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Giancarlo De Cataldo, ”Nel mio ultimo libro arrivo alla resa dei conti con il Libanese”

Rispondere alle domande che lo perseguitano da quando ''Romanzo Criminale'' è uscito, delineando il complesso profilo del personaggio chiave del libro: il Libanese. A dieci anni dalla pubblicazione del volume che narra la storia della Banda della Magliana, il giudice scrittore Giancarlo De Cataldo riprende quelle atmosfere noir per inserirle all'interno dell’opera ''Io sono il Libanese''...

Lo scrittore di “Romanzo Criminale” riprende uno dei personaggi principali dell’opera, il carismatico boss della Banda della Magliana, e gli dedica il libro “Io sono il Libanese”

 

MILANO – Rispondere alle domande che lo perseguitano da quando “Romanzo Criminale” è uscito, delineando il complesso profilo del personaggio chiave del libro: il Libanese. A dieci anni dalla pubblicazione del volume che narra la storia della Banda della Magliana, il giudice scrittore Giancarlo De Cataldo riprende quelle atmosfere noir per inserirle all’interno dell’opera “Io sono il Libanese”, in cui l’autore racconta le origini di Pietro Proietti, il carismatico boss dell’organizzazione criminale, soprannominato il Libanese. Lo scrittore parla del rapporto in un certo senso tormentato con la sua “creatura di carta”, commenta il grande fermento che sta attraversando la letteratura italiana e trova modo anche per lanciare un pensiero alla sua terra d’origine, Taranto, da anni alle prese con il dilemma salute-lavoro.

A 10 anni di distanza da “Romanzo Criminale” ha voluto scrivere un libro riguardante uno dei personaggi simbolo di quel libro: il Libanese. Cosa l’ha spinta a dedicargli questo libro?
La necessità, ma anche il piacere, di rispondere alle domande che mi perseguitano da quando Romanzo Criminale è uscito: perché tante persone hanno subito il fascino dei banditi, e del Libanese in particolare? Come sei cambiato tu- tu autore- in questi anni? Chi era veramente il Libanese: l’eroe letterario o il suo stesso autore? Non credo, ovviamente, di aver dato risposte, ma mi sono divertito molto a regolare i conti con la mia creatura di carta. Spero definitivamente.
 
Quali aspetti del personaggio emergono all’interno del libro che non apparivano all’interno delle pagine di Romanzo Criminale?
Questo romanzo è del tutto immaginario, una delle cose più letterarie, e meno ancorate alla realtà, che io abbia scritto. E’ un libro, lo dicevo prima, alimentato da domande, forse tuttora irrisolte. In particolare, ho riflettuto su questo paradosso: per una persona "normale", che fa il suo lavoro ogni giorno e non si sogna minimamente di trasgredire la legge, la trasgressione sta nel delitto, nel fascino del male. Per uno come il Libanese, al contrario, uno che ha la vocazione del delitto, la trasgressione sta nell’immaginare un futuro "ordinato e ordinario". Dal quale fugge a gambe levate!

 

Qual è il suo modo di approcciarsi ad opere che mescolano elementi “fiction” intrisi di giallo e noir con la cronaca reale, in un continuo passaggio tra mito e realtà?
Non in questo caso, ci tengo a precisare! Negli altri libri, mi documento molto, e poi cerco di innescare i momenti di contatto e contrasto fra certi passaggi della Storia (o cronaca) e i destini dei miei personaggi. Tendo, in caso di conflitto acuto, a far prevalere l’immaginario sul reale, la scelta drammaturgica sulla verità storica. Questo è per me scrivere "romanzi" e non "reportage" o libri di storia.

 

Cosa ne pensa della letteratura italiana, in particolare del genere noir e della narrativa giallistica? Quali sono gli autori che a suo parere riescono a portare avanti questo genere nel migliore dei modi, garantendo una continuità con il passato?
La letteratura italiana attraversa una fase di grande e interessante fermento. Non solo sul piano delle scritture di genere. Direi, anzi, che i generi tendono a confondersi e mescolarsi, influenzandosi in un benefico reciproco “meticciato” della scrittura. Anche se non credo che molti critici se ne siano accorti, è quello che accade ogni giorno. Quanto al noir, ho curato due antologie per Einaudi cercando di coinvolgere gli autori che sento a me più affini. La mia stima per chi scrive noir è incondizionata, poi, certo, ci sono affinità maggiori con alcuni. Ma sono tanti, eh, mi è difficile fare nomi e includere o escludere scrittori/trici con le/i quali ho sempre continui contatti e scambi di opinioni.

 

Lei vive da anni a Roma, ma è nato e cresciuto a Taranto. Oggi si parla del capoluogo ionico soprattutto per il caso Ilva, l’industria siderurgica più grande d’Europa al centro di polemiche tra magistratura, istituzioni, dirigenti e cittadini. Che idea si è fatto di questa vicenda? E’ possibile e giusto trovare un compromesso tra due diritti imprescindibili come il lavoro e la salute?
La vicenda è delicata ed estremamente complessa. Ho scelto, su di essa, per molte ragioni, alcune personali, altre istituzionali legate al mio ruolo di magistrato, il silenzio. E per il momento non intendo romperlo. D’altronde, dire che lavoro e salute sono due valori da tutelari entrambi è persino troppo ovvio. Il problema è: come? e, soprattutto, per quanto riguarda Taranto, la domanda è: si può fare o è già troppo tardi? Ma a questo risponderanno i giudici e le autorità per ciò che loro rispettivamente compete.

 

31 agosto 2012

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