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”Francesca Woodman & Birgit Jürgenssen”, 119 scatti tra surrealismo e ironia

Francesca Woodman & Birgit Jürgenssen. Opere dalla COLLEZIONE VERBUND”, una mostra fotografica dedicata a due delle maggiori artiste contemporanee che hanno saputo indagare la complessità dell’io attraverso immagini che si servono di un linguaggio...

Un’esposizione fotografica che mette in scena la fragilità dell’esistenza umana servendosi del corpo femminile come espressione artistica. Due grandi artiste della fotografia contemporanea si confrontano in una doppia personale a Merano da oggi al 20 settembre.

 

MILANO – “Francesca Woodman & Birgit Jürgenssen. Opere dalla COLLEZIONE VERBUND”, una mostra fotografica dedicata a due delle maggiori artiste contemporanee che hanno saputo indagare la complessità dell’io attraverso immagini che si servono di un linguaggio metaforico e surrealista. Da oggi al 20 settembre 2015, Merano Arte presenta una doppia personale dedicata a Francesca Woodman (1958–1981) e a Birgit Jürgenssen (1949-2003). La collaborazione con COLLEZIONE VERBUND è la seconda dopo la mostra personale dedicata all’opera giovanile dell’artista Cindy Sherman.

 
MERANO ARTE E LA FOTOGRAFIA DEL 900 – In collaborazione con la prestigiosa COLLEZIONE VERBUND di Vienna e a cura di Gabriele Schor, le due mostre confermano la vocazione di Merano Arte quale centro espositivo attivo sul fronte della valorizzazione della fotografia del Novecento. Dopo le rassegne di maestri internazionali quali Man Ray, Boris Mikhailov, Urs Lüthi, Eliott Erwitt, Ugo Mulas e Cindy Sherman, lo spazio meranese accoglie l’opera di due grandi artiste venute a mancare repentinamente, a soli 22 anni nel caso della Woodman, a 54 anni in quello della Jürgenssen. I loro lavori, oltre che a livello estetico e concettuale, dialogano felicemente anche in senso storico, in quanto rappresentano due degli esempi più alti del ‘femminismo poetico-performativo’ degli anni Settanta.

 
PARALLELISMI – Nonostante Francesca Woodman e Birgit Jürgenssen non si siano mai incontrate, numerosi sono i parallelismi possibili tra le loro opere: la messa in scena del soggetto, la fragilità dell’esistenza umana e soprattutto il confronto critico con la tematica del corpo femminile nell’espressione artistica. Le fotografie performative realizzate dalle due artiste sono state scattate nella sfera protetta dell’atelier, solitamente utilizzando l’autoscatto. Entrambe si sono avvalse di pratiche di matrice surrealista per emancipare il loro linguaggio espressivo e hanno utilizzato il corpo come strumento formale per interrogare e mettere in discussione il proprio essere e la propria identità, ma anche per delineare una nuova immagine della donna. Il corpo, infatti, è concepito tutt’altro che come ‘natura’ o ‘oggetto sessuale’, è ‘opera d’arte’ in sé.

 

AUTOSCATTI PER INDAGARE L’IO – Mosse da un’urgenza espressiva che le ha spinte a sperimentare mettendosi in gioco e ritraendosi in prima persona, spesso nude, altre volte travestite, le due artiste hanno interrogato i tratti più reconditi della psiche umana, tentando di cogliere non una testimonianza ‘esterna’, quanto uno stato d’animo complesso e tutto interiore, dalla forza e delicatezza tipicamente femminili.

 
LA PERSONALE DI FRANCESCA WOODMAN, UN LINGUAGGIO METAFORICO – Francesca Woodman ha utilizzato il corpo come strumento e contemporaneamente come oggetto, inserendolo in una messa in scena attentamente studiata, per raccontare suggestioni sospese, accadimenti dai tratti surreali. Se in passato i soggetti delle fotografie di Francesca Woodman sono stati spesso interpretati quale preludio estetico del suo suicidio, i recenti studi realizzati dalla COLLEZIONE VERBUND, iscrivono la sua ricerca nella tradizione del tableau vivant. La rassegna a Merano Arte proporrà 75 fotografie, in bianco e nero, di cui 20 esemplari vintage, mai esposti in Italia, accompagnate da alcune rare diapositive a colori e un video, che approfondiranno la poesia e l’ambito metaforico che caratterizza il singolare linguaggio dell’artista americana. Francesca Woodman ha realizzato le sue opere nel corso di un periodo creativo di soli 9 anni, dal 1973 al 1981, riuscendo a esplorare varie tematiche che hanno contraddistinto il corso della storia dell’arte contemporanea: la soggettività femminile, la fotografia concettuale, la performance e la scoperta del corpo come espressione artistica.

 

LA PERSONALE DI BIRGIT JÜRGENSSEN, IRONIA E SURREALISMO – Birgit Jürgenssen una delle più importanti esponenti dell’avanguardia femminista degli anni settanta, ha lasciato un corpus davvero eterogeneo e complesso. La mostra presenta 44 opere, tra fotografie in bianco e nero e a colori, polaroid, rayogrammi, cianotipi, disegni, sculture (i celebri ‘oggetti scarpa’) e lavori realizzati con la stoffa, fornendo una panoramica ampia e sperimentale della sua ricerca.Il lavoro dell’artista austriaca ruota attorno al corpo femminile che appare nelle sue metamorfosi, ora mascherato, ora frammentato, ora antropomorfo, e riflette con ironia e spirito surrealista sugli stereotipi sessuali e di genere, sui pregiudizi e malintesi della vita quotidiana. Negli anni Settanta la Jürgenssen ha affrontato anche tematiche di matrice femminista e di critica sociale, confrontandosi in special modo con uno slogan tipico di quegli anni quale “il personale è politico”.

 
FRANCESCA WOODMAN (1958-1981) – Cresce tra gli Stati Uniti e l’Italia. Nel corso dei suoi studi alla Island School of Design di Providence (1975 – 1978) realizza numerose fotografie, che sviluppa da sé in camera oscura. Tra il 1977 e il 1978 trascorre un periodo a Roma, dove tiene la sua prima personale europea alla Libreria Maldoror, un ambiente vicino al surrealismo. Nel 1979 si trasferisce a New York, dove scatta le prime fotografie a colori. Nel gennaio del 1981, all’età di 22 anni Francesca Woodman si toglie la vita.
La sua opera è recentemente giunta all’attenzione del pubblico internazionale grazie alle retrospettive presentate al San Francisco Museum of Modern Art e al Guggenheim Museum di New York. Nel 2014 è stata presentata la prima grande monografia in lingua tedesca, realizzata dalla COLLEZIONE VERBUND di Vienna.

 
BIRGIT JÜRGENSSEN (1949 – 2003) – E’ una delle più importanti rappresentanti dell’avanguardia femminista internazionale. A Parigi, all’età di 17 anni, entra in contatto con la letteratura francese e la corrente artistica del Surrealismo. Da quel momento la sua opera è influenzata dalla psicoanalisi di Freud, dall’etnologia e dalla critica sociale. Negli anni Settanta l’artista realizza la famosa opera Shuhwerk (Opera scarpa) e numerose fotografie e disegni che affrontano il ruolo delle donne nella società. Dal 1982 al 2003, anno della sua morte, insegna fotografia all’Accademia di Belle Arti di Vienna. L’opera della Jürgenssen è tornata all’attenzione del pubblico internazionale grazie all’importante pubblicazione realizzata dalla COLLEZIONE VERBUND. Da allora i suoi lavori rientrano in importanti collezioni quali quelle del MoMa di New York, della Tate Modern di Londra, del Centre Pompidou di Parigi e del Belvedere di Vienna.

 
LA COLLEZIONE VERBUND – E’ stata fondata a Vienna nel 2004 dalla SOCIETÀ VERBUND, principale operatore elettrico austriaco e uno dei maggiori produttori di energia idroelettrica in Europa. Negli ultimi 10 anni la direttrice Gabriele Schor ha costituito una collezione specializzata sull’avanguardia femminista degli anni 1970, con più di 500 opere di 34 artiste internazionali, tra cui opere di Birgit Jürgenssen e Francesca Woodman.

27 giugno 2015

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