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Come scrivere un libro. 5 buone ragioni per prendersi una pausa dalla lettura

Se leggete Libreriamo, ci piace pensare che siate dei veri lettori. Ma potrebbe anche darsi che non vi limitiate a leggere, e siate anche degli scrittori – o aspiranti tali! Il che dovrebbe rendervi ancor “più lettori”

Nel momento della creazione, sentire troppo voci narrative nella propria testa rischia di essere controproducente: ecco le 5 ottime ragioni per cui prendersi una pausa dalla lettura potrebbe essere utile

 

MILANO – Se leggete Libreriamo, ci piace pensare che siate dei veri lettori. Ma potrebbe anche darsi che non vi limitiate a leggere, e siate anche degli scrittori – o aspiranti tali! Il che dovrebbe rendervi ancor “più lettori”, in quanto solo una lunga pratica di lettura permette di avere una piena coscienza del proprio stile, e una padronanza dei mezzi espressivi. Eppure leggere, per uno scrittore, potrebbe essere talvolta controproducente: soprattutto quando siete totalmente immersi nell’ideazione di un vostro progetto, sarebbe forse il caso di prendervi una piccola pausa dalla vostra fervida attività di lettori. Il sito bustle.com spiega il perché

 

Non leggete per competizione

Il primo motivo non è proprio un vero motivo, quanto piuttosto un tentativo di mettervi in guardia. A scuola, all’università e più o meno ovunque potreste avere incontrato gente supponente – molto probabilmente hipster – che vi guardano dall’alto della loro supposta – e sicuramente, ribadiamo, supponente – supremazia letteraria che vi additerà per non aver mai letto il tal autore o il tal romanzo. Non si legge per sport, né per compiacere, né tantomeno per status sociale. Lasciate questi individui a crogiolarsi nella loro presunta superiorità. Non leggete per competizione. Non leggete cose che non vi interessano. Non leggete libri perché gli altri vi hanno detto che dovreste. Non fate finta di aver letto libri che non avete mai sentito nominare. Non si legge per nozionismo o per farsi vanto della propria cultura.

 

Liberatevi dalle influenze esterne

Tutti gli aspiranti scrittori venerano almeno un paio di idoli letterari e vorrebbero più di ogni altra cosa poter scrivere come loro. Questo non è possibile. Uno scrittore non sceglie come scrivere, o meglio: non si scrive ciò che si vuole, ma ciò che si può. Lo stile è una necessità personale che non si può né imparare né insegnare. Potrete spiegare come utilizzare determinati trucchetti narrativi, ma non potrete insegnare a ragionare come una persona diversa da quella che si è. Fine della storia. Mentre scrivete, leggete voi stessi, non altri: come potete pensare di trovare la vostra vera voce, se avete la testa piena di quelle degli altri?

 

Ritiratevi dalla competizione immaginaria con altri scrittori. Esiste solo nella vostra testa

“Avrei potuto farlo anch’io. Perché lui è stato pubblicato e io no? Avrei potuto farlo, e anche meglio. Non si merita niente. Io meriterei di più. Chi prendo in giro? È mille volte meglio di me. Non sono degno neanche di leggerlo. Qualcuno prenda I miei appunti e gli dia fuoco. Uccidetemi, per favore…” Sono dei pensieri che vi sono famigliari? Potrebbe essere. Sono dei pensieri costruttivi e positivi? NO. Possono essere frustranti e condurvi dritto al blocco dello scrittore. Se iniziata a fare pensieri del genere, è ora di interrompere la lettura per rilassarvi e dedicarvi all’unico scrittore di cui davvero vi dovrebbe importare in questo momento. Voi stessi.

 

Prendete in autonomia le vostre decisioni

Anche se non siete entrati in immaginaria competizione con gli autori che state leggendo, correte il rischio di modificare il vostro stile sulla base di quel che han fatto loro. Va bene farsi ispirare, ma le scelte di un racconto dovrebbero essere prese con la vostra testa. Questo rischio è tanto più grande se l’autore che state leggendo magari è un vostro contemporaneo, coetaneo e scrive romanzi del vostro stesso genere e indirizzati al vostro stesso pubblico. Imparare da un maestro è sicuramente un qualcosa di positivo, ma ricordate che l’unico modo di raccontare bene una storia è raccontarla nel modo in cui voi volete che sia raccontata. Se adorate il tono umoristico demenziale, non siate seri solo perché l’autore serio è guardato meglio. Se nel vostro romanzo preferito è presente il tema della morte dei genitori, non ammazzate la mamma della vostra protagonista solo per riunirvi idealmente al vostro autore di riferimento. Le scelte più importanti dovete prenderle con la vostra testa.

 

 

Un conto è conoscere il mercato. Un conto è esserne ossessionati

In un’ottica commerciale, è importante conoscere il mercato ed essere consapevoli della possibile collocazione editoriale del proprio scritto. In questo ambito è sì importante conoscere la concorrenza, il suo eventuale successo e le tendenze del mercato in un dato contesto storico e locale. Ma se comincerete a essere ossessionati dalla vostra possibile “collocazione”, finirete per fare tutte le cose sconvenienti di cui abbiamo parlato finora: entrare in competizione mentale con altri scrittori, imitarli, basare le scelte proprie sullo stile e sul successo altrui. Tutto ciò renderà il vostro lavoro molto più stressante, frustrante e in assoluto molto ma molto poco piacevole. Con il rischio infine di scrivere una storia banale e stereotipata, uguale a tante altre, e che proprio per questo nessuno troverà interessante.

Per questo sarebbe plausibile, nel momento della creazione letteraria, sospendere la lettura altrui, erigere barricate intorno al proprio cervello e concentrarsi esclusivamente sulla propria inventiva e sul proprio stile. Queste barriere potranno essere agevolmente abbattute una volto terminato il processo creativo. Quando sarete pronti per un altro periodo rilassante e scevro di pericoli, scelte e tentazioni. L’ossessionante periodo delle revisioni!

 

7 aprile 2015

 

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