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Editoria, per gli addetti ai lavori il digitale mette a rischio la proprietà intellettuale dei libri

SPECIALE LIBRI E DIGITALE - La digitalizzazione del settore librario, con ereader ed ebook, è una realtà che dai paesi anglosassoni sta prendendo piede anche nel resto del mondo. Abbiamo chiesto agli addetti ai lavori quali sono le prospettive in Italia e, dopo l’esperienza avuta in altri campi come la musica ed il cinema, quali possono essere gli eventuali rischi per il settore...

Abbiamo chiesto a scrittori, giornalisti, case editrici e autorità responsabili le possibili conseguenze dovute allo sviluppo del digitale in ambito editoriale

 

MILANO – Maggiore apertura del mercato, nascita di nuove figure professionali, ma anche rischio di veder sparire piccole realtà editoriali e librarie e di non veder garantita la proprietà intellettuale delle opere. Sono questi secondo gli addetti ai lavori i risvolti positivi e non della digitalizzazione nel settore dell’editoria, che sta costringendo case editrici, librai e lettori stessi a rivedere i propri ruoli e le proprie abitudini. Secondo 7 addetti ai lavori su 10 (73%), la digitalizzazione mette a rischio la proprietà intellettuale delle opere, mentre altri (47%) temono la scomparsa di ruoli fino ad oggi fondamentali nella filiera dell’editoria: i più a rischio sono editor (45%), distributori (34%) e librai (52%).

 

TENDENZE ANGLOSASSONI – E’ una verità ormai assodata che negli ultimi tempi il digitale si sia imposto come protagonista indiscusso del mercato internazionale, sia sul piano tecnologico, con la creazione dei bookreader e dei supporti per la lettura digitale, sia su quello editoriale. In America, i dati forniti nel mese di luglio da Association of American Publishers e Book Industry Study Group hanno confermato che la vendita di ebook ha superato quella dei libri stampati relativamente alla narrativa per adulti. Nel mese di agosto è stata poi la volta del Regno Unito; il sorpasso è stato reso noto dai dati relativi alle vendite di Amazon, che sottolineavano come per 100 libri cartacei acquistati nei punti vendita dislocati su tutto il territorio britannico se ne scaricassero a pagamento 114 digitali su Kindle. “Noi siamo in ritardo rispetto al mondo anglosassone – afferma il direttore dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Alfieri Lorenzon  – L’e-book è un fenomeno irreversibile che andrà ad allargare il mercato della produzione culturale ed editoriale. Continuerà e si amplierà la produzione di libri in formato tradizionale, e che sempre più, con l’avanzare della generazione digitale, ci saranno forme di consumo culturale su altri supporti.”

 

PROSPETTIVE FUTURE – Come vedono, da qui a 5 anni, il mercato dell’editoria italiana con lo sviluppo della digitalizzazione? La maggioranza (43%) vede una durevole e solidale coesistenza tra libro cartaceo e digitale. “Sfogliare un libro di carta è una bella abitudine che non verrà sostituita – afferma lo scrittore e avvocato penalista siracusano Ettore Randazzo – credo che nei prossimi anni mercato digitale e cartaceo viaggeranno parallelamente senza problemi.” Altri (24%) pronosticano una fase interlocutoria, dovuta soprattutto alla mancanza di regolamentazioni chiare in ambito digitale (13%) e all’impreparazione da parte di alcuni protagonisti del settore (su tutti case editrici e librai) di fronte a questo fenomeno (9%). Sono pochi (6%) coloro che credono che in Italia il mercato dell’ebook supererà quello cartaceo, come avvenuto nei paesi anglosassoni.

PROPRIETA’ INTELLETTUALE – Quali sono le maggiori conseguenze dovute alla diffusione della digitalizzazione nel settore librario? La maggioranza (73%) teme che ciò, come già avvenuto in campo musicale e cinematografico, possa compromettere la proprietà intellettuale delle opere digitalizzate. “Il timore non è infondato – afferma Nicoletta Sipos, curatrice della rubrica dedicata ai libri per il settimanale Chi – Alcuni grandi nomi (penso a Stephen King) hanno messo in rete alcuni loro racconti restando fondamentalmente delusi da tentativi di plagio o mancati pagamenti”. Secondo altri (56%) il digitale aprirà il mercato ad una nuova fetta di lettori, legati al mondo digitale, mentre la metà (47%) teme che nuovi fenomeni come il selfpublishing, la scomparsa di ruoli fino ad oggi fondamentali nella filiera dell’editoria: i più a rischio sono editor (45%), distributori (34%) e librai (52%).

 

POSSIBILI STRATEGIE – Cosa fare, quindi, per adattarsi alle nuove prospettive del mercato dovute al digitale? La maggioranza degli addetti ai lavori (57%) consiglia alle figure più a rischio di mettere in atto nuove strategie. “Le librerie si dovranno inventare nuovi modelli di business non solo nella direzione dei prodotti diversi dal libro – afferma Alberto Galla, presidente ALI (Associazione Librai Italiani) – ma nel frattempo molte sono già oggi in grado di proporre alternativamente la vendita del libro di carta o quello digitale.” “Alle case editrici non resta che adeguarsi al digitale – afferma lo scrittore Erri De Luca – La minaccia maggiore per loro viene dalla possibilità di un autore di pubblicar di da solo e andare sul mercato della rete senza di loro”.

 

15 ottobre 2012

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