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Marco Missiroli, ”Il segreto per realizzare un buon libro? Scrivere per come si è”

I premi letterari non bastano, occorre incentivare la lettura partendo dalle scuole. Parola di Marco Missiroli, collaboratore del Corriere della Sera e autore del libro ''Il senso dell'elefante'' (Guanda), con il quale è in lizza per il Premio Campiello 2012. Lo scrittore parla del suo libro e analizza lo stato della lettura in Italia...

Il finalista del Premio Campiello parla del suo libro e analizza lo stato della lettura in Italia 

 

MILANO – I premi letterari non bastano, occorre incentivare la lettura partendo dalle scuole. Parola di Marco Missiroli, collaboratore del Corriere della Sera e autore del libro "Il senso dell’elefante" (Guanda), con il quale è in lizza per il Premio Campiello 2012. Lo scrittore parla del suo libro e analizza lo stato della lettura in Italia.

 

Lei è finalista del Premio Campiello con il libro “Il senso dell’elefante”. Ci spieghi la sua opera, partendo dal titolo.
L’elefante, insieme al delfino, è l’unico mammifero che protegge anche i figli degli altri. In un’epoca di disgregazione familiare, rappresenta un amuleto sentimentale e affettivo. La storia si svolge in un contesto banale, all’interno di un condominio milanese, dove arriva un nuovo portinaio che instaura un rapporto enigmatico con uno dei condomini, il dottor Martini, un giovane medico che vive con moglie e figlia. Leggendo il libro, si scoprono le ragioni per cui il portinaio entra in casa di Martini quando lui è assente, ma non voglio anticipare nulla.

La crisi economica e le sue conseguenze incidono nella scrittura dei suoi libri?
Credo di essere molto frastornato sul discorso della crisi, e del poter raccontare cosa sta accadendo. I giornalisti sono lucidi, gli scrittori no, sono rabdomantici. Uno scrittore diceva ”Prima di parlare del mio vestito, si deve strappare”. Il nostro vestito si è già strappato in parte, ma io non lo vedo ancora, per cui aspetterò prima di parlare della crisi, e non so se neanche se ne parlerò mai.

 

In Italia si legge poco. I premi letterari bastano per promuovere la lettura? Cosa servirebbe?
I premi letterari portano fuoristrada, perché sono pilotati. Però spesso possono rappresentare un buon incentivo. Per promuovere la lettura occorre partire dalle scuole: meno mattoni, più libri cavalli di Troia, cioè quei libri che dopo che hai finito di leggere e poi ti vien voglia di prenderne altri.

 

Qual è il segreto per scrivere un libro che unisca sia il consenso della critica sia quello dei lettori?
Deve essere scritto come si è: autentico, vero, diretto, pulito, non finto o scimmiottato. Deve essere quello che sei. Se poi piace è bene, se non piace è lo stesso. L’importante è che nello scriverlo sei stato quello che eri.

 

29 giugno 2012

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