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Roberta Nicolò “Un’impresa culturale ha bisogno di pianificazione a lungo termine”

Conosciamo meglio l'ideatrice del bando #faigirarelacultura e la direttrice della testata TImmagazine ed il suo impegno verso la cultura

MILANO – Un bando che mette in palio la promozione di iniziative culturali degne di nota. E’ questo “#faigirarelacultura”, il bando ideato da Roberta Nicolò e che si rivolge a tutti coloro che hanno un progetto in campo culturale, sociale o no profit. Di Lugano ma per tanti anni a Siena, Roberta Nicolò ha lavorato in ambito culturale e all’interno di associazioni, e dall’unione tra l’antropologia e la creatività, ha dato vita a #faigirarelacultura. Conosciamo meglio Roberta Nicolò, direttrice anche della testata TImmagazine, e le iniziative da lei create volte a promuovere la cultura.

 

 

Come nasce il bando #faigirarelacultura?

Il bando è nato in primavera 2013, l’idea ha preso forma da una riflessione sul mondo delle associazioni e del no profit, realtà all’interno delle quali ho sempre lavorato. Mi ero resa conto che tanti progetti non riuscivano a farsi conoscere, l’impegno soprattutto economico era destinato alla fase di attuazione e per la diffusione mancavano di spinta. Così nasce #faigirarelacultura, un bando che mette in palio proprio promozione. Nel 2013, quando è nato, il premio in palio era la presenza all’interno di una agenda per ragazzi, ma l’idea ha incontrato l’interesse di molti e da subito sono nate collaborazioni che ci permettono oggi di offrire una piattaforma di canali e dei premi speciali davvero interessanti. Il premio si muove a cavallo di due paesi che condividono la stessa lingua: la Svizzera e nello specifico il Ticino e L’Italia.

 

A chi si rivolge?

Si rivolge a tutti coloro che hanno un progetto in campo culturale, sociale o no profit. Possono partecipare compagnie di danza o teatro, musicisti, artisti, associazioni, ONG, cooperative sociali, fotografi, spazi museali, ecc.

 

Quali caratteristiche devono avere i progetti da presentare?

Noi mettiamo in palio promozione, occorre quindi che il progetto sia già attivo o sia in fase di attuazione, non possono essere presentati progetti che richiedono più di un anno di sviluppo prima di essere pronti per la diffusione.

 

Oltre ad ideare il bando, dirige TImmagazine. Di cosa si occupa?

TImmagazine è un settimanale online dedicato al mondo culturale e no profit nato un anno fa, è l’evoluzione del vecchio blog #faigirarelacultura. Su TImmagazine si trovano articoli e video che parlano di cultura in maniera un po’ diversa, originale e semplice. Io lascio molta libertà, è uno spazio anche di sperimentazione. Un magazine che parla alla gente e dove si possono scoprire moltissime realtà che si adoperano per fare del proprio territorio un luogo culturalmente vivo. È un progetto volontario, non abbiamo fondi che lo sostengono, abbiamo però tanta voglia di riportare l’idea di cultura alle origini. Perché la cultura possa essere di tutti e per tutti, e non destinata ai cosiddetti intellettuali. Io dico sempre che anche un bambino che impara a parlare sta facendo cultura.

 

Lei lavora a Lugano. In cosa si avvicina e si distanzia la sensibilità artistica in territorio ticinese rispetto a quello italiano?

Io lavoro in Ticino, ma ho passato molti anni a Siena. Credo che non ci sia una distanza tra le due sensibilità. L’attenzione del pubblico c’è sia da noi in Svizzera che in Italia. Credo che siano le opportunità che differenziano i territori. Ma non ne faccio una questione di confine tra paesi quanto più una differenziazione tra regioni. Anche all’interno della stessa Italia abbiamo situazioni differenti. Ci sono regioni molto attente allo sviluppo della cultura sul proprio territorio e altre meno.

 

Ha lavorato in ambito culturale e all’interno di associazioni no profit. Quali sono i bisogni, le difficoltà ma anche le potenzialità di queste realtà?

Ho lavorato e continuo a lavorare in questo ambito. Oggi c’è bisogno più che mai di una buona pianificazione e di una gestione professionale, anche per le realtà più piccole. Un’impresa culturale è pur sempre un’impresa e la sua organizzazione necessita di uno studio adeguato e di un business plan ben fatto. Una delle maggiori difficoltà oggi in questo campo è proprio quella di riuscire ad organizzarsi in maniera corretta per poter portare avanti un progetto a lungo termine. I fondi reperibili sui vari territori sono sempre meno e anche in questo campo si assiste ad una maggiore competizione. Le potenzialità sono però moltissime, perché la cultura è espressione e la gente ha bisogno di esprimersi.

 

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