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Marco Balzano, “L’emigrazione in Italia non è un fenomeno sporadico, ma sempre presente”

Italia, terra di migrazioni dal Novecento ad oggi: la serata del Premio Campiello a Pordenonelegge.

MILANO – Serata speciale a Pordenonelegge, dedicata al Premio Campiello con Ilvo Diamanti, Presidente della Giuria dei Letterati, Piero Luxardo, Presidente del Comitato di Gestione del Premio, Marco Balzano, vincitore dell’edizione 2015 e Gianmario Villalta , direttore artistico della manifestazione.

LA LETTERATURA “ ESTROVERSA” DEL CAMPIELLO – Si inizia con gli aspetti tecnici del premio, giunto alla sua 53esima edizione e gestito economicamente dalla Confindustria Veneto: “questa – spiega Luxardo- ha pensato, già agli inizi, a più livelli perché esistono anche una sezione dedicata ai giovani e una all’opera prima, indipendentemente dall’età dell’esordiente”. “Se la fase più visibile è a settembre con la proclamazione del vincitore- spiega ancora Luxardo- la fase comunque più importante avviene a maggio con la scelta dei cinque finalisti, una scelta- tiene a precisare- che prescinde da logiche editoriali”. Per questo i trecento elettori della giuria non devono avere niente a che fare con i libri e il presidente è , per certi versi, un “illetterato”. Quest’anno è stato il giornalista Ilvo Diamanti a ricoprire questo ruolo e a commentare la scelta della cinquina finale: “abbiamo riscontrato – dice il giornalista- in tutte le opere presenti e in particolare tra i finalisti una tendenza molto spiccata a rappresentare la realtà del nostro tempo: una letteratura estroversa insomma dai tratti biografici e personali molto limitati”.

EMIGRAZIONI VECCHIE E NUOVE NELL’OPERA VINCITRICE – Queste le caratteristiche anche dell’opera vincitrice: L’ultimo arrivato ( ed Sellerio) di Marco Balzano. Il tema è quello dell’emigrazione minorile, un tema che l’autore aveva già trattato in un precedente romanzo, Il figlio del figlio, in cui aveva raccontato l’emigrazione familiare nella seconda metà del Novecento in tre personaggi, nonno, padre e figlio. Perché proprio questo tema? “ “Perché – dice l’autore – l’emigrazione in Italia non è un fenomeno sporadico, ma sempre presente. Appartiene al nostro passato prossimo: gli emigranti della seconda metà del Novecento sono ancora testimoni di quanto sta accadendo in questi giorni”. Balzano è andato a sentire queste storie, “senza né carta né penna” , lasciando che le storie entrassero in lui e si è concentrato su un particolare tipo di emigrazione, dimenticata perché scomoda, quella dei bambini.

L’EMIGRAZIONE DEI BAMBINI – Negli anni Cinquanta, infatti a spostarsi dal Meridione al Nord in cerca di lavoro non erano solo uomini e donne pronti all’esperienza e alla vita, ma anche bambini a volte più piccoli di dieci anni che mai si erano allontanati da casa. Il fenomeno dell’emigrazione infantile coinvolge migliaia di ragazzini che dicevano addio ai genitori, ai fratelli, e si trasferivano spesso per sempre nelle lontane metropoli. Questo romanzo è la storia di uno di loro, di un piccolo emigrante, Ninetto detto pelleossa, che abbandona la Sicilia e si reca a Milano. “Non vuole essere né un romanzo storico, né un romanzo sociologico- spiega l’autore-anche perché, dopo una prima stesura in terza persona, la scelta definitiva è stata per un racconto in prima persona su due piani temporali diversi, l’io adulto e soprattutto l’ io bambino, perché i bambini vedono tutto nel niente e nonostante sofferenze e patimenti hanno una positività sconfinata.” Ninetto arriva a Milano negli anni ‘ 60 e qui lo ritroviamo adulto, appena uscito di prigione, molti anni dopo, girare in bicicletta: è ancora “ l’ultimo arrivato” in un certo senso in un mondo di nuovi arrivati, che all’inizio lui non capisce, ma poi gli scontri diventano anche incontri con piacevoli sorprese . E ‘ comunque il punto di vista del bambino a prevalere nel romanzo, un bambino che anche impolverato, impoverito, vilipeso ha la fortuna della predisposizione alla parola: “uno strumento – conclude Balzano- che è sempre mezzo di conforto e che aiuta a capire i nuovi arrivati sempre”.

Alessandra Pavan

18 settembre 2015

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