessariamente avere a cuore il consenso dei cittadini, e quindi siano ricettivi alle richieste degli elettori. A tal fine non basta che gli editori facciano una lobby con gli altri editori, i librai con i librai, gli insegnanti con gli altri insegnanti: così non andremo molto lontano. Dobbiamo fare una lobby dei lettori, e muovere tutti noi insieme una battaglia che sia a favore della cittadinanza, lasciando fuori dalla porta gli interessi corporativi.
L’obiettivo è molto semplice e al tempo stesso molto ambizioso: migliorare il nostro Paese. Le statistiche ci dicono che c’è una correlazione molto forte tra lettura e benessere economico e sociale: i Paesi dove si legge di più, sono quelli in cui non solo il reddito individuale è più alto, ma c’è anche il minor tasso di corruzione, le persone vanno di più al cinema, ascoltano di più la musica, frequentano di più la rete e usano maggiormente le nuove tecnologie. Investire nella lettura serve a migliorare la condizione di vita di tutti i cittadini.

Tra i punti che verranno discussi nell’incontro di domani, il primo sarà la proposta di istituire la figura del bibliotecario scolastico: perché questa priorità?
Dell’Associazione Forum del Libro fanno parte bibliotecari molto competenti, come Antonella Agnoli [intervistata da Libreriamo in un precedente articolo – N.d.R.], Giovanni Solimine e, in particolare per le biblioteche scolastiche, Loredana Perego, che coordina la rete delle biblioteche scolastiche del Veneto, o Carla Ida Salviati che si occupa da anni di scuola. Da loro ho appreso che i parametri fissati da organismi come l’UNESCO e l’IFLA, validi per tutta l’Europa, stabiliscono che ci siano delle figure con una competenza e una professionalità specifica per svolgere il lavoro di bibliotecari scolastici.
L’idea iniziale nella costituzione di questo movimento era quella di partire da cinque proposte concrete, ma che avessero anche un valore simbolico, sulla lettura, e non a caso il primo punto tra i cinque riguarda la scuola, che è l’ambito in cui avviene il primo incontro con il libro. In questo ambiente è fondamentale prevedere, come nel resto d’Europa, che ci siano persone formate proprio per educare alla lettura, che è un compito ben diverso da insegnare l’italiano o la matematica.

Quali sono invece le iniziative che verranno messe in campo per le biblioteche civiche?
Le biblioteche civiche sono realtà fondamentali di coesione sociale, questo è il punto di partenza: non vanno viste solo come patrimoni da difendere, ma anche e soprattutto come centri di relazioni, di coesione sociale, dove ci si incontra, si dà vita insieme a iniziative e manifestazioni, si tengono lezioni. Come ha affermato Antonella Agnoli, “le biblioteche sono piazze del sapere” – e ha usato il termine “piazze” proprio perché si tratta di luoghi aperti, in cui possono arrivare le persone più diverse. Pensiamo per esempio ai cittadini stranieri che vengono in Italia e devono apprendere la lingua: la biblioteca per loro può essere un luogo dove imparare l’italiano e i costumi del nostro Paese. Da questa idea nasce la proposta che nel bilancio dei comuni le biblioteche abbiano una posizione strategica, che diventino forme di investimento essenziale per i comuni.

Terzo punto proposto è l’introduzione del marchio Libreria di qualità: come verrebbe assegnato e in che modo favorirebbe, nel concreto, l’attività di quelle librerie che lo riceveranno?
Per questo ci rifacciamo all’esperienza francese: da qualche anno in Francia esiste una commissione, LIR (Libreria Indipendente di Riferimento) – una commissione mista composta da pubblico e privato, presieduta dall’editore,  Liana Levi, ma finanziata anche da Centro del Libro –, che raccoglie le domande delle librerie e decide a quali assegnare questo marchio. Per ottenerlo la libreria deve rispondere ad alcuni requisiti: deve avere un buon assortimento, che comprenda sia novità sia titoli di catalogo, promuovere una letteratura di qualità ed essere presente sul territorio con attività di promozione della lettura in collaborazione con biblioteche, scuole, comuni. Se ci sono almeno questi tre requisiti la commissione può concedere il marchio, che dà diritto a sgravi fiscali, in particolare da alcune tasse locali, e fa sì che il Centro nazionale del Libro suggerisca a istituzioni pubbliche locali, come le biblioteche, di acquistare prioritariamente da queste librerie.

In cosa consisterà il piano organico della lettura che vorreste varare?
In Italia la lettura soffre non solo di un sotto-finanziamento – il Centro nazionale del Libro francese ha una dotazione dichiarata sul sito di 42 milioni di euro, il nostro di 3 milioni “virtuali” (ma nella realtà dei fatti ancora meno) – ma anche della mancanza di un piano razionale di sfruttamento di quelle risorse, che sono disperse tra molti rivoli. La nostra proposta è quella di riunire questi fondi in un unico centro che si impegni ogni anno in un piano della lettura e ne dettagli e specifichi le azioni pubblicamente.


In che modo il movimento intende dialogare con la politica, visto che la cultura non sembra essere un tema che rientri tra le priorità dei candidati alle elezioni?

Noi vorremmo innescare, e questa sarà la proposta che lanceremo domani nella sala di Fandango Incontro, una modalità nuova di relazione con i parlamentari – nuova non solo per il libro, ma forse anche in assoluto. In Italia esistono i partiti, che dominano il Parlamento, le associazioni di categoria e i sindacati: sono questi i soggetti del dibattito pubblico. Esistono molto meno movimenti che concentrino su un aspetto specifico ma che siano trasversali. Il movimento dei lettori ha la caratteristica di concentrarsi sul libro e sulla lettura, ma di mettere insieme figure del mondo commerciale, imprenditoriale – i librai e gli editori – con figure che invece operano nel pubblico – i bibliotecari e gli insegnanti. Non è un movimento rappresentativo di una categoria, ma un movimento che unisce intorno alla promozione della lettura soggetti diversi. Domani mattina renderemo noti i nomi di coloro, e sono molto numerosi, più di cinquanta, che si sono impegnati a portare in Parlamento le istanze da noi proposte, i cinque punti. Dato che questi sono in gran parte capolista, è molto probabile che più della metà di loro arrivi in Parlamento: loro saranno i nostri referenti per quest’azione, e lo rimarranno per il futuro. Una volta che si sono impegnati con noi, che costituiamo un’ampissima galleria di persone – tra i firmatari della lettera in cui avanziamo le nostre proposte ci sono anche persone che non appartengono direttamente al mondo del libro, imprenditori come Oscar Farinetti o Alberto Meomartini, musicisti come Paolo Fresu o Maurizio Pollini, attori come Toni Servillo –, dovranno rispondere a noi delle azioni messe in campo per realizzare i cinque punti che hanno accettato di sottoscrivere: la nostra intenzione è organizzare con loro incontri periodici, aperti al pubblico, in cui discutere di quanto è stato fatto. Siamo convinti che questo movimento possa rappresentare davvero una modalità positiva di relazione tra la società civile e il Parlamento.

 

8 febbraio 2013

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