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Björk, la vulcanica artista islandese in mostra al MoMa di New York

Al MoMA di New York, uno dei più importanti musei di arte moderna e contemporanea del mondo, dall’8 marzo ci sarà una retrospettiva dedicata alla poliedrica artista, Björk. La mostra racconterà gli oltre vent’anni di carriera...

“Ho un basso livello di attenzione, mi annoio facilmente. E sono sempre molto eccitata dalle novità, direi che sono il mio motore naturale”

 

MILANO – Björk riesce sempre a sorprenderci. Già il suo nome è una stranezza. Björk, in islandese, è “betulla”, l’albero più pallido e buono che ci sia: neanche parla, perché i venti da nord lo piegano in silenzio. Mentre lei è magma vulcanico prodotto dalle terre nere della sua isola di fuochi nascosti. E questo magma dapprima le ribolle nella testa, per poi schizzare, in forma di idee-lapilli, in ogni direzione.

 
LA MOSTRA – Al MoMA di New York, uno dei più importanti musei di arte moderna e contemporanea del mondo, dall’8 marzo ci sarà una retrospettiva dedicata alla poliedrica artista, Björk. La mostra racconterà gli oltre vent’anni di carriera di Björk con la sua musica, i video, i costumi (spesso molto eccentrici) e altri oggetti e installazioni, e saranno ammessi solo cento visitatori alla volta. Per promuovere la mostra è stato diffuso una specie di trailer, che farà parte dell’installazione video principale della mostra, chiamata “Black Lake”: nel video Björk canta la canzone “Black Lake”, tratta dal suo ultimo disco “Vulnicura”.

 

Björk – La regina islandese dell’avanguardia che in 30 anni ha venduto 40 milioni di dischi, la potremo scoprire attraverso questa mostra evento dedicata alla sua lunga carriera. La cantante, Björk Guðmundsdóttir, meglio nota come Björk, nata a Reykjavík il 21 novembre 1965, è nota al grande pubblico anche come compositrice, polistrumentista, produttrice discografica e attrice islandese. È divenuta celebre per la sua espressività vocale unica e per il suo stile musicale eclettico, influenzato da molti differenti generi come alternative rock, jazz, elettronica, musica classica, folk, trip hop e musica sperimentale, per il suo particolare abbigliamento di scena, per i suoi originali e discussi video musicali e per la sua personalità. Vincitrice di numerosi premi e riconoscimenti, recitò in nel 1999, nel film “Dancer in the Dark”, un dramma musicale su un’immigrata ceca di nome Selma che lotta per pagare un’operazione che impedisca a suo figlio di diventare cieco. Il regista Lars von Trier le chiese di considerare l’idea di interpretare il ruolo di Selma, una proposta che inizialmente declinò. Le riprese cominciarono all’inizio del 1999, e il film debuttò nel 2000 al 53º Festival di Cannes. Björk ricevette il premio come migliore attrice per il suo ruolo, ma lei descrisse le riprese come così pesanti, fisicamente ed emotivamente, da giurare di non recitare mai più. La colonna sonora che creò per il film venne pubblicata con il titolo “SelmaSongs”.

 
TRA SURREALISMO E SOGNO – Ad ossessionarla è il concetto di metamorfosi. Per alcuni osservatori, più che nel circo aleatorio dell’arte contemporanea, le sue matrici vanno ricercate in un’avanguardia storica come il Surrealismo. A esaminare video e costumi di Björk vengono in mente certi quadri del belga Paul Delvaux, per esempio le donne-sirene scaturite da tronchi della “Nascita del giorno”. C’è qualcosa del Max Ernst più «unheimlich», perturbante. O di Magritte: “L’invention collective”, del 1934, la “sirena invertita”, busto di pesce e gambe di donna, è idea curiosamente alla Björk. Che, quanto a forme zoo e biomorfe, è recidiva. Nell’ambizioso progetto “Biophilia”, basato sulla trasmutazione in musica di dieci fenomeni naturali, dalle fasi lunari alla struttura dei cristalli, un suo costume di scena è un corpo argenteo da mollusco, tutto bolle, piuttosto ripugnante. “Biophilia”, “esplorazione multimediale dell’universo” sta diventando anche un educational program sui temi dell’ecologia destinato alle scuole scandinave, con opportuno sponsor politico.

 

 

25 febbraio 2015

 

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