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David Leavitt, “L’esperienza rende la scrittura più lenta”

Pochi giorni fa all'Hotel Manin di Milano abbiamo conosociuto il grande scrittore americano David Leavitt, più volte paragonato in Patria a Raymond Carver, in occasione della presentazione del suo ultimo libro "I due Hotel Francfort"

MILANO – All’Hotel Manin di Milano David Leavitt ha incontrato blogger e giornalisti per parlare del suo ultimo libro “I due Hotel Francfort”. Un libro importante perchè rompe un silenzio durato ben sei anni. Un incontro tra pochi che ci ha permesso di conoscere meglio l’autore americano e cogliere più curiosità possibili sulla realizzazione della sua ultima fatica. Un autore molto conosciuto in Patria e spesse volte paragonato a Raymond Carver. Come detto, non si è parlato solo del libro, ma della sua vita, dei suoi sogni da ragazzo e di come sia diventato scrittore. David ha risposto a tutte le domande dei presenti soddisfatto e stupito dalla specificità di certi interventi.

LISBONA, L’AMBIENTAZIONE PERFETTA – La Lisbona del 1940 è lo scenario in cui si sviluppa la trama del libro. “Una città che oggi è uguale a quella di 60 anni fa, non è stata toccata dalla guerra. Un luogo ideale perchè nel periodo della guerra, ma allo stesso tempo lontano”. E proprio sull’ambientazione David dice che da giovane non avrebbe mai pensato di scrivere un libro ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, forse perchè troppo vicina, forse perchè l’avevano vissuta i suoi genitori. Oggi però è un periodo che viene raccontato più e più volte, non lo sa dire neanche lui il perchè. David Leavitt aveva già scritto un libro ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, ora il suo racconto vive nella Seconda, nelle risate generali abbiamo detto a David di fermarsi, basta parlare di guerra.

I DUE HOTEL FRANCFORT – Il titolo del libro, ma non solo. La storia di due Hotel di Lisbona in cui lo stesso David si è imbattuto. Due Hotel che esistono per davvero, uno si chiama Hotel Francfort e l’altro Francfort Hotel. Chissà quanti nel passato pensavano di andare in un hotel e finivano nell’altro, chissà quanta corrispondenza mai arrivata. Un’atmosfera surreale alimentata, inoltre, quando i protagonisti fanno notare che stanno scappando dalla Germania nazista e si ritrovano ad alloggiare in un hotel con il nome di una città tedesca.

IL MESSAGGIO DEL LIBRO – “Quando qualcuno mi chiede il messaggio che voglio dare con questo libro, la risposta non è poi così semplice, penso che abbia voluto rappresentare lo smarrimento dei protagonsti, in partenza, ma in attesa di percorrere il viaggio che li riporti a casa. Uno smarrimento che può andare da quello che provano le personce a cui viene cancellato un volo e devono aspettare ore per il successivo a quello che possiamo provare nella vita di tutti i giorni.”

COME E’ DIVENTATO SCRITTORE – “Devo dire la verità, sono stato molto fortunato. Ho inviato numerosi racconti al New Yorker senza che nessuno di questi venisse accettato. La svolta arrivò con il mio racconto “Territorio” nel 1982. Non avevo una laurea e ogni volta dovevo dimostrare di avere qualcosa di equivalente”

SULLA SCRITTURA – Ora David Leavitt insegna “Scritture Creative” all’università e in questo modo può insegnare i segreti della scrittura ai suoi studenti. “Scrivere da giovane è molto più facile, si è un fiume in piena, si ha voglia di raccontare di tutto e di più, a volte senza neanche pensarci. L’esperienza rallenta noi scrittori, ci rende più riflessivi, ogni volta che scriviamo torniamo sui dettagli da mantenere o da eliminare. Siamo come un computer che rallenta man mano che la memoria diminuisce, allo stesso modo le esperienze ci riempono e ci fanno rallentare. La differenza che c’è tra un racconto breve e un romanzo? Direi che il primo è paragonabile a una storia d’amore breve, intensa e coinvolgente al massimo livello, ma che dura poco. Mentre la scrittura di un romanzo è più assimilabile a un matrimonio, sicuramente più lungo, ma più difficile e faticoso da gestire.”David conclude soffermandosi su un premio che non vorrebbe mai vincere, “La peggior scena di sesso in un libro”: “Non vorrei essere neanche nominato, ho il terrore di questo premio ogni volta che metto in scena una storia di sesso.” E allla domanda di Finzioni che gli chiedeva con che personaggio della letteratura andrebbe a letto ha risposto “Gatsby”.

SUI MIGRANTI – L’autore americano non si è tirato indietro neanche davanti a domande di stretta attualità come l’emergenza migranti che sconvolge da troppo tempo l’Europa. “The same old story, la solita vecchia storia – ha detto Leavitt – è vero che dovrei informarmi più su tutta la questione, ma mi sembra più o meno la stessa situazione che gli Stati Uniti vivono con il Messico, ma ancor di più quella che ha riguardato gli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale. La destra politica diceva le stesse cose, che venivano a rubarci il lavoro e che ci portavano le malattie, pura xenofobia. Ricordo che ottenere un visto per l’America era difficilissimo, molti passavano dall’America del Sud prima di arrivare da noi”.

20 settembre 2015

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