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Roberto Pisoni di Sky Arte, ”Bookshow è un programma tv unico in Italia”

Il direttore ci presenta il progetto che anima il palinsesto del canale Sky dedicato all’arte e alla cultura e ci parla dei programmi incentrati su libri e lettura

Un canale completamente dedicato all’arte e alla cultura, che non parli solo agli specialisti ma coinvolga un pubblico più vasto. Questo è il progetto editoriale da cui nasce Sky Arte HD, come ci racconta il direttore Roberto Pisoni. E attraverso documentari, la produzione sperimentale Boo(k)sta, che mescola parole e musica, e il nuovo Bookshow c’è anche spazio per i libri, raccontati attraverso un approccio emozionale inedito nel panorama televisivo italiano.

Quanto è importante parlare di arte e cultura in tv per far appassionare le persone a queste tematiche?
Sky Arte HD nasce proprio con questo scopo, per coprire con un canale interamente dedicato alla cultura un vuoto editoriale anomalo nel panorama televisivo italiano. Nel momento in cui ci siamo interrogati su quale dovesse essere l’identità di Sky Arte, la prima cosa su cui abbiamo concordato era che il nostro canale non avrebbe dovuto rivolgersi solo agli specialisti, ma a un pubblico più vasto, di curiosi e appassionati. Abbiamo tentato di ottenere questo obiettivo soprattutto attraverso la contaminazione dei linguaggi. Gran parte della nostra programmazione consiste di produzioni che derivano da chi già ha fatto questo lavoro in Europa e in America. A partire da modelli illustri, cerchiamo di trovare una nostra via attraverso le nostre produzioni originali  in cui sperimentiamo nuovi format e ricerchiamo un’estetica visiva riconoscibile, che sia soltanto nostra.

Qual è lo spazio riservato ai libri e alla letteratura nel vostro palinsesto?

La letteratura è entrata nel nostro palinsesto prima attraverso documentari d’acquisizione. Ne abbiamo già trasmessi alcuni molto importanti –su Jack Kerouac e la beat generation, su José Saramago e su Wisława Szymborska.
Vi è entrata poi anche con una prima produzione sperimentale, “Boo(k)sta”, con Davide Dileo, ovvero Boosta dei Subsonica. Ci divertiva molto l’idea di coniugare musica e libri, di fare delle specie di jam session. Più che di un vero programma si trattava infatti di un “filler”, un contenuto interstiziale della durata di cinque minuti, in cui Boosta raccontava puntata per puntata i suoi libri preferiti e componeva su ciascuno una colonna sonora, ispirandosi alle emozioni, ai ricordi, alle storie personali accese dalla lettura. Il primo minuto e mezzo era dedicato alla presentazione del libro – si spaziava dai classici, come “Il piccolo principe”, alla letteratura di genere e contemporanea come Winslow, Eggers, Lansdale – e i successivi minuti alla composizione del brano musicale.
Infine, poiché i libri rappresentano un contenuto importante per noi, abbiamo pensato insieme a Daniele Di Gennaro di minimum fax di creare un vero e proprio programma, “Bookshow”, che ci accompagnerà fino all’estate.

Ci può dire qualcosa di più riguardo a questo programma?

In tutto sono dieci puntate da 25 minuti ciascuna. L’idea era di scegliere come punto di vista quello dei lettori e di rendere protagonista di ogni puntata un lettore celebre, che cambia volta per volta. In questa prima serie saranno degli attori. Non c’è dunque un “mediatore” classico, un conduttore vero e proprio. Volevamo trovare un approccio innovativo, evitando i classici salotti in cui un ospite introduce lo scrittore di turno e un legame troppo stretto con l’attualità. Da qui la decisione di girare quasi tutto in esterni, a parte rare eccezioni, scegliendo la città come ambientazione. Ogni puntata è come un viaggio reale e immaginario dalle molteplici deviazioni.
In tutte le puntate ci sono un’intervista a uno scrittore e un’intervista a un libraio – abbiamo pensato che quella dei librai indipendenti fosse un voce che valesse la pena ascoltare, per sentire quali sono i libri che consigliano, quelli che vendono.
Infine, ci sono due rubriche più leggere e ironiche. Una, “Bookshow crossing”, consiste in un contest tra due libri: li abbandoniamo nel centro della città e scommettiamo su quale tra i due verrà rubato per primo, filmando con una telecamera nascosta. L’altra è “Se non lo sai te lo regalo”, condotta dall’attore Paolo Calabresi. Il gioco consiste in questo caso nel fare domande ai passanti su un grande classico: a chi non sa rispondere ne viene regalata una copia.

Qual è stato il riscontro del pubblico dopo le prime puntate?

È piaciuto molto: c’è grande interesse e curiosità.

Sia in Boo(k)sta, sia in Bookshow c’è un approccio emozionale alla lettura. Crede che questo sia il modo più efficace di parlare dei libri di portare i libri alle persone in un Paese in cui si legge poco?
Non so se sia o no efficace. Era però quello che ci piaceva di più. Volevo evitare il mediatore che, dall’alto della sua auctoritas, ci indicasse cosa leggere. Trasmissioni che scelgono questa angolazione sono già state fatte, anche bene. Ci siamo chiesti allora quale fosse un punto di vista non ancora esperito e abbiamo scelto questa via. “Bookshow”, piaccia o meno, è un programma che ha una sua personalità, sia in termini di format che dal punto di vista visivo. E comunque interpreto questa collaborazione con minimum fax, che ha una storia d’eccellenza nel panorama editoriale italiano, come un punto di partenza. Intanto percorreremo questa strada fino in fondo, poi ci sarà tempo per ricalibrare, correggere, ripensare. Credo in ogni caso che un approccio emozionale, confidenziale, di consiglio quasi amicale da parte di lettori ad altri lettori, abbia un valore e una risonanza.

 
31 maggio 2013
 
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