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Integrazione e tolleranza nella letteratura di Fouad Laroui

Lo scrittore marocchino, in uscita con "Un anno con i francesi" è parlato al Pisa Book Festival del suo libro e dell'importante tema dell'integrazione e del razzismo

PISA – Fouad Laroui ha presentato al Pisa Book Festival il suo nuovo libro “Un anno con i francesi”. Un testo che affronta temi importanti ed attuali come l’integrazione e il razzismo.

 

IL LIBRO DI LAROUI – “Un anno con i francesi di Fouad Laroui (Del Vecchio editore) è ambientato nel 1962 a Casablanca, in Marocco e tratta di Medì, un ragazzino di 10 anni, che si trasferisce in Francia e ha difficoltà a integrarsi a causa della scarsa conoscenza della lingua diventando così oggetto di scherno da parte dei coetanei. Durante il corso del tempo inizia a farsi nuovi amici e viene affidato a una famiglia francese poiché sembrava che la sua famiglia si fosse dimenticata di lui. Si dimostra un ragazzo studioso interessato a imparare e conoscere le nuove materie. L’autore mette a confronto l’usanza francese, raffinata e delicata, con la tradizione marocchina, bizzarra e semplice. Si affrontano temi come l’integrazione sociale e culturale ma si tocca anche il razzismo: l’autore fa molta attenzione a usare questa parola perché attraverso di essa un possibile scambio di idee si conclude in modo freddo e brusco, perché secondo lui la società non riesce ad ammettere princìpi razzisti.

INCONTRO-SCONTRO FRA CULTURE – Ci si chiede se due nazioni con particolarità e abitudini diverse possano convivere e a proposito l’autore prende a esempio il paese in cui vive: l’Olanda. Nei Paesi Bassi c’è un’alta concentrazione di somali che sono emigrati dopo una devastante guerra civile e hanno portato con loro le abitudini che erano soliti avere: amano masticare il “cut”, un allucinogeno che in Olanda è severamente proibito, così come l’oppio.

SPUNTI AUTOBIOGRAFICI – Il libro scritto da Laroui è in parte un’autobiografia, nella quale si hanno anche elementi d’invenzione. Partendo da un ricordo si aggiungono dialoghi che non riguardano la realtà. Si inizia a raccontare uno shock culturale dato dal fatto che lui, come Medì, comincia a frequentare un’altra scuola, quindi è costretto a cambiare i propri rapporti col mondo. Durante il racconto si ricorre a dialoghi immaginari che svolgono la funzione attutire l’impatto fra culture differenti.

IL DIBATTITO CONCLUSIVO Secondo uno studente, intervenuto durante il dibattito conclusivo, il finale del romanzo è aperto, e la vicenda di Medì rimane incompleta. L’autore, con grandi competenze in matematica, costruisce un romanzo con la struttura di un teorema matematico e porta l’esempio che tra infinito e zero c’è una distanza infinita di numeri e questa distanza viene ricollegata in maniera particolare a quella che c’è tra Marocco e Francia. Per limitarla è giusto trovare una via di mezzo che porta quindi alla riconciliazione di vari conflitti. È possibile integrarsi con la propria cultura in base anche alle esperienze della vita? L’autore risponde a questa domanda dicendo che il romanzo è stato raccontato con gli occhi di un bambino di 10 anni e afferma che a questa età non si possono rielaborare i concetti con filosofia, si possono intuire ma non si possono tradurre. Lo potremo fare solo crescendo.

a cura del Pisa Book Festival 

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