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Walter Veltroni, “Mio padre è stato un punto di riferimento nella mia vita”

In occasione di Bookcity, la presentazione di "Ciao" di Walter Veltroni presso il Castello Sforzesco di Milano

MILANO – È uscito da una settimana in libreria per Rizzoli il nuovo romanzo di Walter Veltroni, “Ciao“. L’ex Premier ha presentato il libro in occasione di Bookcity alla presenza di una folta platea e in compagnia di ospiti di eccezione, come Daria Bignardi e Massimo Recalcati, che hanno parlato con l’autore e che hanno espresso il loro parere sul libro.

UNA TRAMA SEMPLICE – Nel libro Veltroni immagina di tornare a casa in una Roma deserta di Ferragosto e di trovare ad attenderlo sul pianerottolo il padre Vittorio, morto quando lui aveva un anno: i due trascorrono una sera in cui i ruoli fra il figlio sessantenne e il padre morto a meno di quarant’anni sono praticamente
invertiti.

“LA MIA VITA” – Veltroni prima di tutto sottolinea come la parola orfano gli abbia dato sempre fastidio:” Essere un orfano voleva dire essere un bambino diverso dagli altri – ha detto Walter – ho cercato di trasformare tutto ciò in qualcosa di positivo, ho dovuto sempre prendermi le responsabilità di quello che ho fatto e un orfano secondo me non ha tempo per frignare”. Il politico dice di aver avuto una vita intesa, ma senza rimpianti: “Non ho rimpianti nella mia vita, perché ho avuto sempre un gran desiderio di fare tutto quello che ho fatto, non mi posso rimproverare niente”.

SULLA MADRE – Veltroni non poteva dimenticarsi di parlare della madre che l’ha cresciuto: “È stata fondamentale per me, mi ha protetto sempre e mi ha parlato molto di mio padre. Non ho sofferto per merito suo. È una delle persone che mi ha dimostrato che nei momenti di difficoltà le donne restano, a differenza degli uomini che scappano”.

“CIAO” – Infine l’ex Premier parla del libro.”Quando nel libro incontro mio padre sul pianerottolo gli dico ‘Ciao papà, entra’ come se fossi abituato a vederlo – dice Veltroni – quel ‘Ciao’ diventa il titolo del libro ed è indice di come nonostante l’assenza, mio padre sia sempre stato presente nella mia vita.” Nel libro Veltroni proietta il padre che ha conosciuto solo attraverso il racconto degli altri, attraverso la sua cesta di vimini, ma soprattutto “attraverso la lettera che il radiocronista Carosio inviò a mia madre per le condoglianze”. Ma il dono che ci dice che più gli ha trasmesso è stato il desiderio di essere di cui tutti quelli che lo conoscevano gli hanno parlato. Conclude Veltroni: “Il mio libro non è solo un viaggio interiore, ma nella storia e forse anche collettivo alla ricerca di una dimensione magica”.

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