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I mille colori della penna di Giorgio Scerbanenco

''Nella penna aveva mille colori, il rosa, il giallo, il nero e anche il magico tocco dell’ironia'', così il giornalista Paolo Occhipinti ha introdotto la figura di Giorgio Scerbanenco nel corso della presentazione, avvenuta ieri sera presso la Sala Buzzati di Milano, ''Giorgio Scerbanenco. Romanzi e racconti per il Corriere 1941-1943''...
La Fondazione Corsera presenta una raccolta di romanzi e racconti dell’autore di origine ucraina, occasione per rendere omaggio a un grande firma della letteratura italiana
 

MILANO – “Nella penna aveva mille colori, il rosa, il giallo, il nero e anche il magico tocco dell’ironia”, così il giornalista Paolo Occhipinti ha introdotto la figura di Giorgio Scerbanenco nel corso della presentazione, avvenuta ieri sera presso la Sala Buzzati di Milano, di “Giorgio Scerbanenco. Romanzi e racconti per il Corriere 1941-1943”, un’opera in due volumi a cura della Fondazione Corriere della Sera, che raccoglie la produzione del giornalista e scrittore nel periodo della sua collaborazione con il quotidiano milanese tra il novembre 1941 e l’agosto 1943.

LA PRESENTAZIONE – Nel corso della presentazione, guidata dal giornalista e direttore editoriale Paolo Occhipinti, sono intervenuti Gianni Biondillo, architetto e scrittore di gialli, nonché vincitore del premio Scerbanenco 2011 con “I materiali del killer”, Luca Crovi, scrittore, critico musicale, saggista, specializzato nel giallo e conduttore radiofonico, Cesare Fiumi, giornalista, inviato del “Corriere della sera” e autore di “L’Italia in nero”, e Cecilia Scerbanenco, figlia del grande scrittore e traduttrice di romanzi.

VITA E CARRIERA PROFESSIONALE –  La serata si è posta l’obiettivo di delineare alcuni tratti della multiforme e affascinante personalità di Scerbanenco, attraverso la sua opera di romanziere e autore dei 38 racconti scritti per il Corriere durante uno dei periodi più duri della storia italiana, in piena Seconda Guerra Mondiale. Numerosi sono stati però anche altri strumenti d’indagine ai quali, nel corso della presentazione, si è fatto riferimento: l’attività di direttore di periodici femminili, come Bella, le numerose rubriche di posta del cuore a cui Giorgio Scerbanenco si dedicava sotto vari pseudonimi, alcuni dettagli evinti dai suoi epistolari, la preziosa testimonianza della figlia Cecilia che ha permesso di conoscere qualche particolare in più sull’uomo.

“MACCHINA PER SCRIVERE”, LA PRODUZIONE DI SCERBANENCO – Definito dall’amico Oreste Del Buono “una macchina per scrivere storie”, velocissimo, ironico, intrappolato troppo a lungo nella categoria dei generi del noir e del tanto bistrattato romanzo “rosa”, ha saputo raccontare una città, Milano, che ci parla tuttora, nonostante le innumerevoli trasformazioni che ha attraversato, e che, come ha sottolineato Biondillo “si fa ancora riconoscere”. Come molti altri grandi milanesi d’adozione, quali Loi, Iannacci, Celentano, Giorgio Scerbanenco, che si definiva “italiano, nato a Kiev” ha saputo cogliere l’essenza di una città, il suo respiro. Cesare Fiumi ha delineato il rapporto tra il grande scrittore e il giornale diretto da Aldo Borelli durante la severa sorveglianza operata dal MinCulPop, svelando l’impareggiabile abilità di  Scerbanenco di raccontare anche ciò che non poteva essere raccontato, di nascondere, sotto la superficie rosa dei racconti, la testimonianza di un diarista e cronista di guerra. Mentre sul Corriere si pubblicavano romanzi a puntate sulle mogli di Napoleone, Scerbanenco era invece talmente dentro i tempi da anticiparli talvolta, svelando una stupefacente capacità di prevedere la cronaca nera, di essere “neorealista prima del neorealismo”, senza mai tradire le richieste del Corriere che chiedeva, per quei tempi così difficili, storie avvincenti e preferibilmente a lieto fine.


IL RAPPORTO CON L’ANIMO FEMMINILE
– Interessanti le parole con cui la figlia ha ricordato la grande sensibilità dell’uomo e padre Giorgio Scerbanenco, la sua presenza all’interno della famiglia, la sua autorevolezza. “Attento, severo, ordinato, a casa e in redazione –ha ricordato Cecilia Scerbanenco- attratto dalle donne, che ha sempre amato e da cui è sempre stato ricambiato”, lo scrittore, con la sua vita da romanzo, “non era però un traditore, non ha mai ingannato o  mentito –ha proseguito la figlia-  anzi, dalle sue frequentazioni e dai suoi racconti emerge il profondo  rispetto che nutriva nei confronti dell’animo femminile e la chiara consapevolezza della difficile condizione delle donne. Ha scoperto l’attrito tra la donna e la realtà e ne ha tratto ispirazione per la sua letteratura"".

 

5 febbraio 2013

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