MILANO – Ogni epoca ha il suo censore. Quello dei nostri ordini controlla la “decenza” dei contenuti da Menlo Park, California, e pare avere standards piรน rigorosi di alcuni suoi predecessori di stanza vaticana.
Il codice di regolamentazione sull’uso delle immagini adottato dall’azienda Facebook Inc. relativamente al suo social network รจ tornata nuovamente al centro delle polemiche, dopo che pochi giorni fa la scrittrice Elisa Barbari รจ incorsa in una censura dal sapore decisamente passatista.
La bolognese racconta sul suo profilo di esser incorsa in una censuraย in quanto la foto da lei pubblicata “viola le linee guida sulle pubblicitร di Facebook: presenta un’immagine con contenuto esplicitamente sessuale che mostra eccessivamente il corpo o si concentra su parti del corpo senza che sia necessario. Non รจ consentito l’uso di immagini o video di nudo o di scollature troppo profonde, anche se per fini artistici o educativi”. Questa la risposta dell’azienda.
Ma cosa conteneva l’immagine?
Nulla di piรน di uno scorcio della cittร felsinea, nello specifico la Piazza Maggiore con l’imponente statua bronzea del Nettuno, simbolo cittadino. La scultura, ora coperta per restauro ma visitabile attraverso un apposita balaustra, troneggia nel centro di una fontana monumentale di Tommaso Laurenti, e venne commissionata allo scultore fiammingo Giambologna nel 1563 da papa Pio IV e del suo delegato pontificio Perdonato Cesi. L’opera fu voluta dal Vaticano, che la commissionรฒ e la approvรฒ, giudicandola quindi artisticamente di valore e conforme alle norme controriformiste. Giudizio che non fu sempre cosรฌ morbido: a volere l’opera del Gimabologna fu lo stesso pontefice che commissionรฒ negli stessi anni a Daniele Ricciarelli, allievo del Michelangelo, le famose “braghe” dipinte sulle nuditร del Giudizio Universale della cappella Sistina, e che valsero al pittore l’appellativo, non certo amato dal Ricciarelli, con cui ย passato alla storia: il “Braghettone”.
Nel Nettuno bolognese la Santa Sede non vide il “peccato”, Facebook si.
“Volevo sponsorizzare la mia pagina ma a quanto pare per Facebook la foto del nostro Gigante รจ un contenuto esplicitamente sessuale che mostra eccessivamente il corpo o si concentra su parti del corpo senza che sia necessario. Il Nettuno?? Robe da matti!” scrive Elisa Barbari su Facebook.
Critico anche il commento dello storico dell’arte Philippe Daverio, che sulle pagine de Il Resto del Carlino del 2 gennaio, commenta la notizia “La cosa interessante” afferma Daverio “รจ che la statua del Giambologna fu commissionata dal legato pontificio Pier Donato Cesi quasi cinquecento anni fa […] รจ lรฌ, in bella mostra, da un poโ di secoliยป.
Non รจ la prima volta che la societร californiana viene criticata per le sue scelte censorie, che colpiscono spesso immagini artistiche o di informazione giornalisticaย condivise da pagine e profili che si occupano di arte ed informazione, lasciando invariate invece immagini pubblicitarie dal contenuto volgare o particolarmente sessista. Facebook dichiara che sta lavorando per rendere le sue maglie censorie piรน elastiche, ma che molto va attribuito agli stessi utenti, che spesso segnalano contenuti artistici come “scorretti”… se la bellezza รจ negli occhi di chi guarda, anche la malizia alberga nello sguardo con cui si guarda una figura, non nella figura stessa.