Sei qui: Home » Libri » Antonio Calabrò, ”Ecco i libri da leggere al rientro dalle vacanze”

Antonio Calabrò, ”Ecco i libri da leggere al rientro dalle vacanze”

Buone letture per il rientro dalle vacanze? Nel segno della consapevolezza. Nei giorni di ferie, abbiamo letto ''Il destino dei Malou'' di Simenon, Adelphi, ''I sette giorni di Allah'' di Bonina, Sellerio, ''Acqua buia'' di Lansdale, Einaudi e magari tutta la serie dei cinque libri del commissario Ricciardi, protagonista dei 'gialli' di Maurizio De Giovanni, Einaudi, tutti romanzi acuti e ben scritti, ritratti d’ambiente, carattere, storia. Adesso, invece, rieccoci in piena attività...

Buone letture per il rientro dalle vacanze? Nel segno della consapevolezza. Nei giorni di ferie, abbiamo letto “Il destino dei Malou” di Simenon, Adelphi, “I sette giorni di Allah” di Bonina, Sellerio, “Acqua buia” di Lansdale, Einaudi e magari tutta la serie dei cinque libri del commissario Ricciardi, protagonista dei ‘gialli’ di Maurizio De Giovanni, Einaudi, tutti romanzi acuti e ben scritti, ritratti d’ambiente, carattere, storia.

 

Adesso, invece, rieccoci in piena attività. La crisi economica continua. La crisi politica si complica e si incattivisce. Guai a farci sovrastare dagli eventi, da cittadini inconsapevoli e impreparati (e a pagarne l’ansia dell’incertezza). Dunque, il consiglio è di leggere bene, al mattino, i quotidiani (un paio, perché no?). E di dedicare il tempo della lettura a saggi che aiutino a capire le radici dei tempi controversi che stiamo vivendo. Quali? La “Storia facile dell’economia italiana dal Medioevo a oggi”, un testo documentato e facile da capire, scritto da Carlo M. Cipolla, il miglior storico economico contemporaneo e pubblicato adesso negli Oscar Mondadori: poco meno di 200 pagine, adatte anche a chi di solito non si occupa di questioni economiche, per avere gli strumenti essenziali di conoscenza di come si sono formate le specializzazioni economiche dell’Italia, del divario Nord Sud, delle riforme fatte e di quelle mancate, del declino dei banchieri genovesi e dei mercanti veneti e del boom economico di non troppo tempo fa. Conoscere la storia, aiuta a muoversi con intelligenza nelle contraddizioni dell’attualità. Un altro buon testo è “Breve storia d’Italia a uso dei perplessi (e non)” scritto da Mario Isnenghi e pubblicato da Laterza: i molteplici contributi degli italiani a "fare l’Italia", il contributo comune di cultura, arte, storia, mestieri e attitudini, le radici profonde di una comunità nazionale che si sente ancora tale, nonostante strappi e contraddizioni. 

 

La cronaca politica ci deprime, ci indigna, ci disgusta? E pensiamo che sia necessaria una seria riforma del sistema Paese, a cominciare dalla costruzione di un robusto tessuto di “virtù civili”? Bene. Allora vale la pena leggere “I riluttanti – Le élites italiane di fronte alla responsabilità”, di Carlo Galli, pubblicato da Laterza. Libro essenziale, breve (130 pagine) e densissimo, per ragionare sulle caratteristiche, le scelte, i tradimenti e, comunque, i doveri delle élites politiche e sociali nel corso della storia d’Italia, sino alla stagione di Berlusconi e al nuovo ciclo del tentativo di riscatto e di crescita civile del sistema Paese. Le critiche dei letterati (Machiavelli, e soprattutto Leopardi, Manzoni, Carducci e Pasolini). Lo sguardo corto dei gruppi dirigenti post unitari degradati in "faccendieri". L’illusione retorica del fascismo, con i miti di cartapesta del Vate-Eroe-Duce e la vergogna delle leggi razziali vissute senza opposizione. La lezione ignorata di Gobetti e Gramsci. Il ribellismo piccolo-borghese. Le pagine luminose della Costituente e di una stagione politica comunque riformatrice (almeno nelle intenzioni) bruscamente interrotta dall’assassinio di Aldo Moro. Le élites che, rinunciando alla funzione critica, aspirano soltanto a essere "Vip", dai tempi di "nani e ballerine" della corte di Craxi all’effimero televisivo contemporaneo. E la riluttanza ad assumere responsabilità di produrre idee e pensieri in linea con l’interesse generale, fuori dai vincoli della corporazione, della casta, della famiglia e del clan. "Immorale è l’élite incolta, attenta solo ai propri privilegi e politicamente apatica". Il compito? "Combattere credibilmente contro il cinismo, la passività, il conformismo, la corruzione". Elites impegnate per il cambiamento, insomma. Volendo, si può.  

 

Antonio Calabrò

10 settembre 2012

© Riproduzione Riservata