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Alessio Puleo, da carabiniere a scrittore per raccontare l’amore vero

Un successo inaspettato è quello che ha travolto Alessio Puleo, scrittore 31enne originario della provincia di Palermo. Il suo primo romanzo, ''La mamma dei carabinieri'' è divenuto un caso editoriale. Ma anche l'incentivo per lasciare la professione di carabiniere per quella di scrittore. Ora con ''Il mio cuore ti appartiene'', Alessio Puleo si rivolge a giovani e adulti per raccontare l'amore vero...

“Il mio cuore ti appartiene” è il secondo romanzo dello scrittore palermitano. Racconta di adolescenti, di amore tra i banchi di suola, ma anche dell’importanza della donazione

 

MILANO – Un successo inaspettato è quello che ha travolto Alessio Puleo, scrittore 31enne originario della provincia di Palermo. Il suo primo romanzo, “La mamma dei carabinieri” (Longanesi) è divenuto un caso editoriale. Ma anche l’incentivo per lasciare la professione di carabiniere per quella di scrittore. Ora con “Il mio cuore ti appartiene” (De Agostini), Alessio Puleo si rivolge a giovani e adulti per raccontare l’amore vero, “Quello di una volta”, e far riflettere su un tema scottante come quello dei trapianti di organi. Motivi per cui c’è una prefazione di Federico Moccia e il libro è stato patrocinato dall’“Aido”.

 

Come sei passato dalla carriera di carabiniere a quella di scrittore?
Tutto è accaduto per caso. Il carabiniere non era il mestiere della mia vita. Amavo tanto l’arma e l’amo tutt’ora, tanto che per me rappresenta una grande famiglia. Ma quando si hanno alcuni progetti nella vita, si cerca di realizzarli. Sono sempre stato molto vicino al teatro e alla scrittura, che ho sempre coltivato come passatempo. Poi però è arrivato il successo del mio primo libro, “La mamma dei Carabinieri”,  che avevo scritto inizialmente come sceneggiatura cinematografica. Il progetto di un lungometraggio non è mai riuscito a causa degli alti costi di realizzazione. Ma non mi sono arreso: volevo che questa storia arrivasse all’attenzione di tutti. Ho deciso di romanzarla e il romanzo ha inaspettatamente riscosso molto successo. Da qui mi si è aperta la strada dell’editoria. 

 

Da dove è nata l’idea per il libro “Il mio cuore ti appartiene”? 
L’idea è nata 14 anni fa, quando avevo soltanto 17 anni. In ogni momento libero della giornata, prendevo carta e penna e buttavo giù delle idee. Volevo scrivere una storia che avesse un forte messaggio da trasmettere ai lettori (ma senza grandi ambizioni letterarie). Dopo il successo de “La mamma dei carabinieri” ho deciso di riprendere quel testo, rielaborarlo e ovviamente aggiornarlo ai tempi odierni. In questo libro è contenuta quindi la mia adolescenza e l’adolescenza di tanti miei amici con cui ho condiviso i migliori giorni della mia vita.

 

La storia è ambientata tra i banchi di scuola. Come vivono il sentimento d’amore i due giovani protagonisti?
Tutto ruota attorno alla protagonista, una ragazza che ha una carenza cardiaca e le rimane poco tempo da vivere. Si innamora di un compagno ma contemporaneamente cerca di allontanarlo per non farlo soffrire. La storia è incentrata su questo sentimento bellissimo tra due adolescenti, che si conoscono per caso e si innamorano a prima vista.  Il loro è un amore genuino, come l’amore che scoccava una volta. Adesso la vita sociale è cambiata, ci sono troppe distrazioni per fare spazio al vero amore.

 

Purtroppo il racconto tocca anche una tematica scottante e molto attuale: la donazione degli organi.
Io avrei voluto scrivere una storia totalmente dedicata ai trapianti, ma un libro di tal genere sarebbe risultato molto pesante da leggere. Così ho deciso di trattare il tema dei trapianti sullo sfondo: la gente leggerà questa storia d’amore, si rivedrà nei protagonisti, rivivrà le emozioni di una volta ma inconsapevolmente – e questo è il mio scopo – capiranno l’importanza di diventare donatori di organi. Il romanzo infatti è anche patrocinato dall’“Aido”. In Italia si parla pochissimo di trapianti e donazioni: questo limita molto le riflessioni della gente su questo tema. Si crea perciò disinformazione.

 

Quali sono secondo lei i problemi che vivono oggi i giovani? Pensa che i libri possano essere loro d’aiuto per attraversare questa difficile fase della vita?
Il libro ha sicuramente un valore molto importante. Purtroppo oggi si legge poco.  Ci sono troppe distrazioni: piuttosto che leggere un libro i ragazzi preferiscono mettersi davanti al computer, stare su Facebook o giocare ai videogiochi. La vita sociale si limita allo schermo di un computer. I giovani di una volta erano molto più aperti, perché non avendo tutta questa tecnologia trascorrevano il tempo a giocare a pallone per strada o a parlare. Questo era un fatto positivo, perché i giovani crescevano più maturi. Io spero solo che anche il mio libro sia d’aiuto, affinché si trasmetta l’importanza della donazione. 

 

26 settembre 2012

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