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A Pordenonelegge, Marco Missiroli incontra le vincitrici del Campiello Giovani

DAL NOSTRO INVIATO A PORDENONELEGGE - È dedicato ai giovanissimi il premio Campiello Giovani: dai quindici ai ventidue anni. E stamattina a Pordenonelegge sono state presentate tre dei cinque finalisti: Alessandra Bellina, Giulia Di Francisca, Silvia De Grandis, da un altro scrittore finalista del premio Campiello: Marco Missiroli...

Stamattina presso il convento San Francesco si è tenuto l’incontro aperto al pubblico 

 

PORDENONE – È dedicato ai giovanissimi il premio Campiello Giovani: dai quindici ai ventidue anni. E stamattina a Pordenonelegge sono state presentate tre dei cinque finalisti: Alessandra Bellina, Giulia Di Francisca, Silvia De Grandis, da un altro scrittore finalista del premio Campiello: Marco Missiroli. Il suo libro, Il senso dell’elefante (Guanda), era in concorso insieme a quello di Carmine Abate, La collina del vento, che gli ha strappato il titolo. Prima di intervistare le tre ragazze, di fronte a una platea di liceali, Missiroli ha parlato a lungo di sé.

 

NON SCRIVEVO E NON LEGGEVO PER TRAUMA – Marco Missiroli, dopo aver frequentato un corso della scuola Holden durante il quale, a sua detta, non è stato mai apprezzato, ha pubblicato già molti volumi. È un giornalista dalla storia strana, come racconta al pubblico di adolescenti che assiste alla presentazione del premio. Un po’, forse, per strizzare l’occhio ai ragazzi, un po’ perché si tratta di un vita vissuta, Marco parla senza filtri. E racconta che “fino ai ventun anni, un po’ per trauma — mia madre mi costringeva a scrivere il diario della giornata, da bambino, in vacanza, e io odiavo questa cosa — non ho letto, né tantomeno scritto, un libro. Ero specializzato in impennare il motorino, tutti in paese mi conoscevano per questo”. Forse c’è un po’ di furbizia in queste dichiarazioni: sa che a fare l’ex teppistello può conquistare l’attenzione dei ragazzini. Missiroli ci sa fare. Ma, diciamocelo: a noi adulti piace di più quando non infarcisce i racconti di esagerazioni e si mette davvero a nudo, parlando del suo amore per la lettura.

 

L’APPROCCIO ALLA SCRITTURA – Reduce da una serata completamente diversa, quella in cui ha presentato uno dei suoi scrittori che l’ha ispirato (Io non ho paura di Ammaniti è stato uno dei romanzi da cui trae spunto, e ieri ha presentato a Pordenonelegge proprio lo scrittore romano), il romagnolo Missiroli ha tutte le caratteristiche per sfondare. Sa parlare in pubblico, e con pubblici di estrazione completamente differente. Piace alle mamme perché ha l’aria del giornalista-bravo-ragazzo della famiglia media, e alle ragazzine perché nonostante la barba sembra un ragazzino anche lui, con la sua verve implacabile. E piace anche alle donne, penso, perché recita alla perfezione il ruolo di bravo ragazzo perennemente abbandonato dalle fidanzate, almeno così dichiara, e sostiene che “uno dei motivi per cui ho iniziato a scrivere era perché le ragazze mi mollavano”. Insomma, il classico debutto “ombelicale”, che però in breve tempo ha lasciato spazio a uno scrittore “vero”.

 

IL RIGORE DALL’EDICOLA – Si parla di scrittura e di lavoro artigianale, insieme a Missiroli e alle tre ragazze del Premio Campiello Giovani. Si parla di autore preferiti: alla domanda “Qual è il tuo libro preferito?”, una delle ragazze risponde Cent’anni di solitudine e lui, di rimando, “che palle”. (Anche qui, almeno così sembra, si vuole ingraziare il pubblico). Marco Missiroli, invece, cerca di evangelizzare i ragazzi ad altre letture, come Il deserto dei tartari di Buzzati, mica una lettura semplice, per uno che non ha letto fino ai ventidue anni. Estremamente importante, nella sua carriera di scrittore, è stato il suo lavoro di edicolante: “Per cinque anni — afferma — sono stato costretto ad alzarmi alle cinque del mattino, e questo mi ha dato certamente un rigore, necessario alla scrittura. Io, ora, al mattino mi sveglio alle sei e fino alle nove scrivo, poi vado al lavoro”. Insomma, infrange molti luoghi comuni sulla scrittura, di fronte alle nuove generazioni. Che, si spera, prima che scrittori, siano lettori forti.

 

Anna Castellari

20 settembre 2012

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