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“L’invenzione della madre”, il romanzo che mostra come far rivivere le persone che ci hanno lasciato

Con “L’invenzione della madre”, il suo romanzo d’esordio edito da Minimum Fax, Marco Peano affronta un tema delicato e universale: il rapporto di un figlio con la propria madre, in particolare nel momento in cui questa deve affrontare il suo ultimo viaggio...

Intervista a Marco Peano. Il suo romanzo d’esordio, “L’invenzione della madre” (Minimum Fax), affronto il tema sempre complesso della perdita di chi si ama

 

MILANO – Con “L’invenzione della madre”, il suo romanzo d’esordio edito da Minimum Fax, Marco Peano affronta un tema delicato e universale: il rapporto di un figlio con la propria madre, in particolare nel momento in cui questa deve affrontare il suo ultimo viaggio. Un romanzo semplice e diretto, che colpisce per la sincerità delle situazioni narrate. Vi proponiamo la nostra intervista all’autore.

 

Vorrei partire dal titolo del suo romanzo: cos’è l’invenzione della madre?

‘L’invenzione della madre’ è un viaggio compiuto da una famiglia. La moglie-madre è malata, e il marito e il figlio le stanno vicini per accompagnarla durante l’ultimo tratto di strada. Nel corso di questo viaggio il figlio – Mattia – scopre, o per meglio dire inventa, infinite occasioni per far vivere la madre quando lei non ci sarà più.

 

Un romanzo su un tema delicato: un pregio del suo racconto è quello di saper essere toccante rifuggendo il pathos, attraverso uno stile asciutto, tecnico, talvolta crudo. Quali sono stati i suoi modelli? Aveva in mente qualche autore in particolare mentre scriveva?

Nei lunghi anni che mi ha richiesto la prima stesura del romanzo ho letto (o riletto) testi che sono stati per me seminali: ‘Tutti i bambini tranne uno’ di Philippe Forest, ‘Il libro di mia madre’ di Albert Cohen, ‘La vita dopo’ di Donald Antrim (citato anche in esergo), ‘Diario di un dolore’ di C. S. Lewis, ‘Breve come un sospiro’ di Anne Philipe, ‘Post mortem’ di Albert Caraco… Ma anche fumetti (‘Fun Home’ di Alison Bechdel) o saggi (‘L’imperatore del male’ di Siddhartha Mukherjee) sono stati utili. Ciascuno di questi testi più che un modello, però, è stato un’occasione di crescita.

 

“L’invenzione della madre” racconta una vicenda personale e al contempo universale: quanto c’è di Marco Peano nelle azioni e nelle emozioni di Mattia?

Diciamo che sono stato Mattia, per un certo periodo, ma solo in parte: le lettere che ci sono di differenza fra il mio e il suo nome coprono la percentuale di scarto fra me e lui.

 

Lei si occupa di narrativa italiana per Einaudi. Come nasce la sua collaborazione per Minimum Fax?

Il rapporto con Minimum Fax c’era già prima della pubblicazione di ‘L’invenzione della madre’. Quindi per me è stato un passaggio naturale far leggere il mio romanzo alle persone che lavorano in Minimum Fax, che da sempre valorizzano gli esordi. Veder nascere le storie degli altri come editor, prendersi cura di quelle storie, è qualcosa che ogni volta mi mette a contatto con lo stupore. Ed essermi ritrovato, come in questo caso, ad avere a che fare con una storia scritta da me – seguito a mia volta da un editor – mi ha permesso di scoprire qualcosa in più sul mio lavoro. E quindi di stupirmi in modo nuovo.

 

24 marzo 2015

 

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© Foto di Massimiliano Balzarelli

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