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Rossella Minotti, ”È colpa della sottocultura televisiva se libri e lettura hanno scarsa diffusione in Italia”

Tanti italiani oggi non leggono più perché la cultura dell'immagine, imposta dalla televisione, ha danneggiato la capacità di riflettere e godere della lettura. Così la pensa Rossella Minotti, giornalista de Il Giorno, che parla delle sue letture preferite e immagina per il nostro Paese un possibile scenario futuro in cui i libri abbiano maggiore spazio...

La giornalista de Il Giorno parla delle sue preferenze letterarie e spiega perché in Italia si legge poco

 

MILANO – Tanti italiani oggi non leggono più perché la cultura dell’immagine, imposta dalla televisione, ha danneggiato la capacità di riflettere e godere della lettura. Così la pensa Rossella Minotti, giornalista de Il Giorno, che parla delle sue letture preferite e immagina per il nostro Paese un possibile scenario futuro in cui i libri abbiano maggiore spazio.

Quali generi e autori predilige?

Fondamentalmente sono una giallista. A parte i classici, da Simenon ad Agatha Christie, mi piace scoprire nuovi autori del genere. Poi i romanzi, anche di ampio respiro, che mi consentono di staccare con la cronaca che affronto ogni giorno in redazione.

Quali sono i suoi libri preferiti?

‘Delitto e Castigo’ di Dostoevskij, ‘Il nome della Rosa’ di Umberto Eco e il mitico ‘Harry Potter’, tutta la saga…

Come sceglie le sue letture?

Devono essere letture d’evasione ma di alto livello. Per questo escludo i saggi e punto su gialli e romanzi. Ho una particolare predilezione per tutta la letteratura ebraica, da Yoshua a Oz, fino ad Agnon. Trovo che Israele esprima con grandissima profondità in tutte le manifestazioni artistiche le sue drammatiche problematiche odierne straordinariamente connesse con una storia millenaria di persecuzioni e una cultura impareggiabile.

A suo parere, quali sono le letture più amate dalle donne, che rappresentano la fetta maggiore del mercato editoriale? Quale libro consiglierebbe a un’amica?

Non attribuirei un sesso alla lettura. La cultura letteraria è e deve essere universale. Va vissuta e goduta con alti sentimenti e spiccata sensibilità, che forse, questo sì, è più facile trovare nelle donne.

Quali sono secondo lei gli ingredienti indispensabili perché un libro abbia successo oggi?

Deve essere sufficientemente superficiale, però ben scritto e puntare sulla voglia di evasione dallo stress quotidiano.

Perché secondo lei in Italia si legge poco e quali iniziative potrebbero essere utili ad affermare e diffondere l’amore per i libri e la lettura nel nostro Paese?


Credo che la colpa sia dell’imperante sottocultura televisiva, che ha indotto nella gran parte degli italiani un nuovo analfabetismo culturale. Nel dopoguerra c’erano tanti italiani che non sapevano leggere, oggi ne abbiamo tanti che non sanno più leggere perché la cultura dell’immagine, veloce e facile da assimilare, ha tolto la capacità di riflettere e godere del silenzio della pagina scritta. Sinceramente non so come si potrebbe cambiare, servirebbe un cambiamento epocale, che forse, grazie alla crisi e alla recessione, sta per arrivare. Magari togliendo centralità ai consumi, si può imporre un nuovo modello di vita, basato più sui contenuti che sulla forma.

 

13 agosto 2012

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