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Lecco e il suo territorio fanno da sfondo alla Gioconda di Leonardo

Lo storico Riccardo Magnani sostiene da diverso tempo che a far da sfondo al quadro di Leonardo ci siano Lecco e il suo territorio

MILANO – La Monna Lisa, opera iconica ed enigmatica di Leonardo da Vinci, è uno dei ritratti più celebri della storia nonchè di una delle opere d’arte più note in assoluto. Nel corso degli anni diversi studiosi e critici d’arte, hanno cercato di analizzare a fondo ogni aspetto del quadro, cercando di capire in primis chi sia la donna raffigurata dal sorriso enigmatico. Da diverso tempo, però, si è fatta avanti la teoria dello storico Riccardo Magnani, circa il paesaggio che fa da sfondo al quadro. Vediamo meglio di cosa si tratta.

CONSIDERAZIONE SUL PAESAGGIO – Gli studi condotti nel corso dei diversi anni, portavano a considerare il paesaggio raffigurato nel dipinto come uno scenario immaginario. Da qui si sono susseguite poi altre teorie, che vedevano attribuire lo sfondo a qualche paesaggio della Toscana, dove l’arno supera le campagne di Arezzo e riceve le acque della Val di Chiana. Teorie, appunto, che hanno lasciato spazio ad altre possibili intuizioni. Da quando lo storico Magnani, viene folgorato dal genio vinciano, tanto da essere considerato uno dei più affermati studiosi dell’artista, si è fatta avanti la sua teoria che vuole attribuire lo sfondo paesaggistico al territorio di Lecco. “Da anni mi dedico allo studio di Leonardo da Vinci e al suo legame con il nostro territorio, e l’ipotesi da me avanzata di un collegamento tra la città di Lecco e il sommo artista è nota ormai da diversi anni. Quello che è meno noto, sono le motivazioni storiche e culturali che hanno indotto Leonardo a indicare i paesaggi lecchesi nelle proprie opere; sì, al plurale.”, spiega Magnani a lecconews . Come vuol far notare, infatti, dietro la Gioconda c’è il ponte Azzone Visconti, mentre alla sua sinistra svetta il San Martino nel profilo che si vede da Calco. Leonardo da Vinci, inoltre, è a Milano nel 1483 e rimane alla corte degli Sforza fino al 1499. In questo lasso di tempo resta affascinato dalle montagne lecchesi, tanto da citarle nel Codice Atlantico: «I maggior sassi schoperti chessi truovano in questi paesi sono le montagnie di Mandello, visine alle montagnie di leche e di gravidona”.

I PAESAGGI LOMBARDI – Resta, dunque, valida l’idea che attribuisce il paesaggio raffigurato non a quello delle terre Toscane o Umbre, ma bensì alla città di Lecco. Nonostante ciò l’errore sta nel riconoscervi solamente il ponte Azzone Visconti, in quanto sarebbe bastata una verifica anche solo superficiale per accorgersi di un legame molto più profondo. L’intero paesaggio lecchse, infatti, si estende alle spalle della Gioconda, tra parte sinistra e parte destra in una contiuità inesistente. Il paesaggio, così, si compone di sei diversi paesaggi che si diramano tre verso destra e tre verso sinistra. Tutti i paesaggi descrivono il ramo orientale del Lario, in una descrizione visiva che va da nord a sud e sono: veduta dell’Adda da Calco/Brivio,  la parte terminale del ramo del Lago di Lecco, con il ponte Azzone Visconti e il Monte Barro sulla destra, il lago di Garlate, Olginate e la Brianza che si apre verso Milano, osservata dai Pizzini del San Martino, Mandello, osservata dal Castello di Bellagio, le punte di Olgiasca, Dervio e Bellano così come osservabili da Gravedona. Un’altra constatazione che confermerebbe la teoria di Magnani, risiede nella forma del suo vestito, che con le sue innaturali balze, rimanderebbe alla forma del Triangolo Lariano, ovvero quella porzione di territorio compresa tra i due rami del lago.

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