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Luigi Mascheroni, ”In Italia c’è un numero elevato di Premi letterari”

SPECIALE PREMI LETTERARI - Abbiamo chiesto ai critici cosa ne pensano dei vari premi letterari che si tengono ogni anno in Italia. Secondo Luigi Mascheroni, molti premi letterari rischiano di non ottenere lo scopo per cui sono fondati, cioè portare all'attenzione del grande pubblico gli autori migliori, scoprirne di nuovi, riconoscere i grandi scrittori, promuovere la lettura...

In Italia, rispetto ai premi letterari, il luogo comune è che siano tutti manipolati dalle case editrici… Almeno così dicono scrittori, giornalisti e gli stessi (piccoli) editori. Ovviamente con l’unica eccezione del premio nel quale loro figurano in cinquina, o che li ha premiati in passato, o c’è la possibilità che li premi in futuro.

 

Comunque, è vero che nel nostro mondo culturale la sovrapposizione tra il ruolo di autore che partecipa ai premi, di giurato che li decide e di giornalista che ne scrive, è pericolosamente molto frequente  (a partire dal sottoscritto che è, o è stato, nella giuria di alcuni premi letterari nazionali e che di premi letterari si occopa e ne scrive…). 

 

Ma forse non è neppure questo il primo problema, quanto quello del numero inutilmente elevato di premi in Italia, oltre 1800 tra grandi, piccoli e piccolissimi… Tolti quelli mediaticamente più seguiti e che pesano ancora qualcosa a livello di vendita di copie, e cioè Strega, Campiello e Bancarella, tutti gli altri rischiano di scomparire,  e di non ottenere lo scopo per cui sono fondati: e cioè portare all’attenzione del grande pubblico gli autori migliori, scoprirne di nuovi, riconoscere i "grandi" scrittori, promuovere la lettura…
 
L’eccessiva quantità abbassa la qualità, inevitabilmente. E così i premi finiscono col diventare o una passerella per intellettuali e politici, o uno scambio di favori tra gli addetti ai lavori, i viveur dei salotti letterari…

 

Luigi Mascheroni

 

4 luglio 2012

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