Raccontare piccoli paesi che al momento non esistono piรน non รจ cosรฌ semplice come potrebbe sembrare: sono solo poche battute per descrivere dei luoghi che conosco come le mie tasche, innanzitutto perchรฉ di origine sono marchigiana e al confine con lโUmbria ho fatto tante di quelle gite, in secondo luogo grazie alle molte ricerche sul campo che mi hanno portata a scrivere prima la guida โ101 cose da fare nelle Marche almeno una volta nella vitaโ,ย poi โForse non tutti sanno che nelle Marcheโฆโ.
Il primo libro mi ha consentito di guardare alla mia terra con lโocchio del turista animato dalla voglia di fare, scoprire, curiosare attraverso musei, sagre, rievocazioni storiche (quante nelle Marche!); il secondo mi ha permesso invece di entrare piรน nel profondo, tra leggende, tradizioni, racconti piรน o meno veritieri. Ed รจ proprio in questo modo che mi si รจ svelata lโanima piรน intima di paesini mai ricordati nel quotidiano, eppure talmente ricchi di tutto.
Pescara del Tronto e Arquata del Tronto sono i centri piรน colpiti da questo sisma che non doveva mietere un simile mole di vittime: un conteggio del genere nel 2016 รจ semplicemente inaccettabile, ma non รจ questa la sede in cui parlarne. Qui, vorrei soltanto ricordarli per come li ho conosciuti: semplici, spontanei, curati, un mondo a parte nel quale ogni anno si rifugiavano tanti turisti per scappare dal caos delle cittร .
Lโelemento che piรน caratterizza questa zona รจ โ come si intuisce con facilitร dai nomi โ il fiume Tronto, il quale genera unโomonima valle dove sono compresi la maggior parte dei comuni e delle frazioni in provincia di Ascoli Piceno. Ci troviamo a cavallo con lโUmbria, tra i Monti della Laga da una parte e il mar Adriatico dallโaltra, in uno spicchio di entroterra per secoli rimasto incredibilmente intatto, fermo a un tempo ormai lontano capace di preservare il territorio da ammassi di agglomerati urbani moderni.
Oggi di tutto ciรฒ sono rimasti quasi solo cumuli di macerie, ma fino a pochi giorni fa qui sorgevano graziosi โciuffettiโ di casette in pietra che spuntavano dal verde smeraldo delle alte colline, in uno scenario naturale meraviglioso a cavallo tra il Parco Nazionale dei Monti Sibillini e il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Dalle finestre delle abitazioni si scorgevano le punte innevate delle montagne, le sagome lontane degli animali al pascolo (attivitร ancora molto praticata da queste parti), e i campanili svettanti di edifici sacri che la domenica si affollavano di gente. La Chiesa di Santa Croce รจ il cuore pulsante dellโarchitettura, come pure della solida fede degli abitanti: risalente addirittura al 313 d.C., รจ particolarmente preziosa per la sua torre in conci di pietra con le campane e lโorologio sulla cima, la reliquia portata qui da uno sconosciuto cittadino che prese parte alle Crociate e la croce astile del XIII secolo.
Pur essendo una minuta frazione, Pescara del Tronto sapeva come farsi riconoscere, aveva personalitร e orgoglio, legata a un passato che tuttavia infine lโha tradita, a causa di quelle casette di certo bellissime, ma mai messe in sicurezza. A poca distanza, Arquata del Tronto si distingueva per le forme decise e imponenti della rocca medievale, dalla cui altezza si godeva di un panorama privilegiato: Arquata รจ infatti lโunico Comune dโEuropa facente parte di ben due aree protette โ quelle giร citate sopra โ al confine di tre regioni: Lazio, Umbria e Abruzzo.
I faggi, le conifere e i castagni non sono i soli tesori di questo borgo montano spazzato via in una notte: cโรจ la Chiesa della Santissima Annunziata, con quel crocifisso ligneo policromo del 1200 che si narra fu realizzato da due frati benedettini del posto; cโรจ la copia esatta della Sindone allโinterno della Chiesa di San Francesco; cโรจ il borgo medievale vero e proprio raggiungibile attraverso lโoriginaria Porta di SantโAgata, e infine lโeffigie piรน antica di Arquata, trasferita nel poco noto Santuario dellโIcona Passatora, a pochi chilometri dalla distrutta Amatrice.
Molti paesi, unโanima sola: quella degli Appennini e delle leggende che tramandano di Sibille e fate dai piedi di capra, di fantasmi intenti ad aggirarsi per le stanze vuote dei castelli nelle ore silenziose e di santi protettori che questa volta non ce lโhanno fatta a salvare le centinaia di vittime innocenti.
Colpiti, seppur in minor parte, anche Ascoli Piceno, la cittร dalle cento torri a cui dedico un intero capitolo nel mio โ101 cose da fare nelle Marche almeno una volta nella vitaโ, la cui piazza รจ stata inserita tra le piรน belle del mondo, e al confine con lโUmbria Castelluccio di Norcia, visitato da grandi folle nel periodo della fioritura della lenticchia. Uno spettacolo, nonchรฉ una prova di sinergia tra uomo e natura, tra i piรน suggestivi e rari che lโItalia possa offrire, per fortuna non cancellato dal tremore del suolo.
Ed รจ con tale immagine che vorrei concludere questo mio pensiero: i fiori colorati sulle distese dellโampia vallata, gli arcobaleni prodotti dalla terra che ogni primavera rinasce e germoglia, lโallegria vivace dellโestate; la vita che vince, anche quando non sembra. Perchรฉ in fondo, non cโรจ tragedia in grado di spezzare la forza prorompente della vita, inevitabilmente condannata a combattere per esistere, ma in qualche modo destinata a non soccombere mai.
Chiara Giacobelli