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Ammaniti e Missiroli, due generazioni di scrittura a confronto

DAL NOSTRO INVIATO A PORDENONELEGGE - La tredicesima edizione di Pordenonelegge, dedicata a una delle promotrici recentemente scomparsa, Sara Moranduzzo, si è aperta all'insegna della leggerezza di due generazioni: come due amici, Marco Missiroli e Niccolò Ammaniti hanno conversato di letteratura e del mestiere di scrivere...

La tredicesima edizione di Pordenonelegge si è aperta con il dibattito tra i due scrittori sulla letteratura ed il mestiere di scrivere, con uno sguardo all’attualità

 

PORDENONE – La tredicesima edizione di Pordenonelegge, dedicata a una delle promotrici recentemente scomparsa, Sara Moranduzzo, si è aperta all’insegna della leggerezza di due generazioni: come due amici, Marco Missiroli e Niccolò Ammaniti hanno conversato di letteratura e del mestiere di scrivere, con frequenti incursioni nel vissuto dello scrittore romano. L’occasione è la recente uscita  di Ammaniti : “Il momento è delicato”, così intitolata perché ogniqualvolta nella sua ormai ventennale carriera  si è ritrovato a proporre agli editori la pubblicazione di una raccolta di racconti, negli anni si è sempre sentito dire “ il momento è delicato” e proprio ora che davvero i tempi sono effettivamente gravosi, la scelta è caduta su questo titolo – provocazione.

 

GLI ESORDI – Incalzato da Missiroli, che si è avvicinato alla scrittura proprio con “Io e te” e non con i classici che la mamma maestra elementare lo spingeva a leggere, Ammaniti ha raccontato il suo esordio nella scrittura e la sua perenne ansia che gli provoca un effetto narcolettico nei momenti più difficili, come quando si recò a Milano alla Mondadori interessata al suo primo “Branchie”, uscito per caso in sordina presso una piccola casa editrice affiliata con la Cgil con sede in via Botteghe Oscure. E passare da lì alla casa editrice di Segrate, ha descritto  con ironia lo scrittore, è stato un passaggio non facile, ma cosi è iniziata, rapidamente e inaspettatamente, la sua vicenda letteraria, che ha alternato i più noti romanzi alla forma per il pubblico meno conosciuta del racconto: “un divertimento: come uno sciatore che prova una pista particolare”. Proprio con immagini comuni e alla portata di tutti, lo scrittore romano descrive il processo creativo, anche la tensione dei giorni che si accumulano senza idee, e poi lo sfociare improvviso della storia. Storie che lui ama descrivere in prima persona come in “Io non ho paura” e in romanzi brevi che si concentrano su pochi personaggi e pochi tratti, laddove l’intreccio è più complicato, la storia diventa come un “acquario dove convivono a forza pesci dalle specie più disparate che in natura non vivrebbero mai assieme”.
 
NARRAZIONE AL PUBBLICO – Sono queste immagini comuni, i dettagli, il tono da commedia all’italiana a costituire lo scheletro dei racconti contenuti nella recente antologia, a partire da quello letto al pubblico di Pordenonelegge, “Un uccello molto serio”  ( o anche “ Io praticamente non l’ho tradita” che è la chiusa finale) : un racconto ambientato a Roma d’estate che vede come protagonista un amico, impegnato a nascondere maldestramente alla moglie le tracce di un tradimento notturno. La lettura con il ritmo giusto, i particolari in cui tutti si riconosco dalla crema Oil of Olaz ai Sofficini (“Il vero problema era il letto. Che fare con le lenzuola? L’unica era coprire quel profumo con un odore più forte. E se accidentalmente gli fosse caduto sul letto qualcosa? Ecco! Tirò fuori dal congelatore dei sofficini al pomodoro e li gettò in padella ripetendosi: “Avevo fame e mi sono fatto dei sofficini e per sbaglio mi sono caduti sulle lenzuola. Quando furono cotti, li versò sul letto con tutto l’olio che si fuse con il rivestimento del materasso di lattice generando un mezzo incendio e una nuvola di fumo nero e tossico, ma eliminando per sempre l’odore di Angela. Mara avrebbe pensato che era un coglione totale, non un fedifrago. Eccellente, si disse compiaciuto.”) rendono la narrazione esilarante al pubblico e un divertimento per chi lo scrive.
 
DAL LIBRO AL CINEMA – Ma, accanto ai toni divertiti, ci sono quelli impropriamente chiamati splatter, secondo Missiroli, del racconto di apertura con il sangue che scorre a fiumi, perché il tono comico e quello tragico sono in realtà, come ammette Ammaniti stesso, le due componenti della sua anima scanzonata, che prova pena e commiserazione per le persone più strane, ma alla fine per le debolezze di tutti.  Scrive per immagini Ammaniti e questo ha fatto la sua fortuna di scrittore al cinema con “Io non ho paura” e con“ Come Dio comanda” e ora con “Io e te” con la regia di Bertolucci, tutti film in cui si è ritrovato, ma non completamente, perché il linguaggio e i tempi cinematografici sono comunque diversi dalla scrittura.  E ora quali progetti ?  “Adesso è un momento complicato, anzi delicato”.

 

di Alessandra Pavan

20 settembre 2012

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