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Mauro Corona, ‘Il mio ultimo libro è una denuncia contro l’ipocrisia natalizia’

Mauro Corona è un uomo che non ha paura di dire le cose così come stanno, uno scrittore che non inganna il lettore con finti perbenismi. In questo suo ultimo libro 'Una lacrima color turchese'...

MILANO – Mauro Corona è un uomo che non ha paura di dire le cose così come stanno, uno scrittore che non inganna il lettore con finti perbenismi. In questo suo ultimo libro ‘Una lacrima color turchese‘ racconta una fiaba che vuole mostrarci la cruda verità dei nostri Natali moderni.

 

UNA LACRIMA COLOR TURCHESE – Un libro contro il consumismo natalizio e contro l’ipocrisia che regna durante questo periodo dell’anno. L’immagine di un Natale triste, in cui la scomparsa del Bambin Gesù da tutti i presepi del Mondo, rivela che il Natale così come lo stiamo vivendo ora, non è più quello magico di un tempo. Una lacrima quindi come campanello d’allarme, una scomparsa, quella del Bambin Gesù, per capire, per renderci consapevoli che qualcosa è successo. Ma cosa? Chi è stato a sottrarre tutte le statuine del Bambin Gesù da ogni presepe sulla faccia della Terra? Un mistero questo, che sembra indicare un unico colpevole: Satana, il male supremo – che trionfa sul bene. “La verità” invece, dice Mauro “è molto più feroce e semplice” e forse è proprio per questo che nessuno vuole vederla. Un finale struggente, di una tenerezza unica aspetta il lettore per far versare anche a lui… Una lacrima color turchese.

 

Com’è nata l’idea di scrivere questo libro? Qual è stato il fattore scatenante che ha fatto sì che lei dovesse farlo?

Ho sessantaquattro anni e da troppo tempo ormai non vedo più quei Natali naturali, fatti di gente che si raccoglie per festeggiare la nascita di Gesù in serenità; quei Natali poveri ma creativi. Vedo un Natale plastificato, fasullo, atto al consumismo, un Natale forzato e ipocrita. Non vedo più la dolcezza del Natale, ora c’è la frenesia di regali, di avere sempre più cose; quando ero bambino io non ho avuto neanche un pezzo di cioccolata o un torrone. Il Natale era un momento di raccoglimento e di riflessione, un giorno per mangiare e stare un po’ assieme. Adesso, quando i miei figli mi chiedono che regalo voglio per  Natale, io scopro di non aver bisogno di niente. Questo è il mio Natale, non avere necessità di nulla. Quindi ho scritto questo libro soprattutto per sfogarmi, per denunciare l’ipocrisia natalizia di quelli che magari vanno a messa e non sanno cos’è la carità, non conoscono parole come il perdono e la tolleranza.

 

Sin dalle prime pagine si legge come lei divide il genere umano in due categorie “il feroce idiota” e il “feroce intelligente” potrebbe spiegarci questa divisione?    

In generale, salvo le eccezioni, certo, che ci sono sempre, ma sono rare; esistono quei due tipi di persone. Gli idioti sono più devastanti per la comunità, mentre gli intelligenti sono più accorti, più protetti anche, ma entrambi rendono l’umanità cattiva, viviamo in una società bigotta e falsa, fatta di gente opportunista. L’umanità dunque non è buona, non può esserlo. Non venite a dirmi che l’umanità è buona, basta toccarli sul vivo, metterli alla prova fermandosi al semaforo, saranno tutti pronti a suonare perché intralci la loro corsa, invece di chiedersi perché sei fermo. C’è questa frenesia, che non porta a nulla di buono. Il genere umano è feroce perché non ha interesse per gli ultimi, per quelli che ne avrebbero più bisogno.

 

C’è una frase nel suo libro in cui dice “Solo quando vengono a mancare, ci accorgiamo di quanto erano piantate nelle nostre vite persone e cose.” Ma come si impara a dare il giusto valore?

Non si impara mai, l’errore non fa scuola. Come un parto, le mamme quando fanno un figlio dicono “non ne faccio più” e  poi ne fanno altri due, tre… Così come si fa con gli errori, ma la nascita di un figlio è un qualcosa di molto più nobile, non va bene quindi come esempio. Quello che voglio dire è che  mentre sbagliamo non ce ne rendiamo conto e ciò che rimane poi è il dolore. Di errori ne faremo ancora e ce ne accorgeremo sempre quando sarà troppo tardi. Bruciamo ogni giorno sulle braci giornaliere dell’esistenza.

 

Un natale mutilato quindi, privo del suo simbolo più bello, il Bambino Gesù – perché proprio lui?

La nascita è partenza, dolcezza, innocenza. La vulnerabilità che si ha da bambini crescendo si devasta. I bambini sono puliti, veri, rappresentano la purezza. Ho voluto portare questo contrasto, perché la gente non sospetta nemmeno il vero motivo che si cela dietro alla scomparsa del Bambin Gesù e quando poi viene loro svelato, nessuno vuole accettarlo, c’è la vergogna. Tutti imputano il male agli altri, ma facciamoci un esame di coscienza ogni tanto. Borges diceva: Tutti i bambini sono geniali, ma quando cercano di assomigliare agli adulti, vanno in cerca della mediocrità, e nella maggior parte dei casi riescono a trovarla.” Teniamoci così quindi, rimaniamo bambini. 

 

Antonella Colcer

 

24 dicembre 2014

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