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Burri conquista New York, mostra al Guggenheim

Al Guggenheim di New York "The Trauma of Painting", la più grande retrospettiva mai dedicata ad Alberto Burri in suolo americano.

MILANO – Oltre cento opere, molte delle quali mai esposte al di fuori dei confini italiani, arrivano a New York. Il protagonista e creatore di questi capolavori è Alberto Burri, al quale il Guggenheim Museum dedica un’importante mostra, anche in occasione del centenario della sua nascita. Dal 9 ottobre al 6 gennaio il Solomon R. Guggenheim Museum di New York ospiterà “The Trauma of Painting”: esplorando la bellezza e la complessità del processo creativo che sta alla base delle opere di Burri, l’esposizione elegge l’artista a protagonista della scena artistica del secondo dopoguerra, ricollocando il maestro in una posizione dominante all’interno della scena artistica del secondo dopoguerra.

ARTE OLTRE I LIMITI – Raggruppando oltre 100 opere, il percorso dimostrerà come, attenuando la demarcazione tra dipinto e rilievo plastico, Burri diede forma ad una nuova poetica di dipinto-oggetto che influenzò direttamente il Neodadaismo, l’Arte Processuale e l’Arte Povera.

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LA MULTIFORME ARTE DI BURRI – Lungo la spirale del Guggenheim si susseguiranno i diversi supporti, le superfici e i colori che Burri utilizzò nelle numerosi fasi artistiche che costellarono la sua carriera. Oltre alla celebre serie Sacchi realizzata con resti di juta lacerati, rammendati e ricombinati con stracci, il museo presenterà anche opere meno note al pubblico americano come Catrami, Muffe, Gobbi (tele con gobbe in rilievo che si aggettano nello spazio), Bianchi (monocromi), Legni (combustioni di legni), Ferri (rilievi costituiti da protuberanze di pezzi prefabbricati di lamiera in alluminio), Combustioni plastiche (fogli di plastica fusa), Cretti (effetto craquelure) e Cellotex (truciolato intagliato e decorticato). Una sezione sarà inoltre dedicata all’imponente opera Grande cretto (1985-89), memoriale dedicato alle vittime del terremoto che nel 1968 colpì la cittadina siciliana di Gibellina.

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ALBERTO BURRI – Anello di transizione tra collage e assemblaggio, Burri raramente ricorreva all’uso della pittura e del pennello, prediligendo la lavorazione della superficie per mezzo di cuciture, combustioni e lacerazioni, per citare alcune delle sue tecniche. Ricorrendo a sacchi di juta strappati e rammendati, tele con gobbe in rilievo e plastiche industriali fuse, le opere di Burri alludono spesso a corpi umani, membrane e ferite, ma lo fanno attraverso un linguaggio totalmente astratto. La qualità tattile del suo lavoro anticipa il Post-minimalismo e il movimento artistico femminista degli anni ‘60, mentre i suoi “monocromi materici” rossi, neri e bianchi sfidano i concetti di purezza linguistica e semplificazione delle forme tipici del modernismo formalista americano.

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