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I ritardi della burocrazia uccidono Pompei

LA CRITICA QUOTIDIANA – La storia del sito archeologico di Pompei degli ultimi anni è quella di un degrado inarrestabile: è del fine settimana la notizia degli ultimi due crolli. Intanto, il tempo concesso per l’utilizzo dei fondi Ue investiti nel ''Grande Progetto Pompei'' sta per scadere e i lavori sono in ritardo. Le ragioni? Le analizza in un dossier su La Stampa Giacomo Galeazzi...

Dopo gli ultimi due crolli nel weekend, in un dossier su La Stampa dedicato al sito archeologico più famoso al mondo Giacomo Galeazzi spiega perché non si riescano a portare a termine i lavori del “Grande Progetto Pompei” finanziati dai fondi dell’Unione

LA CRITICA QUOTIDIANA – La storia del sito archeologico di Pompei degli ultimi anni è quella di un degrado inarrestabile: è del fine settimana la notizia degli ultimi due crolli. Intanto, il tempo concesso per l’utilizzo dei fondi Ue investiti nel “Grande Progetto Pompei” sta per scadere e i lavori sono in ritardo. Le ragioni? Le analizza in un dossier su La Stampa Giacomo Galeazzi.

GLI ULTIMI CROLLI – È del fine settimana la notizia degli ultimi due crolli: al Tempio Venere e alla Necropoli di Porta Nocera. Come sottolineato in un altro articolo, a firma di Antonio Salvati, si tratta di due aree molto visitate, e in generale tutti i danni annunciati interessano aree ad alta densità turistica, che sono anche le più monitorate dai custodi. Non tutte le nove regioni del sito sono però ugualmente controllate, considerazione che fa da spiraglio su una tristissima verità: per ogni crollo di cui veniamo a sapere, ce ne sono molti altri non noti. L’allarme è scoppiato per la prima volta nel 2010, quando il 6 novembre è crollata la Domus dei Gladiatori. Prima di allora l’ultimo censimento sullo stato del sito era stato realizzato tra 1980 e 1981, dopo il terremoto dell’Irpinia.  

I PIANI DI INTERVENTO – A fronte di questa situazione, Galeazzi evidenzia come l’impegno dei vari ministri dei Beni Culturali sia stato sistematicamente insufficiente. Sandro Bondi, ministro proprio in quel 2010, visto che i sovrintendenti denunciavano i tagli al settore, propone che la manutenzione venga affidata a una soprintendenza  autonoma. Nel 2011 Giancarlo Galan promette un piano per la manutenzione che si avvalga di sponsor privati e fondi europei, poi la Commissione Ue approva un progetto per 105 milioni di euro, di cui 74,2 versati dall’Unione. La condizione: che il “Grande Progetto Pompei” venga portato a termine entro 2015, pena la restituzione dei fondi non utilizzati. Ebbene, a che punto sono i lavori? Dei 39 cantieri ne sono partiti 5 e solo uno, quello della domus del Criptoportico, è stato consegnato venerdì, poche ore prima dei nuovi crolli.

I RITARDI DEI LAVORI – “I ritardi fanno più danni del bombardamento alleato del 1943”, è questa l’analisi che fanno alla soprintendenza, chiosata dalle parole di Galeazzi: “È la burocrazia ad uccidere Pompei”. In un momento in cui bisogna fare le gare d’appalto a tempo record, il problema “è che le ditte che perdono fanno sistematicamente ricorso alla magistratura bloccando così l’assegnazione dei lavori”. A ciò si aggiunge il ribasso dei prezzi da parte delle aziende sulla base d’asta: in pratica le imprese fanno prezzi stracciati pur di aggiudicarsi i lavori, “a discapito della qualità e delle effettive realizzazioni”. Quando poi gli operai riescono ad avviare i cantieri, spunta la minaccia delle infiltrazioni camorristiche e mensilmente arrivano “i pur necessari controlli della Dia di Napoli”. Tutto questo provoca lo stato di degrado cui il sito archeologico più famoso al mondo, patrimonio Unesco dal 1997 che noi abbiamo la fortunata incombenza di ospitare sul nostro suolo, è abbandonato.

3 marzo 2014

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