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Meret Oppenheim, l’artista surrealista in mostra a Lugano

A Lugano, i volti e le opere di Meret Oppenheim, la celebre musa e artista che con la sua personalità conquistò il Surrealismo

MILANO – Ha inaugurato il 12 febbraio scorso, al MASI (Museo d’arte della Svizzera italiana), la rassegna “Meret Oppenheim, opere in dialogo. Da Max Ernst a Mona Hatoum”. A cura di Guido Comis e Maria Giuseppina Di Monte, la mostra vuole essere un omaggio a Meret Oppenheim, la celebre artista che con il suo fascino e la sua personalità riuscì ad affermarsi nel contesto, prevalentemente maschile, del surrealismo.

MUSA E ARTISTA – “Non sono io che ho cercato i surrealisti, sono loro che hanno trovato me”, diceva la Oppenheim. Da sempre considerata una delle “muse”  predilette dagli artisti legati al movimento surrealista, Meret fu molto più di questo e la mostra in scena al MASI sottolineare questo “molto di più”. Le opere esposte, oltre a raccontare della fitta trama di rapporti che legarono Meret ai suoi già più celebri colleghi, sottolineano il suo autonomo profilo di artista vicina al Surrealismo non per spirito di emulazione semplicemente perché ritrovava, nel movimento surrealista, una sensibilità molto simile alla sua. Attraverso un centinaio di opere, la rassegna a lei dedicata, documenta il suo intero percorso artistico: dagli esordi nella Parigi dei primi anni Trenta fino alle esperienze astratte degli anni Settanta e Ottanta. Nel percorso espositivo le celebri creazioni della Oppenheim dialogano con quelle dei maggiori esponenti del movimento dada e surrealista.

PERCORSO ESPOSITIVO – Il percorso espositivo è sviluppato in aree tematiche, ognuna delle quali mette in luce un diverso aspetto e momento del processo creativo della Oppenheim. La mostra si apre con alcune creazioni nate dopo l’incontro con le opere di artisti come Marcel Duchamp, Man Ray, Jeans Arp e Max Ernst. Il percorso prosegue poi con oggetti come tazze, boccali, scarpe e guanti che sembrano “vivi”. Questi oggetti, infatti, manifestano segni di vita propria, sviluppando pelliccia o coda, vene o capillari e (a volte) unendosi in baci e abbracci. Segue la sezione dedicata ai dipinti, in cui l’artista si trasfigura prendendo le sembianze di personaggi fiabeschi o legati alla mitologia (dalla donna serpente alla donna uccello). A fare da contraltare a queste composizioni, le rappresentazioni del cielo e degli astri. Una sezione di ritratti e autoritratti, di Meret e dei colleghi, permette di dare un volto agli artisti presenti in mostra e, di conseguenza, di apprezzarne l’attitudine al gioco, messa in evidenza attraverso travestimento o interventi sui propri ritratti e sul proprio volto. Contigua a questa sezione è, infine, quella dedicata ai volti fantastici e alle maschere create da Meret e dai suoi colleghi. Si tratta di sculture e dipinti, ma anche di maschere (ideate per specifiche occasioni) ideate tanto per celare quanto per rivelare aspetti reconditi della personalità di chi le indossa. In mostra anche alcuni artisti contemporanei (come Robert Gober, Mona Hatoum e Birgit Jürgenssen), le cui opere si ispirano o rimandano in modo indiretto alle creazioni dell’artista svizzera.

 

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