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Giotto, il pittore “leggendario” e la sua influenza nel mondo dell’arte

L'8 gennaio del 1337 moriva Giotto. Per l'occasione, vi portiamo alla scoperta della sua vita e della mostra ospitata dal MART di Rovereto dedicata al pittore fiorentino e alla sua influenza nel mondo dell'arte.

L’8 gennaio del 1337, secondo le cronache, moriva Giotto, celebre pittore e architetto fiorentino. In occasione del suo anniversario di morte, vi portiamo alla scoperta della sua vita e della sua influenza nel mondo dell’arte. Se avete voglia di conoscere meglio il celebre artista fiorentino e l’importanza della sua produzione artistica nella nostra cultura, vi suggeriamo di fare un salto al MART di Rovereto, che ospita fino al 19 marzo 2023 la mostra “Giotto e il Novecento“.

Giotto

Il cronista e pittore Giorgio Vasari, passato alla storia per la sua inclinazione al gossip più che per la sua produzione artistica, ci svela da sempre i segreti degli artisti che hanno fatto la storia dell’arte. Ne Le Vite ci racconta anche la biografia del “misterioso” Giotto, “pittore, scultore et architetto aretino”. Un artista famoso non solo per la bellezza artistica delle sue opere ma anche per il suo spirito innovativo, fu lui, infatti, a introdurre l’uso della prospettiva. L’artista toscano, inoltre, fu uno fra i primi a sfruttare il chiaroscuro per avere un effetto più realistico.

L’artista, di umili origini, era un pastorello, amato da tutti coloro che lo conoscevano e con un grande talento che Cimabue scoprì per caso, osservando i disegni realizzati dal pittore su una roccia. Le pecore disegnate erano così realistiche che Cimabue chiese al padre di prendere il ragazzo come apprendista.

La vita

Giotto di Bondone, forse diminutivo di Ambrogio o Angiolo, conosciuto semplicemente come Giotto (Vespignano, 1267 circa – Firenze, 8 gennaio 1337), è stato un pittore e architetto italiano. Di umili origini si fece conoscere grazie al suo talento. Il pittore si sposò verso il 1287 con Ciuta (Ricevuta) di Lapo del Pela.

Dal matrimonio nacquero quattro figlie e quattro figli, dei quali uno, Francesco, divenne pittore. La prima volta che Giotto venne ufficialmente nominato è in un documento recante la data 1309, nel quale si registra che Palmerino di Guido restituisce in Assisi un prestito a nome suo e del pittore. Si spostò per lavorare, ricordiamo il suo importante soggiorno a Roma o a Padova dove affrescò la famosa Cappella degli Scrovegni.

Bravo ma…

Vasari, sulla base di una descrizione del Boccaccio, che era un amico di Giotto, dice di lui che “non c’era nessun uomo più brutto nella città di Firenze”. Riportando come Giotto fosse un maschio assai virile, alto un metro e cinquantotto centimetri, appena zoppicante per una caduta da giovane, dalla testa grossa e rozzamente squadrata per la fronte sfuggente, con l’occhio sinistro più piccolo del destro e il collo taurino. Ma la capacità cranica di Giotto era superiore alla media di circa 200 centimetri cubi. Del resto della bruttezza fisica di questo genio parlavano anche contemporanei.

Gli ultimi anni

Rientrato nella sua Firenze, lavorò all’ultima opera fiorentina terminata dagli aiuti: Cappella del Podestà nel palazzo del Bargello. Il relativo ciclo di affreschi, oggi in cattivo stato di conservazione (anche per errati restauri ottocenteschi) raffigura Storie della Maddalena ed Il Giudizio Universale. In questo ciclo è famoso il più antico ritratto di Dante Alighieri, dipinto senza il tradizionale naso aquilino. Morì l’8 gennaio del 1337 (il Villani riporta la data della morte avvenuta alla fine del 1336 secondo il calendario fiorentino) e venne sepolto in Santa Reparata con una cerimonia solenne a spese del Comune.

La mostra “Giotto e il Novecento” al MART di Rovereto

“Giotto e il Novecento“ mette al centro del percorso espositivo opere moderne legate alla produzione di Giotto. La mostra presenta opere di artisti moderni e contemporanei ispirate all’arte di Giotto, il maestro che rivoluzionò la pittura medievale. Nel primo novecento Carlo Carrà, Mario Sironi e Arturo Martini, ma anche Gino Severini, Massimo Campigli, Achille Funi, Ubaldo Oppi, rintracciarono in Giotto il principale testimone di un’eternità alla quale guardare.

Pochi decenni dopo, l’eredità giottesca influenza l’opera di alcuni protagonisti dell’arte italiana come Giorgio Morandi, Fausto Melotti, Mario Radice, Lucio Fontana, ma anche il lavoro di grandi artisti internazionali come Henri Matisse, Yves Klein, Mark Rothko, Josef Albers e Tacita Dean. Con “Giotto e il Novecento” il Mart conferma l’attenzione ai confronti tra antico e contemporaneo.

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