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Rapporto Ocse, giovani italiani hanno scarse competenze in lettura e scrittura

L'Italia non è un Paese per lettori. La conseguenza? Si abbandonano gli studi più facilmente e si fatica a trovare posti di lavoro. E’ quanto emerge tristemente dal rapporto dell’Ocse...

MILANO – L’Italia non è un Paese per lettori. La conseguenza? Si abbandonano gli studi più facilmente e si fatica a trovare posti di lavoro. E’ quanto emerge tristemente dal rapporto dell’Ocse diffuso nelle ultime ore su disoccupazione giovanile e competenze, che fa riferimento agli anni 2012 e 2013. Un dato sconfortante: l’Italia è il Paese Ocse con la maggior percentuale di giovani in età lavorativa (16-29 anni) e adulti (30-54) con scarse competenze di lettura, rispettivamente il 19,7% e il 26,36%.

 
SCARSE COMPETENZE – Dal rapporto emerge che a livello Ocse in media il 10% dei giovani tra i 16 e i 29 anni ha scarse competenze di lettura e scrittura. In Italia la percentuale è doppia, arriva il 20% e questo “vale” il primo posto in classifica. La Penisola è poi seconda (dopo gli Usa) quanto a scarse competenze matematiche, che riguardano più del 25% dei giovani, contro il 14% medio Ocse.

 
MANCANZA DI LAVORO – Scarse competenze, alle quali corrispondono altrettante scarse possibilità in ambito occupazionale. L’Italia figura invariabilmente nel 25% peggiore dei Paesi per le competenze acquisite dei giovani, per come le hanno sviluppate, per l’integrazione dei giovani nel mercato del lavoro e per la vicinanza dei “Neet” (giovani che non lavorano né vanno a scuola) al mercato del lavoro. Come la Spagna “l’Italia deve affrontare sfide in molte delle dimensioni dell’occupabilità dei giovani”, ammonisce l’Ocse, al contrario di altri Paesi come la Finlandia e l’Olanda hanno una buona performance sulla maggiore parte dei fronti.

 
ABBANDONO SCOLASTICO – Altro fenomeno preoccupante è quello relativo all’abbandono scolastico. In Italia il 17% dei giovani lascia la scuola secondaria senza avere conseguito un diploma: si tratta della percentuale più alta dopo quella spagnola. Il 60% di questi giovani ha scarse competenze matematiche (la seconda percentuale più alta dell’Ocse). Tra i giovani che completano la scuola superiore, è il 30% ad avere scarsa dimestichezza con i numeri. In entrambi i casi le percentuali italiane sono assai più elevate delle medie Ocse che sono rispettivamente, il 40% e il 20%. In Italia, tra l’altro, sono “Neet” il 18% circa dei giovani che hanno concluso un’istruzione professionale, dato indicativo delle difficoltà della transizione tra scuola e lavoro. Gli inattivi sono più diffusi, però, tra i giovani che si sono fermati alla scuola dell’obbligo (il 50% del totale dei Neet), ma c’è anche un 10% con la laurea e il restante 40% ha il diploma secondario. Allo stesso tempo la Penisola è anche il Paese con la percentuale più bassa di giovani che associano studio e lavoro: solo il 10% contro il 60% ad esempio dell’Olanda e dell’Australia. Dati sui quali, istituzioni e comuni cittadini, devono riflettere, per invertire il trend e, quindi, garantire un futuro migliore alle nuove generazioni
 
27 maggio 2015
 
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