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Luca De Biase, a Pordenonelegge per spiegare i concetti di smart communities e felicità condivisa

DAL NOSTRO INVIATO A PORDENONELEGGE - Luca De Biase, direttore fino al 2001 di Nova e presidente della Fondazione Ahref che si occupa della qualità delle informazioni in rete, è intervenuto a Pordenonelegge a definire innanzi tutto il concetto di ''comunità intelligente''...

All’Auditorium Vendramini, il giornalista e scrittore è intervenuto insieme a Piervincenzo Di Terlizzi sul tema “Economia della felicità e comunità intelligenti” e sul rapporto tra l’intelligenza di comunità e la Rete

 

PORDENONE – Luca De Biase, presidente della Fondazione Ahref che si occupa della qualità delle informazioni in rete,  è intervenuto a Pordenonelegge insieme a Piervincenzo Di Terlizzi per definire innanzi tutto il concetto di “comunità intelligente”. Direttore fino al 2001 di Nova, l’inserto dedicato dal Sole 24 ore alle novità delle scienze, De Biase è autore di celebri volumi come “Cambiare pagina. Per sopravvivere ai media della solitudine” (2011, Rizzoli) ed “Economia della felicità. Dalla blogosfera al valore del dono e oltre” (2007, Feltrinelli).

 

DALLA MASSA AL TARGET – Parte dagli anni ’70 De Biase e dal concetto di “massa”, idea aggregante e fondante della società di allora in un’epoca nella quale il lavoro, basato sulla linea di montaggio, e le abitudini di vita erano standardizzati e pressoché simili per tutti. Anche il consumo televisivo lo era e in assenza di rilevatori di audience come il successivo Auditel per verificare il pubblico che guardava la Tv, si quantificava addirittura l’impennata del consumo di acqua in tarda serata. Il passaggio successivo avviene alla fine degli anni ‘70, quando i consumi subiscono un’impennata e nasce il marketing per spingere ed indurre i consumatori a spendere ancora di più: dal concetto di massa si passa al target, a una società ancora uniforme con le stesse capacità di acquisto e di abitudini, concepita come bersaglio e pronta a diversificarsi proprio in virtù dei diversi consumi. Gli acquisti spesso rimangono inutilizzati in una percentuale paurosa del 20%, ma intanto l’induzione allo spendere è a tutto campo attraverso un mezzo, partito prima in sordina e che ora è diventato un moloch, la televisione che passa da un solo canale a un’offerta vastissima: la società non è più uniforme, ma diventa un insieme di diversi target.

 

DALLA TV A FACEBOOK – “Quest’epoca ora è finita non solo perché economicamente insostenibile, dice De Biase, ma perché non ne potevamo più: solo con questa latente insofferenza si spiega la velocità straordinaria del successo dei social network: dai 600000 utenti nel 2006, Facebook è passato oggi a 21 milioni di utenti in Italia, come se la società e i giovani in particolare non avessero più il bisogno di un intermediario come la tv per interfacciarsi”. La forza era compressa e si è liberata sui social dove cerchiamo consensi ( like or dislike) e dove si costruisce un valore che non è economico, ma sociale.” Il passaggio dal concetto di massa a questo nuovo mondo è epocale – commenta il giornalista –  ma ancora non sappiamo cosa significhi. Sicuramente è un fenomeno economico, antropologico e anche un segnale dell’evoluzione della specie”. L’intelligenza umana infatti si compone di tre fattori, memorizzazione, elaborazione e connessione e riguardo a quest’ultima un equipe di Parma, guidata dal prof Rizzolati (anche lui presente a Pordenonelegge con l’incontro “Neuroni, specchi ed empatia)” ha scoperto l’esistenza di neuroni specchio che permettono di spiegare fisiologicamente la nostra capacità di metterci in relazione con gli altri. E’ appunto questa capacità che viene intensificata con i nuovi mezzi quali telefonino, I Pad, computer.

 

LA SCUOLA COME MEDIUM – La scuola in tutto questo può essere considerata una comunità  intelligente? “La scuola è una piattaforma – spiega De Biase – e come tale va usata”. L’aveva capito anche Steve Jobs, presentando un sistema operativo come il Macintosh più intuitivo e più facile e dicendo che l’uomo, pur non essendo l’animale che spende meno energia camminando, può diventare il primo, utilizzando la bicicletta. Allo stesso modo il computer è la bicicletta del cervello. Alla scuola spetta il compito, sempre più difficile, di far usare i nuovi medium e di diventarlo essa stessa. Ma gli studenti, secondo una recente inchiesta Censis, connettono l’idea dell’apprendere alla socialità e al gruppo di amici in una sorto di mutuo e reciproco scambio di informazioni e non al mondo della scuola, vissuta come obbligo e soprattutto non vedono, alla fine del processo di apprendimento, la confluenza in un lavoro. “Questo avviene perché il presente in qualche modo è schiacciato – e qui parla l’economista De Biase –  e lo è in quanto il sistema economico prodotto funziona secondo algoritmi che ormai nessun addetto al settore è in grado di prevedere e ci rende incapaci di raccontare una prospettiva: i giovani assorbono tutto questo e lo riflettono in una mancanza di progettualità” Una volta individuata la falla del sistema e l’anello che non tiene, però il passaggio è di pensare non più soltanto a una prospettiva quantitativa, ma anche qualitativa “perché – conclude con speranza De Biase- la felicità non è tale se non socialmente condivisa”.

 

Anna Castellari

21 settembre 2012

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