FIRENZE – Un viaggio a ritroso alla scoperta delle molteplici forme e colori che il Tempo ha assunto in epoche remote. Da martedì 13 settembre 2016, alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti sarà di scena la mostra “Tempo reale e tempo della realtà. Gli orologi di Palazzo Pitti dal XVII al XIX secolo”: occasione imperdibile per ammirare da vicino oltre ottanta preziosi esemplari che sono parte integrante della ricca collezione di orologi datati conservata per secoli nella prestigiosa Reggia fiorentina che fu residenza di tre diverse dinastie, dei Medici, oltre che dei Lorena e poi dei Savoia.
VISIONI DEL TEMPO – Il percorso dell’esposizione è indicato dalla monumentale scultura di Kronos, emblematica opera marmorea di Gherardo Silvani ubicata nel cortile di Palazzo Pitti. Vale la pena ricordare che, pur essendo state pesantemente saccheggiate in età napoleonica, le collezioni di orologi esposti in questa mostra, costituiscono lo stesso una delle più vaste raccolte di questo genere. In proposito, E. D. Schmidt (Direttore delle Gallerie degli Uffizi) ha pure precisato che “apprezzati non solo come oggetti d’arte, spesso di lusso e pregio inaudito – gli orologi delle collezioni medicee e lorenesi ci restituiscono l’immagine di una corte dove le competenze tecniche erano ammirate non meno delle doti creative degli orafi che inserivano i meccanismi entro complesse decorazioni (molto spesso popolate di allegorie sul Tempo) e dove addirittura si stipendiava un orologiaio per mantenere in ordine i delicati meccanismi di questi oggetti preziosi.”
ARTE E SCIENZA, BINOMIO POSSIBILE – Nella suggestiva cornice di Palazzo Pitti, con la scenografia di alcuni capolavori dipinti concettualmente significativi (come “Le tre età dell’uomo” del Giorgione), è proposto un corpus di manufatti di altissimo valore artistico e scientifico, con preziosi segnatempo che conservano ancora una rarissima integrità di ingranaggi. In questa sede. i visitatori potranno apprendere aspetti interessanti sulla storia degli orologi non solo come oggetti d’arte, ma anche come strumenti scientifici costruiti con tecniche sempre più sofisticate. Prima dell’invenzione dell’orologio meccanico, gli scienziati si servirono dei mezzi il cui funzionamento era basato sulla lettura degli astri e allora, principale punto di riferimento era dato solo dall’alternarsi dei corpi celesti. La meccanica del tempo, connessa all’astronomia, si sviluppò a Firenze città in cui Galileo, già nella prima metà del XVII secolo, fu dedito all’invenzione dell’orologio a pendolo. Nell’esposizione in corso a Pitti è inclusa un’ampia gamma di strumenti scientifici, come la replica del Giovilabio di Galileo, oltre a diversi esemplari di orologi solari provenienti dal Museo Galileo di Firenze.
METAMORFOSI DELL’ARTE OROLOGIAIA – L’attuale mostra allestita a Palazzo Pitti (visitabile fino all’8 gennaio 2017) propone al grande pubblico un’estesa gamma di rari esemplari per la misurazione del tempo (prodotti dal 1600 al 1800): orologi solari, da tavolo, a pendolo e da mensola (bronzei, dorati, smaltati, intarsiati), oltre a clessidre e carillon (orologi musicali), fino agli orologi da tasca, da persona e da polso, in voga dal XVIII secolo in poi e pervenuti al Museo del Tesoro dei Granduchi, a partire dal 1929, grazie a donazioni di importanti collezionisti. Infine, nell’ultima sezione della mostra, interamente dedicata al Novecento (allestita presso il Saloncino delle Statue situato all’interno del percorso della Galleria d’arte moderna), sono approfonditi alcuni aspetti culturali del nuovo modo di percepire il tempo nel “Secolo Breve”, quando si diffusero strumenti per la misurazione del tempo in sintonia con i ritmi di quel periodo storico. Promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con le Gallerie degli Uffizi e Firenze Musei, la mostra e il catalogo (editore Sillabe) è a cura di Simonella Condemi e di Enrico Colle.
Massimo Selmi